L’ipoteca iscritta da Equitalia sui beni del debitore non è revocabile in sede fallimentare
07 Marzo 2012
L'ipoteca esattoriale, di cui all'art. 77, DPR 602/73, riconosciuta all'Agente di Riscossione, costituisce una quarta specie d'ipoteca (oltre quella legale, giudiziale e volontaria) che non può essere assimilata ad alcuna delle altre tipologie contemplate dal Codice Civile. Deve pertanto escludersi la sua revocabilità, poiché questa è prevista dall'art. 67, comma 1, n. 4, l. fall., solo per le ipoteche giudiziali e volontarie.
La Corte di Cassazione, con due sentenze intervenute nel giro di pochi giorni (n. 3232/2012, del 1° marzo e n. 3398/2012 del 5 marzo), ha espresso un orientamento senza precedenti in materia di ipoteche.
Al contrario, la Suprema Corte afferma che la particolare ipotesi in esame, certamente non assimilabile all'ipoteca legale, non può neanche essere ricondotta a quella giudiziale, perché, nonostante alcuni punti in comune - la genericità dell'obbligazione garantita, la modalità di iscrizione su istanza di parte - emergono sostanziali differenze. Nell'ipoteca esattoriale, infatti, la richiesta di iscrizione non è fondata su un provvedimento giudiziale, bensì su un provvedimento amministrativo: il titolo è costituito dal ruolo e dalla successiva cartella di pagamento emessa autonomamente dall'Agente di Riscossione, senza necessità di contraddittorio preventivo e di controllo dell'autorità giudiziaria.
In conclusione, poiché la revocabilità è ammessa per le sole ipoteche giudiziali e volontarie, e poiché l'ipoteca in esame non può essere compresa in alcuna delle predette categorie, la stessa non può essere suscettibile di revoca in sede fallimentare: il credito di Equitalia, insomma, va ammesso al passivo con collocazione ipotecaria. |