Responsabilità dell’amministrazione penitenziaria in caso di suicidio del detenuto

La Redazione
24 Settembre 2025

In tema di responsabilità civile dell’amministrazione penitenziaria per suicidio in carcere, la Cassazione ribadisce l’insindacabilità del libero convincimento sui fatti accertati.

La pronuncia in esame affronta il tema della responsabilità dell'amministrazione penitenziaria per il suicidio di un detenuto, confermando la decisione di inammissibilità del ricorso presentato dai familiari della vittima contro Ministero della Giustizia e Azienda ULSS.

Il caso riguarda la valutazione del rischio suicidario e la verifica dell'adeguatezza delle misure preventive adottate dall'istituto penitenziario. I ricorrenti lamentavano la violazione dei protocolli ministeriali, deducendo che la Corte d'Appello avesse omesso di considerare elementi di rischio specifici e la scheda psicologica che attestava un rischio di suicidio, pur basso.

La Suprema Corte ribadisce il principio del libero convincimento e la netta distinzione tra errori di fatto e violazioni di legge: il giudice di merito resta insindacabile nella valutazione delle prove e nella ponderazione delle risultanze istruttorie, salvo evidenti carenze motivazionali o violazioni del regime probatorio.

L'eventuale difetto di motivazione può essere censurato solo nell'ambito dell'art. 360, comma 1, n. 5, c.p.c., mentre la doppia decisione conforme preclude la deduzione dell'omesso esame. La Corte sottolinea inoltre che i protocolli ministeriali non costituiscono fonte normativa, ma solo un ausilio per valutare la diligenza dell'operato amministrativo.

I Giudici, inoltre, evidenziano che la Corte territoriale aveva motivato adeguatamente l'assenza di rischio suicidario concreto, valutando anche il contenuto della scheda psicologica e la routine carceraria del detenuto, senza che emergessero elementi di urgenza o colpevole omissione da parte dell'amministrazione penitenziaria.

La Corte, pertanto, rigetta il ricorso.

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