Giornate di “lavoro effettivo” e diritto alla NASPI

03 Settembre 2025

L’art. 3, comma 1, lett. c), del d.lgs. n. 22/2015 può essere interpretato nel senso che, ai fini del computo delle trenta giornate di lavoro effettivo, possono essere considerate anche le giornate non effettivamente lavorate per legittima sospensione del rapporto di lavoro?

Nell'interpretare l'art. 3, comma 1, lett. c), del d.lgs. n. 22/2015, la giurisprudenza di legittimità ha affermato che il requisito delle trenta giornate di lavoro effettivo nei 12 mesi precedenti l'inizio della disoccupazione è integrato anche in presenza di giornate di ferie e/o di riposo retribuito, le quali, costituendo pause periodiche della prestazione lavorativa, finalizzate al recupero delle energie psico-fisiche del lavoratore, rappresentano momenti necessariamente connaturati al normale svolgimento del rapporto di lavoro e, dunque, indisgiungibili dall'effettiva e concreta esecuzione delle mansioni. Tale interpretazione è legata alla locuzione “lavoro effettivo”, la quale deve essere intesa nella sua accezione strettamente giuridica, che non coincide l'attività materiale svolta dal lavoratore; infatti, dal punto di vista giuridico, la prestazione di lavoro va considerata “effettiva” non solo nel momento in cui è concretamente eseguita, ma anche durante le sue pause fisiologiche. Durante i periodi di sospensione del rapporto di lavoro, invece, sebbene non possa parlarsi di “lavoro effettivo”, tuttavia è necessario ritenere che tali sospensioni, costituendo effetto precipuo della protezione che l'art. 38 Cost. attribuisce ad obiettive situazioni impeditive dello svolgimento della prestazione lavorativa per cause non imputabili al lavoratore, non debbano ridondare in un danno per lo stesso dipendente, impedendogli il godimento della prestazione di disoccupazione. Diversamente opinando il lavoratore verrebbe ad essere pregiudicato nei suoi diritti di natura previdenziale anche esercitando legittime prerogative garantite dalla legge o dai contratti collettivi. Pertanto, l'unica soluzione costituzionalmente possibile consiste nel ritenere che tali periodi debbano essere “neutralizzati”, nel senso che di essi non si deve tener conto nel computo del periodo di riferimento di 12 mesi di cui sopra. In sintesi, dunque, il requisito delle trenta giornate di “lavoro effettivo” risulta integrato, oltre che dai giorni di ferie, da ogni atra giornata che dia luogo al diritto del lavoratore alla retribuzione e alla relativa contribuzione, ma  ai fini del computo dei 12 mesi che precedono l'inizio del periodo di disoccupazione devono essere neutralizzati i periodi di sospensione del rapporto di lavoro per cause tutelate dalla legge (o dalla contrattazione collettiva), impeditive delle reciproche prestazioni. (Cfr.: Cass., sez. lav., 12 giugno 2025, n. 15660).

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