Cintura non allacciata: escluso il risarcimento da parte del veicolo antagonista
07 Ottobre 2025
Diversamente, se avesse citato anche il conducente dell'auto su cui viaggiava, avrebbe potuto attribuirgli una responsabilità per “cooperazione colposa”, essendosi messo in marcia nonostante il mancato rispetto delle prescrizioni di legge. Questo il principio affermato dalla Corte di Cassazione con l'ordinanza in esame, che ha respinto il ricorso presentato dal passeggero. Nel caso specifico, il ricorrente sosteneva di aver riportato diverse lesioni, tra cui trauma cranico, frattura delle ossa nasali, traumi alla caviglia e al rachide cervicale. Il giudice di primo grado respingeva la richiesta di risarcimento, attribuendo la responsabilità esclusiva dell'incidente al conducente dell'auto su cui viaggiava il passeggero, che aveva impegnato un incrocio nel centro abitato urbano in orario notturno a velocità non adeguata. Il giudice di secondo grado, invece, aveva stabilito una responsabilità condivisa al 50%, in quanto l'altro veicolo non aveva rispettato lo “Stop”. Tuttavia, riteneva che la causa esclusiva delle lesioni fosse il mancato uso della cintura di sicurezza: i comportamenti imprudenti dei conducenti erano stati considerati solo come circostanze occasionali, mentre la vera causa delle lesioni era il mancato uso della cintura, obbligo primario a carico del passeggero. La Corte di Cassazione ha confermato questa interpretazione. Il passeggero, infatti, aveva chiesto il risarcimento solo al conducente e all'assicurazione dell'altro veicolo: pertanto, non può trovare applicazione la giurisprudenza secondo cui «qualora la messa in circolazione dell'autoveicolo in condizioni di insicurezza (e tale è la circolazione senza che il trasportato abbia allacciato le cinture di sicurezza), sia ricollegabile all'azione o omissione, non solo del trasportato, ma anche del conducente (il quale prima di iniziare o proseguire la marcia deve controllare che essa avvenga in conformità delle normali norme di prudenza e sicurezza), fra costoro si è formato il consenso alla circolazione medesima con consapevole partecipazione di ciascuno alla condotta colposa dell'altro ed accettazione dei relativi rischi». Solo in presenza di questa cooperazione colposa, infatti, il conducente può essere chiamato a rispondere anche dei danni subiti dal passeggero, senza che il comportamento di quest'ultimo interrompa il nesso causale tra la condotta del conducente e il danno, trattandosi di diritti indisponibili. Nel caso in esame, invece, siccome il passeggero ha agito solo contro il conducente e l'assicurazione del veicolo antagonista, la sua stessa condotta colposa (mancato uso della cintura) – di cui il conducente dell'altro veicolo non è responsabile – può essere considerata la causa unica del danno, a condizione che si dimostri che l'uso della cintura avrebbe «neutralizzato le consegue del sinistro». |