Aumento del capitale sociale in presenza di perdite

30 Settembre 2025

Il Quesito si interroga sulla possibilità di deliberare un aumento del capitale sociale, in caso di perdita del capitale sociale, pari o inferiore al terzo, anche senza una preventiva riduzione della perdita.

In presenza di perdite di capitale in una s.p.a., è possibile deliberare l'aumento del capitale sociale senza aver prima ridotto la perdita?

L'art. 2446 c.c. disciplina l'istituto della riduzione del capitale sociale per perdite. In base ad esso, quando risulta che il capitale è diminuito di oltre un terzo in conseguenza di perdite, deve essere convocata l'assemblea per gli opportuni provvedimenti. Se entro l'esercizio successivo la perdita non risulta diminuita a meno di un terzo, l'assemblea ordinaria o il consiglio di sorveglianza che approva il bilancio di tale esercizio deve ridurre il capitale in proporzione alle perdite accertate. Dunque, in caso di perdita superiore a un terzo, il capitale andrà ridotto in misura corrispondente. Se però, a causa della perdita di oltre un terzo, il capitale sociale si riduce al di sotto del minimo legale (cinquantamila euro) l'assemblea dovrà deliberare, ai sensi dell'art. 2447 c.c., la riduzione del capitale ed il contemporaneo aumento del medesimo ad una cifra non inferiore al detto minimo, o la trasformazione della società. Quindi, se la perdita del capitale sociale è tale da intaccare il minimo legale o se addirittura vi fosse una perdita integrale del capitale, l'assemblea (straordinaria) che volesse ricostituire il capitale sociale dovrebbe adottare due delibere consecutive: una, la prima, che azzera il capitale e la seconda che lo aumenta ad un importo almeno pari al minimo legale (così, fra tutte, Cass. Civ., 13 gennaio 1987, n. 133; Cass. Civ., 28 giugno 1980, n. 4089; App. Firenze, 11 giugno 1993). Sicché, se vi fossero perdite tali da rendere obbligatoria la riduzione del capitale ai sensi dei citati artt. 2446 e 2447 c. c., secondo l'opinione maggioritaria non sarebbe possibile procedere a un aumento di capitale senza aver prima deliberato una riduzione in misura corrispondente alla perdita o averla eliminata con misure di effettivo ripianamento (App. Trieste, 13 maggio 1993; Trib. Milano, 16 luglio 2010; Trib. Ancona 13 gennaio 2009). Viepiù, secondo certa prassi notarile (massima Cons. Notarile Triveneto 2007 H.G.19) in presenza di perdite superiori al terzo del capitale sociale deve ritenersi non consentita una deliberazione dell'assemblea dei soci di aumento del capitale sociale ove non sia accompagnata dalla copertura integrale delle perdite accertate.

In caso, invece, di perdita pari o inferiore ad un terzo del capitale sociale, si ritiene che l'assemblea possa deliberare l'aumento del capitale senza aver prima ridotto la perdita (così, Cass. Civ. 13 gennaio 2006, n. 543; Studio Cons. Nazionale Notariato n. 14-2008/I e in dottrina Campobasso, Nobili-Spolidoro, Salafia, Barabino, Patriarca - in Memento Pratico, Società Commerciali 2026, Lefebvre Giuffrè).

Alcuni autori ritengono - e chi scrive aderisce a tale tesi - che in caso di perdite superiori ad un terzo del capitale sociale, nel caso di primo esercizio di rilevamento della perdita, l'aumento di capitale, pur non preceduto da una riduzione finalizzata all'eliminazione di detta perdita, rientrerebbe tra gli opportuni provvedimenti che l'assemblea può adottare nei casi previsti dall'art. 2446, comma 1, c.c. sopra citato (così Abriani, Trimarchi, Nobili-Spolidoro).

In conclusione, è da ritenere che in caso di perdita del capitale pari o inferiore ad un terzo sia possibile deliberare l'aumento del capitale sociale anche senza una preventiva riduzione della perdita. Tale possibilità non sussisterebbe nei casi di perdite superiori ad un terzo o, comunque, di perdite che rendono obbligatoria la riduzione del capitale.

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