Reati in condominio: il singolo condomino è legittimato a proporre querela per reati commessi sulle parti comuni?

La Redazione
11 Settembre 2025

Come evidenziato dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 30472/2025, “il condominio non è persona giuridica distinta rispetto all'unione delle persone fisiche comproprietarie, bensì uno strumento di gestione collegiale degli interessi comuni dei condomini diretto all'amministrazione ed al buon uso delle cose comuni […] non suscettibile, in quanto tale, di essere portatore di propri autonomi interessi direttamente protetti dall'ordinamento penale”.

Parte ricorrente impugnava la sentenza con cui la Corte d'appello di Palermo confermava la sua condanna ex artt. 110 e 614 c.p. per violazione di domicilio, rilevando, tra i diversi motivi di impugnazione, l'improcedibilità della querela del singolo condomino, in quanto questa spetta solo all'amministratore o alla totalità dei condomini nel caso di reati commessi a danno delle parti comuni dell'edificio.

La Suprema Corte, richiamando, invece, un'evoluzione giurisprudenziale costante, ha, ribadito che il singolo condomino è legittimato, in via concorrente o surrogatoria rispetto all'amministratore, a proporre querela per reati commessi a danno del patrimonio comune: ciò è desumibile dalla natura del diritto di comproprietà che ogni condomino vanta sulle parti comuni, cui consegue che ciascuno possa agire in giudizio anche in assenza di una specifica deliberazione assembleare. D'altra parte, il condominio non gode di personalità giuridica distinta dal complesso delle persone fisiche che ne fanno parte. Pertanto, non può essere portatore di interessi autonomi, direttamente protetti dall'ordinamento.

La Cassazione ha sottolineato anche che l'amministratore è titolare di poteri-doveri per la conservazione delle parti comuni (art. 1130 c.c.), inclusi quelli di proporre querela, anche senza specifico mandato assembleare, quando ciò sia necessario a fini conservativi del pieno diritto dei condomini sulle parti comuni.

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