La desistenza sul reclamo non è idonea a far venir meno la dichiarazione di fallimento
30 Luglio 2014
Dal momento in cui viene emessa dichiarazione di fallimento si attiva un meccanismo che fuoriesce dalla disponibilità del singolo e provoca effetti sulla totalità dei creditori. Pertanto è impossibile che il singolo istante, una volta che la sollecitazione rivolta al giudice abbia comportato la declaratoria di fallimento, possa determinare il venir meno di tale pronuncia: l'istanza di fallimento non integra una condizione dell'azione, potendo essa venir meno senza che ciò impedisca il proseguire della procedura fallimentare. La procedura fallimentare mantiene ancora, nonostante la forte impronta privatistica voluta dalla Riforma del 2006, rilevanza pubblicistica in ragione degli effetti erga omnes che essa comporta: è quindi da escludere una valenza sostanzialistica alla desistenza che intervenga dopo la dichiarazione di fallimento, in quanto si tratterebbe di una mera rinuncia agli atti. La disponibilità della parte inerisce solamente al procedimento per la dichiarazione di fallimento ma non può essere riferita anche alla dichiarazione di fallimento. Laddove l'art. 6 l. fall. detta che “il fallimento è dichiarato su ricorso di uno o più creditori” non subordina l'istanza per la dichiarazione di fallimento ad un definitivo accertamento in sede giudiziale e nemmeno l'esecutività del titolo, essendo a tal fine sufficiente un accertamento di tipo incidentale del giudice all'esclusivo fine di verificare la legittimazione dell'istante.
Potrebbe interessarti anche: Corte d'Appello di Milano – 24 gennaio 2013 |