Equa riparazione: nuove decadenze per i creditori connesse alla mancata presentazione (o al mancato rinnovo) dell’autodichiarazione

Michele Liguori
23 Settembre 2025

Il D.L. 8/8/2025 n. 117, in tema di crediti derivanti dalla Legge Pinto, ha inaspettatamente previsto nuove decadenze per i creditori connesse alla mancata presentazione (o al mancato rinnovo) dell'autodichiarazione di cui all'art. 5-sexies, comma 1, L. 24/3/2001 n. 89.

Il D.L. 117/2025 e le modifiche alla L. 89/2001

Il D.L. 8/8/2025 n. 117 (in Gazz. Uff. 8/8/2025 n. 183, recante “Misure urgenti in materia di giustizia” e non ancora convertito in legge) ha:

  • introdotto disposizioni temporanee in materia di applicazione di magistrati e di giudici onorari di pace (art. 1);
  • previsto incentivi al trasferimento dei giudici presso le corti d’appello (art. 2);
  • introdotto disposizioni relative alle applicazioni a distanza di magistrati ordinari (art. 3);
  • attribuito poteri straordinari ai capi degli uffici (art. 4);
  • introdotto disposizioni in materia di tirocinio dei magistrati ordinari (art. 5);
  • differito alcuni termini in materia di giustizia e di professioni pedagogiche (art. 6);
  • introdotto modifiche al codice di procedura civile (art. 7);
  • adeguato la dotazione organica della magistratura ordinaria in funzione del rafforzamento della magistratura di sorveglianza (art. 8);
  • introdotto disposizioni urgenti in materia di pagamento degli indennizzi di cui alla L. 24/3/2001 n. 89 (art. 9);
  • previsto disposizioni finanziarie (art. 10);
  • previsto l’entrata in vigore (art. 11).

L’art. 9, lett. a), D.L. 8/8/2025 n. 117, che rileva per il presente lavoro, ha modificato l’art. 4 L. 24/3/2001 n. 89 e ha previsto, in aderenza alla sentenza additiva della Consulta (Corte cost. 26/4/2018 n. 88), che la domanda di equa riparazione possa essere proposta anche in pendenza del processo presupposto quando è superato il termine ragionevole di durata dello stesso.

L’art. 9, lett. b), D.L. 8/8/2025 n. 117, invece, ha modificato l’art. 5-sexies L. 24/3/2001 n. 89 e in particolare:

  • al comma 1-bis, primo periodo, dopo le parole: “domanda di equa riparazione” ha aggiunto le seguenti: “, a pena di decadenza” e ha soppresso il secondo periodo; il comma 1-bis, pertanto, dopo la modifica è il seguente: “Le dichiarazioni di cui al comma 1 sono presentate, secondo le modalità di cui ai decreti previsti dai commi 3 e 3-bis, all’amministrazione entro un anno dalla pubblicazione del decreto che accoglie la domanda di equa riparazione, a pena di decadenza”;
  • ha sostituito il comma 2 con il seguente: “Decorsi due anni dalla dichiarazione precedentemente resa a norma del comma 1, la pubblica amministrazione può chiederne il rinnovo. In caso di richiesta di rinnovo il creditore presenta la dichiarazione o la documentazione allegata con le modalità previste dai decreti di cui ai commi 3 e 3-bis”;
  • al comma 4 ha sostituito le parole: “Nel caso di mancata, incompleta o irregolare trasmissione” con le seguenti: “Ferma la decadenza di cui al comma 1-bis, nel caso di incompleta o irregolare trasmissione”; il comma 4, pertanto, dopo la modifica è il seguente: “Ferma la decadenza di cui al comma 1-bis, nel caso di incompleta o irregolare trasmissione della dichiarazione o della documentazione di cui ai commi precedenti, l’ordine di pagamento non può essere emesso e, per il periodo necessario per integrare la dichiarazione o la relativa documentazione, non decorrono gli interessi”;
  • al comma 12, secondo periodo, ha soppresso le parole: “anche in deroga al disposto del comma 9”; il comma 12, pertanto, dopo la modifica è il seguente: “I creditori di provvedimenti notificati anteriormente all’emanazione dei decreti di cui al comma 3 trasmettono la dichiarazione e la documentazione di cui ai commi precedenti avvalendosi della modulistica presente nei siti istituzionali delle amministrazioni. Le dichiarazioni complete e regolari, già trasmesse alla data di entrata in vigore del presente articolo, conservano validità”;
  • ha sostituito il comma 12-bis con il seguente: “I creditori di somme liquidate a norma della presente legge fino al 31 dicembre 2021, rinnovano la dichiarazione di cui al comma 1 utilizzando le modalità disciplinate dai commi 3 e 3-bis, entro il 30 ottobre 2026, a pena di decadenza. Fino al 21 gennaio 2027, i creditori di cui al comma 1 non possono iniziare azioni esecutive o giudizi di ottemperanza e le azioni esecutive e i giudizi di ottemperanza in corso sono sospesi”;
  • dopo il comma 12-bis ha aggiunto i seguenti:
  • 12-ter. I creditori di somme liquidate a norma della presente legge nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2022 e l’entrata in vigore della presente disposizione, qualora non vi abbiano provveduto, presentano la dichiarazione di cui al comma 1, utilizzando le modalità disciplinate dai commi 3 e 3-bis, entro un anno dalla entrata in vigore della presente disposizione, a pena di decadenza”;
  • 12-quater. Entro un mese dalla entrata in vigore della presente disposizione, il Ministero della giustizia dà notizia dell’onere di rinnovo o di presentazione della dichiarazione a pena di decadenza, stabilito dai commi 1-bis, 12-bis e 12-ter, mediante avviso pubblicato sul proprio sito internet istituzionale e comunicato telematicamente, presso il domicilio digitale, alle associazioni dei consumatori e degli utenti rappresentative a livello nazionale iscritte nell’elenco di cui all’articolo 137 del codice del consumo di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, e alle organizzazioni e associazioni iscritte nell’elenco di cui agli articoli 840-bis del codice di procedura civile e 196-ter delle disposizioni per l’attuazione del codice di procedura civile. L’avviso di cui al primo periodo è altresì comunicato al Consiglio nazionale forense per la diffusione presso gli ordini territoriali”.

Schema riassuntivo dell’onere di presentazione dell’autodichiarazione

L’art. 9, lett. b), D.L. 8/8/2025 n. 117, pertanto, ha previsto nuove decadenze per i creditori connesse alla mancata presentazione (o al mancato rinnovo) dell’autodichiarazione di cui all’art. 5-sexies, comma 1, L. 24/3/2001 n. 89 così riassumibili:

  • liquidazioni perfezionate entro il 31/12/2021: onere di rinnovo dell’autodichiarazione - o di presentazione se non sia stato fatto in precedenza - entro il 30/10/2026 a pena di decadenza;
  • liquidazioni perfezionate dall’1/1/2022 all’8/8/2025: onere di presentazione dell’autodichiarazione, qualora non sia stato fatto in precedenza, entro l’8/8/2026 a pena di decadenza;
  • liquidazioni perfezionate dal 9/8/2025: onere di presentazione dell’autodichiarazione entro 1 anno dal decreto di accoglimento della domanda di equa riparazione (cui vanno equiparati analoghi provvedimenti della Suprema Corte di Cassazione) a pena di decadenza.

Insidie

La norma (art. 5-sexies L. 24/3/2001 n. 89) così riscritta presenta delle insidie in cui potrebbero incorrere i creditori e i loro difensori non rilevabili, prima facie, dalla sua lettura che potrebbero portare alla decadenza del diritto di credito.

La prima è che l’autodichiarazione, in mancanza di espressa esclusione, vada presentata o rinnovata anche in pendenza sia di impugnazione, sia di giudizio esecutivo o di ottemperanza.

Ciò in quanto i tre termini di decadenza innanzi sinteticamente riassunti:

- non sono sospesi in caso di impugnazione dei provvedimenti stessi;

- sono riferiti alla data del provvedimento di liquidazione dell’equa riparazione e, cioè, decreto o provvedimento della Suprema Corte di Cassazione, che:

  • in caso di accoglimento vuoi del ricorso in opposizione del creditore, vuoi del suo ricorso per cassazione, coincidono con i relativi provvedimenti;
  • in caso di rigetto vuoi del ricorso in opposizione del creditore, vuoi del suo ricorso per cassazione, coincidono con il provvedimento originario di liquidazione dell’equa riparazione; ma il creditore non può sapere con certezza in anticipo se la sua impugnazione verrà o meno accolta con il rischio, in caso di rigetto, che al momento del provvedimento definitivo, per i normali tempi di durata dei processi civili, il termine di decadenza sia già spirato.

- non sono sospesi dal successivo giudizio esecutivo o di ottemperanza; quindi, anche in questo caso, il creditore corre il rischio che al momento del provvedimento esecutivo o di ottemperanza (che non sono, né potrebbero essere, i provvedimenti di liquidazione dell’equa riparazione), per i normali tempi di durata dei processi esecutivi e amministrativi, il termine di decadenza sia già spirato.

La seconda è che l’autodichiarazione, sempre in mancanza di espressa esclusione, vada presentata o rinnovata anche in presenza di provvedimento esecutivo o di ottemperanza rispettando i termini di decadenza innanzi sinteticamente riassunti.

L’avviso del Ministero della Giustizia

Il Ministero della Giustizia, in aderenza al disposto di cui all’art. (comma introdotto dall’art. 9, lett. b), D.L. 8/8/2025 n. 117), in data 11/8/2025 ha pubblicato sul suo sito internet il seguente avviso: “Il Dl n. 117 pubblicato in Gazzetta Ufficiale in data 8 agosto 2025 ha posticipato il termine per la presentazione delle istanze sulla piattaforma Siamm al 30/10/2026, prevedendo la DECADENZA dal credito in caso di mancata adesione al progetto straordinario Pintopaga. Si invitano pertanto tutti coloro che sono interessati a prendere visione del decreto legge e ad affrettarsi a presentare le istanze entro il predetto termine in modo da essere pagati entro il 31/12/2026”.

Le inesattezze dell’avviso del Ministero della Giustizia 

L’avviso del Ministero della Giustizia presenta due inesattezze.

La prima è relativa al termine del 30/10/2026 indicato per la presentazione o il rinnovo dell’autodichiarazione a pena di decadenza.

Tale termine, infatti, come si evince dal testo del D.L in commento e dallo schema riassuntivo innanzi riportato, è relativo alle sole liquidazioni perfezionate entro il 31/12/2021 in quanto:

  • per le liquidazioni perfezionate dall’1/1/2022 all’8/8/2025 il termine scade l’8/8/2026;
  • per le liquidazioni perfezionate dal 9/8/2025 il termine scade dopo 1 anno dal provvedimento di accoglimento della domanda di equa riparazione.

La seconda è relativa alla modalità di presentazione o rinnovo dell’autodichiarazione esclusivamente sulla piattaforma Siamm.

L’art. 5-sexies, comma 1, L. 24/3/2001 n. 89 (comma modificato dall’art. 1, comma 817, lett. a), L. 30/12/2024 n. 207), infatti, prevede: “Al fine di ricevere il pagamento delle somme liquidate a norma della presente legge, il creditore rilascia all’amministrazione debitrice una dichiarazione, ai sensi degli articoli 46 e 47 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445 , attestante la mancata riscossione di somme per il medesimo titolo, l’esercizio di azioni giudiziarie per lo stesso credito, l’ammontare degli importi che l’amministrazione e’ ancora tenuta a corrispondere, e la modalità di riscossione prescelta ai sensi del comma 9 del presente articolo. Con la dichiarazione di cui al primo periodo, il creditore si impegna altresì a trasmettere la documentazione necessaria a norma dei decreti di cui ai commi 3 e 3-bis e a comunicare ogni mutamento dei dati trasmessi o della documentazione presentata”.

L’art. 5-sexies, comma 3, L. 24/3/2001 n. 89, a sua volta prevede: “Con decreti del Ministero dell’economia e delle finanze e del Ministero della giustizia, da emanare entro il 30 ottobre 2016, sono approvati i modelli di dichiarazione di cui al comma 1 ed è individuata la documentazione da trasmettere all’amministrazione debitrice ai sensi del predetto comma 1. Le amministrazioni pubblicano nei propri siti istituzionali la modulistica di cui al periodo precedente”.

L’art. 5-sexies, comma 3-bis, L. 24/3/2001 n. 89 (comma inserito dall’art. 25, comma 1, D.L. 24/8/2021 n. 118, convertito con modificazioni dalla L. 21/10/2021 n. 147), a sua volta prevede: “Con decreti dirigenziali del Ministero dell’economia e delle finanze e del Ministero della giustizia, da adottarsi entro il 31 dicembre 2021, sono indicate le modalità di presentazione telematica dei modelli di cui al comma 3, anche a mezzo di soggetti incaricati, ai sensi del codice dell’amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82“.

Il Capo del Dipartimento per gli affari di giustizia del Ministero della Giustizia, in conformità a tale ultima norma, ha adottato tempestivamente il decreto 22/12/2021 (in Gazz. Uff. 31/12/2021 n. 310, recante “Individuazione delle modalità di presentazione telematica dei modelli di cui all’articolo 5-sexies, comma 3, della legge 24 marzo 2001, n. 89, a norma del comma 3-bis del medesimo articolo”) il cui art. 1 dispone:

1. La dichiarazione prevista dall’art. 5-sexies, comma 1 della legge 24 marzo 2001, n. 89, viene rilasciata al Ministero della giustizia esclusivamente in via telematica, accedendo alla piattaforma informatica raggiungibile sul portale delle spese di giustizia come indicato sul sito dei servizi telematici del Ministero della giustizia all’indirizzo https://pst-giustizia-it.ezproxy.unicatt.it

2. Il creditore delle somme liquidate ai sensi della legge 24 marzo 2001, n. 89, anche a mezzo di incaricato, accede alla piattaforma informatica di cui al comma 1 attraverso il sistema pubblico di identità digitale (SPID), la carta nazionale dei servizi (CNS) ovvero attraverso le altre modalità di autenticazione autorizzate dalla piattaforma informatica, e inserisce le informazioni di cui ai modelli approvati con i decreti di cui all’art. 5-sexies, comma 3 della legge 24 marzo 2001, n. 89, i modelli generati dalla piattaforma informatica e la documentazione in essa richiesta, secondo le istruzioni operative rese disponibili sul portale di cui al comma 1”.

Tale disposizione - che ha natura regolamentare di norma sub-primaria in quanto trova la sua fonte legittimante nello stesso art. 5-sexies, comma 3-bis, L. 24/3/2001 n. 89 che, appunto, demandava a un decreto ministeriale le modalità di presentazione telematica dell’autodichiarazione - però, non autorizza la rigorosa interpretazione fornita dal Ministero della Giustizia nel suo avviso per quattro ragioni.

In primis, in quanto essa prescrive come cogente - attraverso l’avverbio “esclusivamente” - soltanto la presentazione dell’autodichiarazione “in via telematica”, in coerenza con quanto richiesto dalla norma primaria (art. 5-sexies, comma 3-bis, L. 24/3/2001 n. 89) e non anche necessariamente l’impiego della piattaforma Siamm.

In secundis, in quanto altre norme di rango primario prevedono la validità delle istanze e dichiarazioni presentate alla P.A. in via telematica quali:

  • l’art. 38, comma 2, d.P.R. 28/12/2000 n. 445 (comma inizialmente sostituito dall’art. 9 D.lgs. 23/1/2002 n. 10 e dall’art. 65 D.lgs. 7/3/2005 n. 82 e successivamente modificato dall’art. 47, comma 2, lett. a), D.Lgs. 30/12/2010 n. 235), che prevede, per quello che qui rileva, che le istanze e le dichiarazioni inviate per via telematica sono valide se effettuate secondo quanto previsto dall’art. 65 D.lgs. 7/3/2005 n. 82;
  • l’art. 65, comma 1, lett. c-bis, D.lgs. 7/3/2005 n. 82 che, a sua volta e per quello che qui rileva, contempla espressamente tra le modalità di presentazione delle istanze e dichiarazioni la trasmissione dal domicilio digitale dell’istante o del dichiarante ovvero da un indirizzo elettronico eletto presso un servizio di posta elettronica certificata.

In tertiis, in quanto le disposizioni sub-primarie e, quindi, di rango inferiore (come il decreto dirigenziale 22/12/2021 nel caso in esame) vanno interpretate necessariamente in senso conforme a quanto stabilito dalle norme primarie e di rango superiore che, nel caso in esame, non prevedono l’utilizzo in via esclusiva della piattaforma Siamm per la presentazione dell’autodichiarazione.

In quartis, in quanto le stesse disposizioni di rango inferiore vanno interpretate anche nel pieno rispetto del principio di divieto di aggravamento degli oneri procedimentali imposti agli amministrati, come sarebbe l’ulteriore onere di presentazione o rinnovo dell’autodichiarazione mediante l’utilizzo in via esclusiva della piattaforma Siamm.

Deve ritenersi, pertanto, che la presentazione dell’autodichiarazione in via telematica, nel rispetto delle disposizioni primarie innanzi indicate, sia equivalente alla presentazione dell’autodichiarazione mediante l’utilizzo della piattaforma Siamm (conf., per i principi espressi, Cons. Stato, sez. III, 9/4/2025 n. 3037; Cons. Stato, sez. III, 22/1/2025 n. 471, che costituisce il leading case).

L’onere di precauzione, in ogni caso, richiederebbe che i creditori ex L. 24/3/2001 n. 89 - al fine di evitare i rischi di successive diverse interpretazioni delle norme innanzi indicate con conseguente applicazione delle decadenze da esse previste - presentassero, o rinnovassero, l’autodichiarazione mediante accesso alla piattaforma Siamm.

Dubbi legittimità costituzionale

La norma (art. 5-sexies L. 24/3/2001 n. 89) così riscritta, nella parte in cui prevede l'onere per i creditori ex L. 24/3/2001 n. 89 di presentazione o rinnovo dell'autodichiarazione entro termini prestabiliti a pena di decadenza, presenta non pochi dubbi di legittimità costituzionale.

Il primo, in riferimento all'art. 77, comma 2, Cost., per palese insussistenza del requisito delcaso straordinario di necessità e urgenza” che potrà coinvolgere i suoi effetti sulla stessa eventuale legge di conversione ove mai la stessa dovesse provvedere in difetto del requisito stesso atteso che la conversione in legge non ha efficacia sanante dei vizi del decreto legge, poiché l'evidente mancanza dei presupposti di necessità e urgenza configura tanto un vizio di legittimità costituzionale del decreto legge, quanto un vizio in procedendo della stessa legge di conversione (Corte cost. Corte 13/7/2020 n. 149; Corte cost. 18/4/2019 n. 97; Corte cost. 21/12/2016 n. 287; Corte cost. 11/2/2015 n. 10; Corte cost. 21/3/2011 n. 93; Corte cost. 5/3/2010 n. 83; Corte cost. 30/4/2008 n. 128; Corte cost. 23/5/2007 n. 171; Corte cost. 25/11/2003 n. 341; Corte cost. 27/1/1995 n. 29, che costituisce il leading case).

La disposizione in contestazione, infatti, è stata inserita in un decreto che ha a oggetto “Misure urgenti in materia di giustizia” e, cioè, materia diversa che non ha, né potrebbe, avere alcun collegamento con l'inserimento di decadenze in danno dei creditori ex L. 24/3/2001 n. 89.

Ciò, tra l'altro, è ben chiaro dall'epigrafe del D.L. ove è ben specificata la necessità e urgenza di:

  • introdurre disposizioni che incidono sull'organizzazione giudiziaria e sul processo civile per agevolare il raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano nazionale di ripresa e resilienza entro il termine del 30 giugno 2026;
  • dettare disposizioni temporanee in materia di applicazione di magistrati e di giudici onorari di pace, nonché di prevedere un regime straordinario di trasferimento presso le corti d'appello in difficoltà rispetto agli obiettivi previsti dal piano nazionale di ripresa e resilienza;
  • prevedere applicazioni a distanza di magistrati ordinari;
  • attribuire poteri straordinari ai capi degli uffici giudiziari in condizioni di maggiore difficoltà nel raggiungimento degli obiettivi del piano nazionale di ripresa e resilienza entro il termine del 30 giugno 2026, affinché gli stessi predispongano un piano straordinario che ne consenta il conseguimento;
  • disciplinare specificamente il tirocinio dei magistrati ordinari in procinto di essere nominati, affinché anch'essi possano contribuire al raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano nazionale di ripresa e resilienza da parte delle corti di appello;
  • differire i termini di entrata in vigore delle disposizioni in materia di tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie, di competenze del giudice di pace e di funzioni dei magistrati ausiliari, al fine di non distogliere risorse necessarie al perseguimento degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza entro il termine del 30 giugno 2026 nonché di assicurare anche per l'anno 2026 il funzionamento dei tribunali di Avezzano, Lanciano, Sulmona e Vasto e delle sezioni distaccate insulari di Portoferraio, Ischia e Lipari e di consentire ai professionisti dell'educazione l'esercizio delle attività disciplinate dalla legge 15 aprile 2024, n. 55 sino al completamento delle norme relative alla formazione dell'albo professionale, all'avvio delle prime operazioni elettorali, all'indizione e celebrazione delle elezioni dei Consigli dell'Ordine territoriali e nazionale e al completamento della disciplina della struttura e delle funzioni degli organi rappresentativi e degli altri organi dell'Ordine;
  • intervenire sul processo civile al fine di eliminare incombenti non utili rispetto alla definizione dei procedimenti per accertamento tecnico preventivo in materia previdenziale e assistenziale;
  • aumentare la dotazione organica della magistratura ordinaria, in funzione dell'adeguamento della magistratura di sorveglianza alle attività connesse al controllo dell'esecuzione delle pene e alla tutela dei diritti delle persone detenute o soggette a misure restrittive della libertà personale, in modo tale da consentire l'operatività dell'ampliamento in un momento immediatamente successivo alla scadenza del termine previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza;
  • intervenire ulteriormente sulla disciplina degli indennizzi riconosciuti per la violazione del termine ragionevole del processo per il più efficiente e rapido smaltimento dei pagamenti nonché al fine di evitare ulteriori condanne da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo.

I fini enunciati in tema di equa riparazione - quali il più efficiente e rapido smaltimento dei pagamenti e l'eliminazione del rischio di ulteriori condanne da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo - non possono essere perseguiti introducendo decadenze in danno dei creditori ex L. 24/3/2001 n. 89 che:

  • da un lato, appaiono ingiustificatamente sproporzionate e punitive per i creditori stessi, anche quelli diligenti e che abbiano già inviato o rinnovato le autodichiarazioni;
  • dall'altro lato, appaiono ingiustificatamente premiali per l'inadempiente P.A. atteso che l'unico scopo è quello evidente, ma irragionevole, di perseguire un risparmio di spesa a discapito delle numerosissime parti private che abbiano ottenuto l'equa riparazione per l'irragionevole durata dei rispettivi processi presupposti cui abbiano partecipato in qualità di parti.

A ciò si aggiunga che lo stesso Parlamento, con l'art. 1, comma 817, L. 30/12/2024 n. 207 (in Gazz. Uff. 31/12/2024 n. 305, Legge di Stabilità 2025 - Finanziaria) - e, cioè, con legge promulgata soltanto sette mesi e otto giorni prima del D.L. 8/8/2025 n. 117 - aveva già modificato lo stesso art. 5-sexies L. 24/3/2001 n. 89 al dichiarato “fine di razionalizzare i costi conseguenti alla violazione del termine di ragionevole durata dei processi”.

Non risulta documentato, né credibile, che in poco più di sette mesi siano maturati i presupposti di necessità e urgenza per la decretazione di urgenza che poi ha introdotto nuove decadenze per i creditori connesse alla mancata presentazione (o al mancato rinnovo) dell'autodichiarazione di cui all'art. 5-sexies, comma 1, L. 24/3/2001 n. 89.

Il secondo, in riferimento agli artt. 3,24, commi 1 e 2, 111, commi 1 e 2, 113, comma 2 e 117, comma 1, Cost., quest'ultimo in relazione agli artt. 6,13 Convenzione EDU e 47 Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, nella parte in cui prevede l'onere per i creditori ex L. 24/3/2001 n. 89, a pena di decadenza, di presentazione o rinnovo dell'autodichiarazione atteso che trattasi di eccessivi, ingiustificati e sproporzionati ostacoli all'esercizio di un diritto e all'ottenimento dell'equa riparazione e, quindi, alla “pienezza ed effettività” dei crediti previsti, tra l'altro, non per tutti i creditori ma soltanto per quelli  ex L. 24/3/2001 n. 89.

È pur vero che la Consulta, in relazione all'onere per i creditori ex L. 24/3/2001 n. 89 di presentazione dell'autodichiarazione:

  • ha ritenuto che “Né l'onere di produrre la dichiarazione ed i documenti di cui al comma 1 dell'art. 5-sexies in esame (relativamente a dati che sono comunque in possesso del creditore) è tale da rendere la posizione del titolare di credito ex lege n. 89 del 2001 deteriore rispetto a quella del creditore “ordinario”, che deve pur sempre porre in essere gli adempimenti previsti dalle norme di contabilità di Stato. La nuova procedura di pagamento, complessivamente disegnata dal legislatore del 2015 per i crediti per equa riparazione, attua, dunque, un ragionevole bilanciamento dell'interesse del creditore a realizzare il suo diritto (ciò che non è, appunto, in alcun modo impedito né reso eccessivamente gravoso) con l'interesse dell'amministrazione ad approntare un sistema di risposta, organico ed ordinato, con cui far fronte al flusso abnorme delle procedure relative ai crediti fondati su decreti ottenuti ai sensi della legge n. 89 del 2001…ciò che la normativa denunciata ha introdotto è solo l'onere, per i creditori di indennizzi ex lege n. 89 del 2001, di collaborare con l'amministrazione, attraverso una dichiarazione (che può essere presentata congiuntamente o pedissequamente alla notifica del decreto che costituisce il titolo) completa delle informazioni relative alla situazione creditoria, al fine di ottenerne il pagamento entro i sei mesi successivi, trascorso inutilmente i quali essi potranno agire in sede esecutiva. Si tratta, dunque, di un meccanismo procedimentale, non irragionevole, che non impedisce la tutela giurisdizionale, ma solo, appunto, la differisce (per un tempo non eccessivo) e la rende anzi eventuale, in coerenza con gli obiettivi generali di razionalizzazione e semplificazione dell'attività amministrativa”;
  • ha, conseguentemente, dichiaratonon fondate le questioni di legittimità costituzionale dell'art. 5-sexies, commi 1, 4, 5, 7 e 11, della legge 24 marzo 2001, n. 89 (Previsione di equa riparazione in caso di violazione del termine ragionevole del processo e modifica dell'articolo 375 del codice di procedura civile), introdotto dall'art. 1, comma 777, lettera l), della legge 28 dicembre 2015, n. 208, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)», sollevate dal Tribunale regionale amministrativo per la Liguria - in riferimento agli artt. 3,24,111, primo e secondo comma, 113, secondo comma, e 117, primo comma, della Costituzione, quest'ultimo in relazione agli artt. 6 e 13 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU)…e all'art. 47 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea” (Corte cost. 26/6/2018 n. 135).

Solo che tale decisione ha preso in esame l'art. 5-sexies, L. 24/3/2001 n. 89, nella precedente versione e, cioè, quella che non prevedeva né l'onere di presentazione dell'autodichiarazione a pena di decadenza, né termini perentori di adempimento così brevi.

Efficacia del D.L. 117/2025

L’art. 11 D.L. 8/8/2025 n. 117 ha previsto che “il decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana…”.

Il D.L. 8/8/2025 n. 117 (in Gazz. Uff. 8/8/2025 n. 1839), pertanto, è entrato in vigore il 9/8/2025 e, ai sensi dell’art. 77, comma 3, Cost., perderà di efficacia sin dall’inizio (ex tunc), se non sarà convertito in legge entro sessanta giorni dalla sua pubblicazione e, cioè, entro il 7/10/2025.

Questa perdita di efficacia, secondo l’orientamento consolidato della S.C., deve ritenersi estesa anche alle norme del decreto legge non convertite o escluse dalla conversione per effetto di emendamenti soppressivi o sostitutivi contenuti nella legge di conversione, sicché le dette disposizioni soppresse sono da ritenersi, anche per il passato, irreversibilmente inesistenti (Cass. 15/2/2019 n. 4533; Cass. 6/3/2018 n. 5158; Cass. 26/5/2005 n. 11186).

L’art. 77, comma 3, secondo alinea, Cost., tuttavia, prevede che le camere “possono…regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti”.

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