Equa riparazione: nuove decadenze per i creditori connesse alla mancata presentazione (o al mancato rinnovo) dell’autodichiarazione
23 Settembre 2025
Il D.L. 117/2025 e le modifiche alla L. 89/2001 Il D.L. 8/8/2025 n. 117 (in Gazz. Uff. 8/8/2025 n. 183, recante “Misure urgenti in materia di giustizia” e non ancora convertito in legge) ha:
L’art. 9, lett. a), D.L. 8/8/2025 n. 117, che rileva per il presente lavoro, ha modificato l’art. 4 L. 24/3/2001 n. 89 e ha previsto, in aderenza alla sentenza additiva della Consulta (Corte cost. 26/4/2018 n. 88), che la domanda di equa riparazione possa essere proposta anche in pendenza del processo presupposto quando è superato il termine ragionevole di durata dello stesso. L’art. 9, lett. b), D.L. 8/8/2025 n. 117, invece, ha modificato l’art. 5-sexies L. 24/3/2001 n. 89 e in particolare:
Schema riassuntivo dell’onere di presentazione dell’autodichiarazione L’art. 9, lett. b), D.L. 8/8/2025 n. 117, pertanto, ha previsto nuove decadenze per i creditori connesse alla mancata presentazione (o al mancato rinnovo) dell’autodichiarazione di cui all’art. 5-sexies, comma 1, L. 24/3/2001 n. 89 così riassumibili:
Insidie La norma (art. 5-sexies L. 24/3/2001 n. 89) così riscritta presenta delle insidie in cui potrebbero incorrere i creditori e i loro difensori non rilevabili, prima facie, dalla sua lettura che potrebbero portare alla decadenza del diritto di credito. La prima è che l’autodichiarazione, in mancanza di espressa esclusione, vada presentata o rinnovata anche in pendenza sia di impugnazione, sia di giudizio esecutivo o di ottemperanza. Ciò in quanto i tre termini di decadenza innanzi sinteticamente riassunti: - non sono sospesi in caso di impugnazione dei provvedimenti stessi; - sono riferiti alla data del provvedimento di liquidazione dell’equa riparazione e, cioè, decreto o provvedimento della Suprema Corte di Cassazione, che:
- non sono sospesi dal successivo giudizio esecutivo o di ottemperanza; quindi, anche in questo caso, il creditore corre il rischio che al momento del provvedimento esecutivo o di ottemperanza (che non sono, né potrebbero essere, i provvedimenti di liquidazione dell’equa riparazione), per i normali tempi di durata dei processi esecutivi e amministrativi, il termine di decadenza sia già spirato. La seconda è che l’autodichiarazione, sempre in mancanza di espressa esclusione, vada presentata o rinnovata anche in presenza di provvedimento esecutivo o di ottemperanza rispettando i termini di decadenza innanzi sinteticamente riassunti. L’avviso del Ministero della Giustizia Il Ministero della Giustizia, in aderenza al disposto di cui all’art. (comma introdotto dall’art. 9, lett. b), D.L. 8/8/2025 n. 117), in data 11/8/2025 ha pubblicato sul suo sito internet il seguente avviso: “Il Dl n. 117 pubblicato in Gazzetta Ufficiale in data 8 agosto 2025 ha posticipato il termine per la presentazione delle istanze sulla piattaforma Siamm al 30/10/2026, prevedendo la DECADENZA dal credito in caso di mancata adesione al progetto straordinario Pintopaga. Si invitano pertanto tutti coloro che sono interessati a prendere visione del decreto legge e ad affrettarsi a presentare le istanze entro il predetto termine in modo da essere pagati entro il 31/12/2026”. Le inesattezze dell’avviso del Ministero della Giustizia L’avviso del Ministero della Giustizia presenta due inesattezze. La prima è relativa al termine del 30/10/2026 indicato per la presentazione o il rinnovo dell’autodichiarazione a pena di decadenza. Tale termine, infatti, come si evince dal testo del D.L in commento e dallo schema riassuntivo innanzi riportato, è relativo alle sole liquidazioni perfezionate entro il 31/12/2021 in quanto:
La seconda è relativa alla modalità di presentazione o rinnovo dell’autodichiarazione esclusivamente sulla piattaforma Siamm. L’art. 5-sexies, comma 1, L. 24/3/2001 n. 89 (comma modificato dall’art. 1, comma 817, lett. a), L. 30/12/2024 n. 207), infatti, prevede: “Al fine di ricevere il pagamento delle somme liquidate a norma della presente legge, il creditore rilascia all’amministrazione debitrice una dichiarazione, ai sensi degli articoli 46 e 47 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445 , attestante la mancata riscossione di somme per il medesimo titolo, l’esercizio di azioni giudiziarie per lo stesso credito, l’ammontare degli importi che l’amministrazione e’ ancora tenuta a corrispondere, e la modalità di riscossione prescelta ai sensi del comma 9 del presente articolo. Con la dichiarazione di cui al primo periodo, il creditore si impegna altresì a trasmettere la documentazione necessaria a norma dei decreti di cui ai commi 3 e 3-bis e a comunicare ogni mutamento dei dati trasmessi o della documentazione presentata”. L’art. 5-sexies, comma 3, L. 24/3/2001 n. 89, a sua volta prevede: “Con decreti del Ministero dell’economia e delle finanze e del Ministero della giustizia, da emanare entro il 30 ottobre 2016, sono approvati i modelli di dichiarazione di cui al comma 1 ed è individuata la documentazione da trasmettere all’amministrazione debitrice ai sensi del predetto comma 1. Le amministrazioni pubblicano nei propri siti istituzionali la modulistica di cui al periodo precedente”. L’art. 5-sexies, comma 3-bis, L. 24/3/2001 n. 89 (comma inserito dall’art. 25, comma 1, D.L. 24/8/2021 n. 118, convertito con modificazioni dalla L. 21/10/2021 n. 147), a sua volta prevede: “Con decreti dirigenziali del Ministero dell’economia e delle finanze e del Ministero della giustizia, da adottarsi entro il 31 dicembre 2021, sono indicate le modalità di presentazione telematica dei modelli di cui al comma 3, anche a mezzo di soggetti incaricati, ai sensi del codice dell’amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82“. Il Capo del Dipartimento per gli affari di giustizia del Ministero della Giustizia, in conformità a tale ultima norma, ha adottato tempestivamente il decreto 22/12/2021 (in Gazz. Uff. 31/12/2021 n. 310, recante “Individuazione delle modalità di presentazione telematica dei modelli di cui all’articolo 5-sexies, comma 3, della legge 24 marzo 2001, n. 89, a norma del comma 3-bis del medesimo articolo”) il cui art. 1 dispone: “1. La dichiarazione prevista dall’art. 5-sexies, comma 1 della legge 24 marzo 2001, n. 89, viene rilasciata al Ministero della giustizia esclusivamente in via telematica, accedendo alla piattaforma informatica raggiungibile sul portale delle spese di giustizia come indicato sul sito dei servizi telematici del Ministero della giustizia all’indirizzo https://pst-giustizia-it.ezproxy.unicatt.it 2. Il creditore delle somme liquidate ai sensi della legge 24 marzo 2001, n. 89, anche a mezzo di incaricato, accede alla piattaforma informatica di cui al comma 1 attraverso il sistema pubblico di identità digitale (SPID), la carta nazionale dei servizi (CNS) ovvero attraverso le altre modalità di autenticazione autorizzate dalla piattaforma informatica, e inserisce le informazioni di cui ai modelli approvati con i decreti di cui all’art. 5-sexies, comma 3 della legge 24 marzo 2001, n. 89, i modelli generati dalla piattaforma informatica e la documentazione in essa richiesta, secondo le istruzioni operative rese disponibili sul portale di cui al comma 1”. Tale disposizione - che ha natura regolamentare di norma sub-primaria in quanto trova la sua fonte legittimante nello stesso art. 5-sexies, comma 3-bis, L. 24/3/2001 n. 89 che, appunto, demandava a un decreto ministeriale le modalità di presentazione telematica dell’autodichiarazione - però, non autorizza la rigorosa interpretazione fornita dal Ministero della Giustizia nel suo avviso per quattro ragioni. In primis, in quanto essa prescrive come cogente - attraverso l’avverbio “esclusivamente” - soltanto la presentazione dell’autodichiarazione “in via telematica”, in coerenza con quanto richiesto dalla norma primaria (art. 5-sexies, comma 3-bis, L. 24/3/2001 n. 89) e non anche necessariamente l’impiego della piattaforma Siamm. In secundis, in quanto altre norme di rango primario prevedono la validità delle istanze e dichiarazioni presentate alla P.A. in via telematica quali:
In tertiis, in quanto le disposizioni sub-primarie e, quindi, di rango inferiore (come il decreto dirigenziale 22/12/2021 nel caso in esame) vanno interpretate necessariamente in senso conforme a quanto stabilito dalle norme primarie e di rango superiore che, nel caso in esame, non prevedono l’utilizzo in via esclusiva della piattaforma Siamm per la presentazione dell’autodichiarazione. In quartis, in quanto le stesse disposizioni di rango inferiore vanno interpretate anche nel pieno rispetto del principio di divieto di aggravamento degli oneri procedimentali imposti agli amministrati, come sarebbe l’ulteriore onere di presentazione o rinnovo dell’autodichiarazione mediante l’utilizzo in via esclusiva della piattaforma Siamm. Deve ritenersi, pertanto, che la presentazione dell’autodichiarazione in via telematica, nel rispetto delle disposizioni primarie innanzi indicate, sia equivalente alla presentazione dell’autodichiarazione mediante l’utilizzo della piattaforma Siamm (conf., per i principi espressi, Cons. Stato, sez. III, 9/4/2025 n. 3037; Cons. Stato, sez. III, 22/1/2025 n. 471, che costituisce il leading case). L’onere di precauzione, in ogni caso, richiederebbe che i creditori ex L. 24/3/2001 n. 89 - al fine di evitare i rischi di successive diverse interpretazioni delle norme innanzi indicate con conseguente applicazione delle decadenze da esse previste - presentassero, o rinnovassero, l’autodichiarazione mediante accesso alla piattaforma Siamm. Dubbi legittimità costituzionale La norma (art. 5-sexies L. 24/3/2001 n. 89) così riscritta, nella parte in cui prevede l'onere per i creditori ex L. 24/3/2001 n. 89 di presentazione o rinnovo dell'autodichiarazione entro termini prestabiliti a pena di decadenza, presenta non pochi dubbi di legittimità costituzionale. Il primo, in riferimento all'art. 77, comma 2, Cost., per palese insussistenza del requisito del “caso straordinario di necessità e urgenza” che potrà coinvolgere i suoi effetti sulla stessa eventuale legge di conversione ove mai la stessa dovesse provvedere in difetto del requisito stesso atteso che la conversione in legge non ha efficacia sanante dei vizi del decreto legge, poiché l'evidente mancanza dei presupposti di necessità e urgenza configura tanto un vizio di legittimità costituzionale del decreto legge, quanto un vizio in procedendo della stessa legge di conversione (Corte cost. Corte 13/7/2020 n. 149; Corte cost. 18/4/2019 n. 97; Corte cost. 21/12/2016 n. 287; Corte cost. 11/2/2015 n. 10; Corte cost. 21/3/2011 n. 93; Corte cost. 5/3/2010 n. 83; Corte cost. 30/4/2008 n. 128; Corte cost. 23/5/2007 n. 171; Corte cost. 25/11/2003 n. 341; Corte cost. 27/1/1995 n. 29, che costituisce il leading case). La disposizione in contestazione, infatti, è stata inserita in un decreto che ha a oggetto “Misure urgenti in materia di giustizia” e, cioè, materia diversa che non ha, né potrebbe, avere alcun collegamento con l'inserimento di decadenze in danno dei creditori ex L. 24/3/2001 n. 89. Ciò, tra l'altro, è ben chiaro dall'epigrafe del D.L. ove è ben specificata la necessità e urgenza di:
I fini enunciati in tema di equa riparazione - quali il più efficiente e rapido smaltimento dei pagamenti e l'eliminazione del rischio di ulteriori condanne da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo - non possono essere perseguiti introducendo decadenze in danno dei creditori ex L. 24/3/2001 n. 89 che:
A ciò si aggiunga che lo stesso Parlamento, con l'art. 1, comma 817, L. 30/12/2024 n. 207 (in Gazz. Uff. 31/12/2024 n. 305, Legge di Stabilità 2025 - Finanziaria) - e, cioè, con legge promulgata soltanto sette mesi e otto giorni prima del D.L. 8/8/2025 n. 117 - aveva già modificato lo stesso art. 5-sexies L. 24/3/2001 n. 89 al dichiarato “fine di razionalizzare i costi conseguenti alla violazione del termine di ragionevole durata dei processi”. Non risulta documentato, né credibile, che in poco più di sette mesi siano maturati i presupposti di necessità e urgenza per la decretazione di urgenza che poi ha introdotto nuove decadenze per i creditori connesse alla mancata presentazione (o al mancato rinnovo) dell'autodichiarazione di cui all'art. 5-sexies, comma 1, L. 24/3/2001 n. 89. Il secondo, in riferimento agli artt. 3,24, commi 1 e 2, 111, commi 1 e 2, 113, comma 2 e 117, comma 1, Cost., quest'ultimo in relazione agli artt. 6,13 Convenzione EDU e 47 Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, nella parte in cui prevede l'onere per i creditori ex L. 24/3/2001 n. 89, a pena di decadenza, di presentazione o rinnovo dell'autodichiarazione atteso che trattasi di eccessivi, ingiustificati e sproporzionati ostacoli all'esercizio di un diritto e all'ottenimento dell'equa riparazione e, quindi, alla “pienezza ed effettività” dei crediti previsti, tra l'altro, non per tutti i creditori ma soltanto per quelli ex L. 24/3/2001 n. 89. È pur vero che la Consulta, in relazione all'onere per i creditori ex L. 24/3/2001 n. 89 di presentazione dell'autodichiarazione:
Solo che tale decisione ha preso in esame l'art. 5-sexies, L. 24/3/2001 n. 89, nella precedente versione e, cioè, quella che non prevedeva né l'onere di presentazione dell'autodichiarazione a pena di decadenza, né termini perentori di adempimento così brevi. Efficacia del D.L. 117/2025 L’art. 11 D.L. 8/8/2025 n. 117 ha previsto che “il decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana…”. Il D.L. 8/8/2025 n. 117 (in Gazz. Uff. 8/8/2025 n. 1839), pertanto, è entrato in vigore il 9/8/2025 e, ai sensi dell’art. 77, comma 3, Cost., perderà di efficacia sin dall’inizio (ex tunc), se non sarà convertito in legge entro sessanta giorni dalla sua pubblicazione e, cioè, entro il 7/10/2025. Questa perdita di efficacia, secondo l’orientamento consolidato della S.C., deve ritenersi estesa anche alle norme del decreto legge non convertite o escluse dalla conversione per effetto di emendamenti soppressivi o sostitutivi contenuti nella legge di conversione, sicché le dette disposizioni soppresse sono da ritenersi, anche per il passato, irreversibilmente inesistenti (Cass. 15/2/2019 n. 4533; Cass. 6/3/2018 n. 5158; Cass. 26/5/2005 n. 11186). L’art. 77, comma 3, secondo alinea, Cost., tuttavia, prevede che le camere “possono…regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti”. Leggi anche “Equa riparazione: stop alle azioni esecutive e ai giudizi di ottemperanza per 2 anni” |