Concordato preventivo senza liquidatore e comitato dei creditori

07 Gennaio 2014

Nel caso di concordato preventivo (in continuità) che non preveda la cessio bonorum in favore dei creditori la liquidazione del patrimonio è demandata al debitore sotto il controllo del Commissario giudiziale, dovendosi escludere la nomina del Comitato dei creditori e del Liquidatore ex art. 182, comma 1, l. fall.

Nel caso di concordato preventivo (in continuità) che non preveda la cessio bonorum in favore dei creditori la liquidazione del patrimonio è demandata al debitore sotto il controllo del Commissario giudiziale, dovendosi escludere la nomina del Comitato dei creditori e del Liquidatore ex art. 182, comma 1, l. fall.

Con il decreto datato 15 ottobre 2013 il Tribunale di Chieti ha affermato che “in assenza di una espressa previsione normativa – l'art. 186-bis l. fall. non contiene alcuna disciplina specifica relativa all'esecuzione del concordato in continuità aziendale – si ritiene che questo, anche quando abbia ad oggetto la liquidazione del patrimonio, non presupponga la nomina di un liquidatore giudiziale, ma che l'attività prosegua, anche relativamente alla liquidazione, in capo agli amministratori e sotto il controllo del commissario giudiziale (qui in collegialità) e del Giudice delegato, che vigileranno affinché non siano compiute operazioni straordinarie non previste dal piano, o che possano pregiudicare il pagamento dei creditori concorsuali”.
A tale conclusione il Tribunale è pervenuto rilevando che “l'attuale testo dell'art. 181 l. fall. non prevede che il decreto di omologazione contenga disposizioni relative alle modalità di esecuzione del concordato; l'art. 180, comma 6, l. fall. attribuisce al tribunale la competenza a determinare soltanto le modalità di deposito e le condizioni di svincolo delle somme spettanti ai ‘creditori contestati, condizionali o irreperibili”.
Il decreto si richiama, espressamente, alla sentenza della Corte di Cassazione 18 gennaio 2013, n. 1237, che avrebbe “confermato la possibilità di ricorrere alla nomina di uno o più liquidatori giudiziali solo nell'ipotesi in cui possa configurarsi una cessio bonorum in favore dei creditori, poiché solo in tale ipotesi è prevista dalla legge fallimentare”.
Merita richiamare il passaggio motivazionale della citata sentenza della Suprema Corte in ordine alla portata dell'art. 182, comma 1, l. fall. : “conformemente alla ‘lettera' di tale disposizione (che reca la significativa rubrica ‘Provvedimento in caso di cessione di beni') – (…) la giurisprudenza di questa Corte ha costantemente collegato la nomina giudiziale del liquidatore al solo concordato preventivo ‘con cessione dei beni' (che peraltro ‘non disponga diversamente' quanto alla designazione ed ai poteri del liquidatore o alle modalità della liquidazione), ciò conformemente anche alla ratio di tale forma di concordato che ne costituiscono l'oggetto ed alla ripartizione del ricavato tra i creditori (cfr., ex plurimis, la sentenza n. 15699 del 2011)”.
E' interessante segnalare che la sentenza n. 15699 del 2011 riguardava un concordato con cessione dei beni e che è con (esclusivo) riferimento a questa fattispecie che la Corte ha valutato la nomina del Liquidatore e del Comitato dei creditori.
Ne deriva che se il decreto del Tribunale di Chieti risulta conforme a quanto ritenuto nella sentenza n. 1237/2013 della Corte di Cassazione relativamente alla necessità di nomina di un liquidatore giudiziale in caso di cessione dei beni, meno certa appare la possibilità di riconoscere - facendosi riferimento alla sentenza n. 15699/2011 - un indirizzo costante nella giurisprudenza di legittimità circa la delimitazione della “nomina giudiziale del liquidatore al solo concordato preventivo ‘con cessione de beni'”.

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