Inammissibile il ricorso per cassazione apparente o “non motivo”
05 Settembre 2025
La vicenda esaminata riguardava una controversia in materia di risarcimento dei danni causati dalla distruzione della merce trasportata su un Iveco. Tizio, in particolare, quale danneggiato, conveniva in giudizio avanti al Giudice di Pace il proprietario e conducente del veicolo e la compagnia assicurativa, chiedendo la condanna in solido di entrambi al risarcimento dei danni. Il Giudice di Pace rigettava la domanda attorea, con sentenza confermata in grado di appello dal tribunale. Avverso detta sentenza Tizio proponeva ricorso per cassazione, censurando la sentenza di appello nella parte in cui il giudice lo aveva condannato alle spese del doppio grado di giudizio già celebrato. Sosteneva che, nel caso il suo ricorso fosse stato accolto e la sua domanda fosse stata riconosciuta come fondata dal giudice del rinvio, la condanna alle spese sarebbe stata illegittima a causa della violazione dei principi che regolano le spese processuali. La Corte di cassazione, nella sentenza dell'8 agosto 2025, n. 22865, ha dichiarato il motivo inammissibile. Secondo giudici, infatti, il ricorrente non ha articolato alcun autonomo e specifico vizio di legittimità della statuizione sulle spese, ma ha prospettato la caducazione della stessa (e della condanna al pagamento del doppio contributo unificato) alla stregua di “res sperata”, cioè quale conseguenza dell'accoglimento del ricorso. Il motivo, pertanto, si presenta alla stregua di un "non motivo" (Cass. n. 17330/2015; Cass. n. 22478/2018; Cass. n. 34412/2022) All'inammissibilità del ricorso consegue la condanna di parte ricorrente alla rifusione delle spese sostenute da parte resistente, nonché la declaratoria della sussistenza dei presupposti processuali per il pagamento dell'importo, previsto per legge ed indicato in dispositivo, se dovuto (Cass., sez. un., n. 4315/2020). |