Legittimazione del commissario giudiziale all'azione risarcitoria verso gli organi di società in concordato

Antonio Maria Leozappa
20 Settembre 2013

Nel concordato preventivo compete al commissario giudiziale, in luogo e rappresentanza degli interessi dei creditori, l'azione risarcitoria ex art. 2043 c.c. nei confronti degli organi sociali per il danno causato da comportamenti astrattamente sussumibili sotto la previsione dell'art. 236 l. fall.

Nel concordato preventivo compete al commissario giudiziale, in luogo e rappresentanza degli interessi dei creditori, l'azione risarcitoria ex

art. 2043 c.

c. nei confronti degli organi sociali per il danno causato da comportamenti astrattamente sussumibili sotto la previsione dell'art. 236 l. fall.

Al commissario giudiziale compete l'azione risarcitoria ex

art. 2043 c.c.

nei confronti degli organi sociali della società in concordato preventivo. Con ordinanza del 25 luglio 2013, il Tribunale di Napoli (III Sez. civ. specializzata in materia di imprese) ha ritenuto - alla luce degli artt. 236, 236-bis e 240 l. fall. - che “se esiste il potere-dovere del commissario giudiziale di costituirsi, in luogo dei creditori, parte civile nel processo penale relativo ai reati di concordato preventivo (che sono in realtà quasi tutti i reati fallimentari in forza dell'ampia previsione dell'art. 236, comma 2, l. fall.), è evidente che, sempre in luogo ed in rappresentanza dei creditori, potrà far valere quello stesso danno patrimoniale in sede civile”. Nel riconoscere che la normativa civile e quella fallimentare non prevedono la legittimazione del commissario giudiziale all'azione civile, il Tribunale rileva che “esiste una disposizione ‘penale', per giunta di ‘procedura' (come detto nella stessa legge fallimentare all'apertura del capo), di ‘raccordo o coordinamento' si potrebbe dire in modo più chiaro, che attribuisce detto potere”: l'art. 240 l.fall.
Rubricata “Costituzione di parte civile”, tale norma stabilisce che - oltre al curatore e al commissario liquidatore - anche il commissario giudiziale possa “costituirsi parte civile nel procedimento penale per i reati preveduti nel presente titolo, anche contro il fallito. I creditori possono costituirsi parte civile nel procedimento penale per bancarotta fraudolenta quando manca la costituzione del curatore, del commissario giudiziale o del commissario liquidatore o quando intendono far valere un titolo di azione propria personale”.
Secondo il Tribunale è dubbio che l'azione civile enucleabile dall'art. 240 l. fall. possa essere quella di responsabilità, mentre “sicuramente” lo sarebbe l'azione risarcitoria ordinaria da illecito extra-contrattuale di cui all'art. 2043 c.c. “Si tratta del danno cagionato dai comportamenti, anche omissivi, di amministratori, direttori generali, sindaci e liquidatori astrattamente sussumibili sotto la previsione dell'art. 236 l. fall.”.
Nel caso di specie, il Tribunale era stato chiamato a decidere sul ricorso ante causam ex art. 671 c.p.c. volto ad ottenere, inaudita altera parte, il sequestro conservativo dei beni di componenti degli organi di amministrazione e vigilanza promosso dalla società in c.p. nella persona dei liquidatori e del commissario giudiziale. Dall'ordinanza si evince che l'azione è stata esercitata su autorizzazione del giudice delegato della procedura di concordato preventivo pur non essendo prevista né nella proposta concordataria, né in deliberazioni della società (con pronuncia del 7-9 luglio 2011, il Tribunale di Milano aveva configurato la legittimazione del liquidatore giudiziario all'azione di responsabilità in caso di previa deliberazione dell'assemblea).
Nel riconoscere, in linea con quanto stabilito dall'art. 240 l.fall., la legittimazione in capo al solo commissario giudiziale, il Tribunale ha disposto il sequestro conservativo dei beni nei confronti dell'amministratore a carico del quale ha ritenuto potessero essere configurabili “comportamenti illeciti anche di rilevanza penale – il meno che emerge, come detto, è la bancarotta fraudolenta – tali da arrecare alla società un danno patrimoniale”. Sempre secondo l'ordinanza, ancorché non previsto né prevedibile al momento della presentazione della proposta e della omologazione, il risultato dell'azione è da mettersi a beneficio dei creditori “nel rispetto delle proporzioni spettanti all'esito dell'esecuzione del concordato”.
Le motivazioni, qui sintetizzate, sono supportate, nell'ordinanza, da una ricostruzione storica della portata e significato dell'art. 240 l. fall. secondo quanto illustrato nella Relazione del Guardasigilli della legge fallimentare del '42, nella quale - sottolinea il Tribunale - il commissario giudiziale quale “organo indipendente” è chiamato “in quanto rappresentante degli interessi dei creditori” a costituirsi parte civile nei reati connessi al concordato “a tutela di tutti i creditori”. Si tratta di una impostazione che è stata censurata dalla giurisprudenza di legittimità - “non emergendo da alcun dato normativo, né da alcuna modalità di interpretazione sistematica della disciplina dell'istituto” (cfr., per tutti, Cass. 12 luglio 1991, n. 7790) - ma che, a seguito dell'ordinanza del Tribunale di Napoli, si apre, ora, a nuovi spunti di riflessione, con implicazioni che vanno ben oltre quelle qui prese in esame.

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