Reclamo contro il decreto di esecutorietà del progetto di riparto: legittimato il creditore ammesso tardivamente

La Redazione
13 Agosto 2015

Il Curatore di una procedura fallimentare ha presentato ricorso per Cassazione avverso il decreto del Tribunale che aveva accolto, in sede di reclamo, l'impugnativa proposta da un creditore (ammesso tardivamente al passivo) contro il decreto di esecutività del riparto parziale emesso dal Giudice Delegato, riconoscendo il diritto del reclamante sia a proporre il reclamo che a partecipare al riparto parziale in questione.La Corte di Cassazione con la sentenza n. 16633/2015, depositata il 10 agosto 2015, ha rigettato il ricorso affermando, per quanto rilevante in questa sede, che la legittimazione al reclamo contro il decreto di esecutorietà dello stato passivo spetta al creditore ammesso, anche tardivamente, ma prima della data dal deposito del decreto.

IL CASO - Il Curatore di una procedura fallimentare ha presentato ricorso per Cassazione avverso il decreto del Tribunale che aveva accolto, in sede di reclamo, l'impugnativa proposta da un creditore (ammesso tardivamente al passivo) contro il decreto di esecutività del riparto parziale emesso dal Giudice Delegato, riconoscendo il diritto del reclamante sia a proporre il reclamo che a partecipare al riparto parziale in questione.

La Corte di Cassazione con la sentenza n. 16633/2015, depositata il 10 agosto 2015, ha rigettato il ricorso affermando, per quanto rilevante in questa sede, che la legittimazione al reclamo contro il decreto di esecutorietà dello stato passivo spetta al creditore ammesso, anche tardivamente, ma prima della data dal deposito del decreto.


IMPUGNAZIONI E PROCEDIMENTO DI RIPARTO DELL'ATTIVO - In primo luogo la Suprema Corte ha dichiarato l'ammissibilità del ricorso per Cassazione avverso la decisione presa dal Tribunale in sede di reclamo avverso il provvedimento del Giudice Delegato, anche alla luce del novellato art. 26 l. fall. (modificato dall'art. 22 del d. lgs 5/2006): invero, la nuova disciplina delle impugnazioni dei provvedimenti del G.D. e del Tribunale fallimentare va interpretata alla luce del principio dei tre gradi di giurisdizione, non potendo dare un'interpretazione del novellato articolo 26 l. fall. nel senso che contro i provvedimenti del Tribunale in sede di reclamo ai provvedimenti del G.D., si debba proporre altro reclamo alla Corte d'Appello, creando così un potenziale sistema con quattro gradi di giudizio, stante poi l'eventuale ricorribilità per Cassazione della decisione della Corte d'Appello.
Chiarito tale punto la Cassazione è passata ad esaminare la nuova disciplina del subprocedimento di riparto dell'attivo ex art. 110 l. fall. (come modificato dal d. lgs. 169/2007) secondo cui il Giudice Delegato ordina il deposito del progetto di riparto parziale presentato dal Curatore, disponendo che a tutti i creditori, compresi quelli per i quali è in corso uno dei giudizi di cui all'art. 98 l. fall., ne sia data comunicazione. I creditori possono presentare reclamo avverso tale progetto, che una volta dichiarato esecutivo dal Giudice Delegato, sarà comunque reclamabile, ai sensi dell'art. 26 l. fall., davanti al Tribunale.
Alla luce di tale disciplina, è stato dunque ritenuto legittimato a proporre il reclamo il creditore ammesso tardivamente al passivo prima del decreto di esecutività del progetto di riparto, in quanto creditore “ammesso” e non avvisato. Se il deposito del progetto di riparto deve essere comunicato a “tutti” i creditori, tale avviso deve essere dato a tutti quelli che sono creditori “in quel momento”. E se la comunicazione (e dunque la legittimazione a presentare reclamo) spetta ai creditori esclusi che abbiano proposto opposizione ai sensi dell'art. 98 l. fall., a maggior ragione essa va inviata ai creditori già ammessi, sebbene tardivamente, al momento del deposito del decreto.

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