Il contributo ASpI è dovuto anche dalle procedure fallimentari: un discutibile Messaggio Inps

Alessandro Corrado
15 Luglio 2013

Il Messaggio Inps n. 10358 del 27 giugno 2013 ha fornito chiarimenti in merito alla contribuzione dovuta dai datori di lavoro nei casi di interruzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato decorrenti dal 1° gennaio 2013, precisando che l'obbligo riguarda anche gli organi delle procedure concorsuali.

Il Messaggio Inps n. 10358 del 27 giugno 2013 ha fornito chiarimenti in merito alla contribuzione dovuta dai datori di lavoro nei casi di interruzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato decorrenti dal 1° gennaio 2013, precisando che l'obbligo riguarda anche gli organi delle procedure concorsuali.

Farà sicuramente discutere il Messaggio Inps n. 10358 del 27 giugno 2013. L'Istituto - facendo seguito alla Circolare n. 44 del 22 marzo 2013 e nell'intento di fornire chiarimenti in merito all'applicazione del c.d. contributo di licenziamento introdotto dalla legge n. 92/12 (meglio nota come “Riforma Fornero”) in relazione al finanziamento dell'ASpI, l'Assicurazione Sociale per l'Impiego, pur in assenza di una previsione legislativa ad hoc -, ha infatti affermato che al versamento del contributo saranno tenuti anche gli organi delle procedure concorsuali nei casi.
Per comprendere la problematica, occorre tornare indietro esattamente ad un anno fa: la legge 28 giugno 2012, n. 92, avviando il processo di riforma degli ammortizzatori sociali tanto atteso da anni, ha introdotto l'ASpI «con la funzione di fornire ai lavoratori che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione un'indennità mensile di disoccupazione» (art. 2, comma 1, legge 92/12), che sostituirà gradualmente le “vecchie” indennità di disoccupazione e di mobilità (gli ammortizzatori sociali a favore dei lavoratori rispettivamente in caso di licenziamento individuale e collettivo), fino a soppiantarle del tutto a partire dal 1° gennaio 2016.
L'art. 2, comma 31, legge 92/12 istitutiva del nuovo ammortizzatore sociale (riformulato dall'art. 1, comma 250, lett. f) legge n. 228/2012), dispone che: «Nei casi di interruzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato per le causali che, indipendentemente dal requisito contributivo, darebbero diritto all'ASpI, intervenuti a decorrere dal 1° gennaio 2013, è dovuta, a carico del datore di lavoro, una somma pari al 41 per cento del massimale mensile di ASpI per ogni dodici mesi di anzianità aziendale negli ultimi tre anni. Nel computo dell'anzianità aziendale sono compresi i periodi di lavoro con contratto diverso da quello a tempo indeterminato, se il rapporto e' proseguito senza soluzione di continuità o se comunque si è dato luogo alla restituzione di cui al comma 30».
Con la Circolare n. 44 del 22 marzo 2013 pubblicata al fine di illustrare criteri impositivi e modalità operative dell'ASpI, l'Inps ha chiarito che restano escluse dall'obbligo contributivo le cessazioni del rapporto di lavoro conseguenti a dimissioni o risoluzioni consensuali (per una completa disamina dei destinatari dell'indennità e dei requisiti necessari per il suo conseguimento, cfr. Circolare Inps n. 142 del 18 dicembre 2012).
Inquadrata sinteticamente in questi termini la questione, e prescindendo momentaneamente da ogni valutazione circa la legittimità della pretesa che l'Istituto ha preannunciato di voler esercitare nei confronti degli organi delle procedure concorsuali, non si può tacere che per queste ultime si tratti di una novità di grande impatto: gli addetti ai lavori delle procedure concorsuali, infatti, sono per legge esonerati - al contrario dei datori di lavoro in bonis - dal pagamento di qualsivoglia contributo, sia nel caso di sospensione in Cassa integrazione guadagni straordinaria (art. 8, comma 8 bis, d.l. n. 86/88) o in deroga, sia nel caso del collocamento in mobilità dei dipendenti (art. 3, comma 3, legge 223/91 che esclude l'obbligo dal contributo di cui all'art. 5, comma 4, legge 223/91 nel caso di risoluzione intimata all'esito di un licenziamento collettivo nei casi di aziende con più di 15 dipendenti).
Ma se - come si diceva - la legge 92/12 non indica curatori, liquidatori e commissari tra i destinatari degli obblighi contributivi per finanziare l'ASpI, viene quindi da chiedersi sulla base di quali elementi l'Inps fondi la propria pretesa. L'Istituto trae le proprie argomentazioni dal fatto che “le situazioni di esclusione dall'obbligo di versamento del contributo sono declinate ai commi 33 e 34 dell'art. 2 della legge di riforma del mercato del lavoro. Il legislatore, al fine di evitare un doppio prelievo, fino al 31 dicembre 2016 ha escluso dall'onere del contributo ex art. 2, comma 31, legge 92/12 le aziende tenute al versamento del contributo di cui all'art. 5, comma 5, legge 223/91 in caso di collocamento in mobilità. Riguardo a tale ultimo contributo, il relativo esonero dal versamento, riferito ai lavoratori collocati in mobilità dal curatore, liquidatore o il commissario (nel caso di azienda con più di quindici dipendenti), è regolamentato dall'articolo 3, comma 3 della medesima legge n. 223/91”.
La legge n. 92/2012 non contiene altrettale norma esonerativa con riferimento al contributo sulle interruzioni dei rapporti di lavoro: secondo l'Inps, ne conseguirebbe quindi che, “fino a quando sarà operativa l'esclusione prevista dal citato articolo 3 della legge 223/91, la contribuzione di cui all'articolo 2, comma 31 della legge 92/12 non riguarderà gli organi delle procedure concorsuali”, mentre “una volta abrogato l'articolo 3 della legge n. 223/91 (con decorrenza 1° gennaio 2016), la contribuzione di cui all'articolo 2, comma 31 della legge 92/2012 sarà dovuta anche dai citati organi delle procedure concorsuali che interessano aziende soggette alla legge n. 223/91”.
L'Istituto - e veniamo al punto controverso - conclude affermando che “il medesimo contributo, peraltro, è dovuto dagli organi delle procedure concorsuali che interessano aziende non soggette alla legge 223/91 (tenute quindi ad intimare licenziamenti individuali perché non in possesso del requisito dimensionale per attivare una procedura di mobilità), ndr), con riferimento alle interruzioni dei rapporti di lavoro intervenute a far tempo dal 1 gennaio 2013”.
Nel suo ragionamento sintetico, l'Inps omette ad esempio di chiarire se al versamento del contributo saranno tenute anche quelle procedure concorsuali che, pur in possesso dei requisiti per la mobilità e quindi teoricamente soggette alla legge 223/91, si trovino tuttavia nella necessità di intimare un solo licenziamento individuale per soppressione di una posizione lavorativa (e quindi ex art. 3, legge 604/66 per giustificato motivo oggettivo) nella non infrequente ipotesi in cui l'attività d'impresa possa continuare con il restante intero organico di lavoratori.
Ci si augura quindi che su una materia così delicata il silenzio della legge venga chiarito, anziché da un'interpretazione praeter legem - effettuata tra l'altro da un soggetto in conflitto di interessi come l'Inps -, direttamente dal legislatore, come del resto avvenuto nei casi riguardanti la sospensione in CIGS ed il collocamento in mobilità.

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