Azione revocatoria ordinaria nei confronti di atti di destinazione ex art. 2645 ter c.c.

La Redazione
10 Aprile 2014

Non può essere accolta la tesi secondo cui l'azione revocatoria, essendo prodromica all'esecuzione forzata, dovrebbe osservare i limiti previsti dall'art. 2645-ter c.c.

Non può essere accolta la tesi secondo cui l'azione revocatoria, essendo prodromica all'esecuzione forzata, dovrebbe osservare i limiti previsti dall'art. 2645-ter c.c.
Ciò in quanto: a) la revocatoria serve a reintegrare la garanzia ex art. 2740 c.c. che spetta a qualunque creditore, ergo ogni creditore, sol che sia pregiudicato da un atto dispositivo, può impugnarlo; b) l'atto revocato cessa di essere efficace contro il creditore che ha ottenuto la sentenza di revoca, ergo non può impedirgli di espropriare i beni vincolati.
In merito alla natura gratuita oppure onerosa degli atti di vincolo ex art. 2645-ter c.c., rilevante al fine di stabilire se la scientia fraudis debba essere verificata in capo soltanto al disponente o anche al terzo, essa deve essere valutata in relazione allo scopo dichiarato e ai preesistenti e/o concomitanti rapporti giuridici tra disponente e beneficiario. In linea di massima, l'atto ex art. 2645-ter c.c. si dirà dunque oneroso se il beneficiario ha dato/promesso al disponente un corrispettivo o altro vantaggio patrimoniale per l'istituzione del vincolo o se il patrimonio destinato rappresenta il mezzo per estinguere un preesistente debito del disponente nei confronti del beneficiario e si dirà invece gratuito se non è previsto a carico del beneficiario alcun sacrificio patrimoniale adeguato e proporzionato ai vantaggi ricevuti.


E' a titolo gratuito l'atto di vincolo sui beni costituito dal debitore in adempimento del dovere, giuridico e morale, di mantenere i propri figli.

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