I nuovi compiti notarili in materia di volontaria giurisdizione

Lorenzo Balestra
03 Settembre 2025

Con il presente contributo si intende analizzare, anche se sommariamente, la nuova disciplina introdotta dalla riforma Cartabia sulle attribuzioni notarili in materia autorizzativa nella volontaria giurisdizione, evidenziando le principali problematiche interpretative che la novella ha fatto emergere, così da fornirne un quadro per quanto possibile unitario, toccandone i punti essenziali e di maggior interesse.

Inquadramento

Il presente contributo mira a fornire un quadro complessivo, anche se sintetico, delle nuove funzioni notarili in materia di volontaria giurisdizione.

La riforma del processo civile introdotta con il d.l.gs. n.  149/2022 ha previsto, all'art. 21, alcune attribuzione ai notai in materia di volontaria giurisdizione (il successivo correttivo, introdotto con il d.l.gs. n. 164/2024, ha, poi, apportato alcune minime modifiche senza, però, incidere significativamente sull'impianto normativo originario).

La previsione delle nuove competenze notarili in materia di volontaria giurisdizione può ben definirsi come una riforma "epocale" che attribuisce maggiori responsabilità al notaio come pubblico ufficiale.

Si tratta di una giurisdizione costituzionalmente non necessaria, quindi delegabile ai notai.

L'obiettivo è la "semplificazione, speditezza e razionalizzazione del processo civile" (mutuando le parole della Relazione illustrativa al decreto legislativo).

Viene previsto un sistema cosiddetto del "doppio binario"; infatti, la competenza del giudice rimane ferma e non viene soppressa ma a questa si affianca la nuova competenza notarile in materia di autorizzazioni: in sostanza le parti possono scegliere se rivolgersi al giudice o al notaio.

Sotto il profilo soggettivo e oggettivo, l'attività notarile autorizzativa si rivolge ad atti ove partecipino minori, interdetti, inabilitati o beneficiari di amministrazione di sostegno e ad atti aventi ad oggetto beni ereditari.

Non ci sono limitazioni territoriali per il notaio, a differenza della competenza giudiziaria.

La competenza a rilasciare autorizzazioni è esclusiva in capo al notaio rogante: solo il notaio incaricato della stipula dell'atto può rilasciare l'autorizzazione mentre è dubbio se altri notai possano utilizzare l'autorizzazione rilasciata da diverso notaio per i propri rogiti, come si avrà modo di analizzare in seguito.

Non in tutte le materie può intervenire il notaio, restano infatti di competenza esclusiva del giudice le autorizzazioni per promuovere, rinunciare, transigere o compromettere in arbitri giudizi; la continuazione dell'impresa commerciale; la materia familiare (patrimoni familiari, beni dotali pre-riforma); le autorizzazioni ex artt. 181-182 c.c. (rifiuto del consenso del coniuge, lontananza o impedimento); casi di assenza e scomparsa; comunione e divisione ereditaria con nascituro non concepito.

Si ritiene, anche, che il notaio possa nominare un curatore speciale, come si avrà modo di analizzare in seguito.

Si riporta l'art. 21 del citato d.lgs. che prevede:

Articolo 21

Attribuzione ai notai della competenza in materia di autorizzazioni relative agli affari di volontaria giurisdizione

1. Le autorizzazioni per la stipula degli atti pubblici e scritture private autenticate nei quali interviene un minore, un interdetto, un inabilitato o un soggetto beneficiario della misura dell'amministrazione di sostegno, ovvero aventi ad oggetto beni ereditari, possono essere rilasciate, previa richiesta scritta delle parti, personalmente o per il tramite di procuratore legale, dal notaio rogante.

2. Il notaio può farsi assistere da consulenti, ed assumere informazioni, senza formalità, presso il coniuge, i parenti entro il terzo grado e agli affini entro il secondo del minore o del soggetto sottoposto a misura di protezione, o nel caso di beni ereditari, presso gli altri chiamati e i creditori risultanti dall'inventario, se redatto. Nell'ipotesi di cui all'articolo 747, quarto comma, del codice di procedura civile deve essere sentito il legatario.

3. Ove per effetto della stipula dell'atto debba essere riscosso un corrispettivo nell'interesse del minore o di un soggetto sottoposto a misura di protezione, il notaio, nell'atto di autorizzazione, stabilisce il modo di reimpiego del medesimo (1).

4. L'autorizzazione è comunicata, a cura del notaio, anche ai fini dell'assolvimento delle formalità pubblicitarie, alla cancelleria del tribunale che sarebbe stato competente al rilascio della corrispondente autorizzazione giudiziale e al pubblico ministero presso il medesimo tribunale.

5. L'autorizzazione può essere impugnata innanzi all'autorità giudiziaria secondo le norme del codice di procedura civile applicabili al corrispondente provvedimento giudiziale. La cancelleria dà immediata comunicazione al notaio dell'impugnazione proposta e del provvedimento che definisce il giudizio (2).

6. Le autorizzazioni acquistano efficacia decorsi venti giorni dalle comunicazioni previste dal comma 4 senza che sia stato proposto reclamo. Esse possono essere in ogni tempo modificate o revocate dal giudice tutelare, ma restano salvi i diritti acquistati in buona fede dai terzi in forza di convenzioni anteriori alla modificazione o alla revoca. Il provvedimento del giudice tutelare è comunicato al notaio che ha rilasciato l'autorizzazione, a cura della cancelleria (3).

7. Restano riservate in via esclusiva all'autorità giudiziaria le autorizzazioni per promuovere, rinunciare, transigere o compromettere in arbitri giudizi, nonché per la continuazione dell'impresa commerciale.

[1] Comma modificato dall'articolo 6, comma 10, lettera b), numero 1), del d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164, con applicazione ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023.

[2] Comma modificato dall'articolo 6, comma 10, lettera b), numero 2), del d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164, con applicazione ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023.

[3] Comma modificato dall'articolo 6, comma 10, lettera b), numero 3), del d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164, con applicazione ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023.

Accanto a questa corposa previsione normativa, poi, sempre in materia di volontaria giurisdizione, la riforma Cartabia (art. 22) ha anche modificato l'art. 56 della legge notarile (l. 89/1913) prevedendo che l'interprete, il cui intervento è necessario per la parte dell'atto notarile che sia sorda e non sappia leggere, possa essere nominato, oltre che dal presidente del tribunale anche dal notaio rogante stesso: “Se alcuna delle parti è interamente priva dell'udito, essa deve leggere l'atto e di ciò si farà menzione nel medesimo. Ove il sordo non sappia leggere, deve intervenire all'atto un interprete, che sarà nominato dal presidente del tribunale o dal notaio individuato per la stipula dell'atto tra le persone abituate a trattare con esso e che sappia farsi intendere dal medesimo con segni e gesti. L'interprete deve avere i requisiti necessari per essere testimone, e prestare giuramento, giusta il primo capoverso dell'art. 55. Può essere scelto fra i parenti e gli affini del sordo, e non può adempiere ad un tempo l'ufficio di testimone o di fidefaciente. Egli deve sottoscrivere l'atto, secondo il disposto dei numeri 10 e 12 dell'articolo 51.” (Art. 56, l. 89/1913).

Ambito di applicazione

Pare opportuno, in via preliminare, riassumere in modo sintetico i punti essenziali della normativa così da averne un quadro descrittivo di insieme:

a) Il notaio rogante può rilasciare autorizzazioni per:

- Atti pubblici e scritture private autenticate in cui interviene un minore

- Atti in cui interviene un interdetto

- Atti in cui interviene un inabilitato

- Atti in cui interviene un beneficiario di amministrazione di sostegno

- Atti aventi ad oggetto beni ereditari

b) Procedura di richiesta (art. 21, comma 1):

- La richiesta deve essere presentata in forma scritta

- Può essere presentata dalle parti personalmente o tramite procuratore legale

- Va indirizzata al notaio che dovrà rogare l'atto

c) Poteri istruttori del notaio (art. 21, comma 2):

Il notaio può:

- Farsi assistere da consulenti

- Assumere informazioni senza formalità da: coniuge, parenti entro il terzo grado, affini entro il secondo grado del minore o del soggetto sottoposto a misura di protezione
- Nel caso di beni ereditari: altri chiamati e creditori risultanti dall'inventario

- Nel caso previsto dall'art. 747 c.p.c., deve essere sentito il legatario

d) Obblighi specifici del notaio (art. 21, comma 3):

- In caso di riscossione di corrispettivi nell'interesse del minore o soggetto protetto, il notaio deve stabilire nell'atto di autorizzazione le modalità di reimpiego delle somme

e) Comunicazioni obbligatorie (art. 21, comma 4):

Il notaio deve comunicare l'autorizzazione:

- Alla cancelleria del tribunale competente (quello che sarebbe stato competente per l'autorizzazione giudiziale)

- Al Pubblico Ministero presso il medesimo tribunale

- La comunicazione serve anche per le formalità pubblicitarie

f) Impugnazione e controllo giudiziale (art. 21, comma 5):

- L'autorizzazione è impugnabile davanti all'autorità giudiziaria

- Si applicano le norme del codice di procedura civile previste per il corrispondente provvedimento giudiziale

- La cancelleria deve comunicare immediatamente al notaio: l'impugnazione proposta e il provvedimento che definisce il giudizio

g) Efficacia dell'autorizzazione (art. 21, comma 6):

- L'autorizzazione diventa efficace dopo 20 giorni dalle comunicazioni previste

- Il giudice tutelare può in ogni momento modificare o revocare l'autorizzazione

- Restano salvi i diritti acquistati in buona fede dai terzi prima della modifica o revoca

- Il provvedimento del giudice tutelare va comunicato al notaio

h) Limiti alle competenze notarili (art. 21, comma 7):

Restano di competenza esclusiva dell'autorità giudiziaria le autorizzazioni per:

- Promuovere giudizi

- Rinunciare a giudizi

- Transigere

- Compromettere in arbitri

- Continuare l'impresa commerciale

i) La forma

Anche se la norma non lo esprime chiaramente, dal tenore letterale dell'art. 21 citato e dalla disciplina nel suo complesso, è evidente che l'autorizzazione debba avere forma scritta, anche se non dovrà necessariamente risultante da atto pubblico, non trattandosi di atto ricevuto da notaio in senso proprio.

Di conseguenza non si applicheranno le norme previste dalla legge notarile che impongono l'iscrizione dell'atto a repertorio e a raccolta; sussisterà, però, pur se non obbligatoria, la necessità che la stessa autorizzazione venga allegata unitamente alla relativa istanza, in originale, all'atto pubblico o alla scrittura privata autenticata cui si riferisce.

Vi è infatti l'evidente esigenza che l'autorizzazione (unitamente all'istanza con la quale si richiede al notaio) sia conservata, cosa che per i provvedimenti giudiziari è garantita dalla loro reperibilità presso la competente cancelleria, mentre così non sarebbe per le autorizzazioni rilasciate dal notaio (si consideri anche che l'allegazione è stata sancita dal Consiglio Nazionale del Notariato come espresso obbligo deontologico).

La forma dell'autorizzazione, poi, non potrà esser quella di un atto giudiziario, ad es. del decreto, che è forma tipica dei provvedimenti giudiziari: consisterà, quindi, in un atto autorizzativo ai sensi della normativa in questione.

Le questioni giuridiche 

La riforma, se da un lato ha introdotto un doppio binario teso a velocizzare e razionalizzare la funzione della volontaria giurisdizione, ha anche prodotto alcune problematiche che dovranno essere oggetto di attenta analisi da parte della dottrina e della giurisprudenza.

Di seguito si indicheranno alcune questioni che hanno destato un particolare interesse applicativo.

a) Le eventuali limitazioni territoriali

Innanzitutto ci si è domandato se il notaio richiesto del rilascio di un'autorizzazione in materia di volontaria giurisdizione, incontrasse delle limitazioni territoriali nell'espletamento di questa funzione.

Dobbiamo, innanzitutto, chiederci quale sia la diversa struttura degli organi in questione: il giudice da un lato ed il notaio dall'altro.

Il potere del giudice è regolato da una competenza territoriale ben precisa affinché vi siano delle norma che, a priori, stabiliscano quale sia il giudice competente a decidere in una determinata situazione; in questo modo si è voluto evitare che il soggetto agente possa, per così dire, scegliersi il giudice in via autonoma, optandosi, così, per il principio del giudice precostituito per legge a conoscere di una determinata controversia e ciò per assicurare massima trasparenza alla funzione giurisdizionale.

Al contrario, il notaio, è organo dotato di competenza priva di limitazioni territoriali.

Il suo ministero non si rivolge a situazioni di conflitto ma è, per così dire, un garante dell'applicazione del diritto.

Se queste premesse sono corrette, è evidente che la competenza del notaio nel rilasciare autorizzazioni in materia di volontaria giurisdizione non sarà limitata da alcun ambito territoriale ma potrà svolgersi in riferimento ad un atto da lui ricevuto per tutto il territorio nazionale (ricevuto, ovviamente, nel proprio distretto di competenza).

La comunicazione dell'autorizzazione notarile prevista dal quarto comma dell'art. 21 in questione, assolve, infatti, unicamente al profilo dell'efficacia della stessa, decorsi i termini per la sua eventuale impugnazione.

b) Utilizzabilità dell'autorizzazione da parte di notaio diverso

Altra questione riguarda il fatto se, una volta rilasciata l'autorizzazione alla stipula, ad esempio, di un atto di vendita di un bene di un soggetto incapace, sia possibile utilizzare tale autorizzazione da parte di altro notaio, diverso da quello che l'abbia rilasciata.

Dobbiamo riferirci all'art. 21 del d.lgs. n. 149/2022 che ha regolato la materia.

Il comma 1 di questo articolo così recita: “Le autorizzazioni per la stipula degli atti pubblici e scritture private autenticate nei quali interviene un minore, un interdetto, un inabilitato o un soggetto beneficiario della misura dell'amministrazione di sostegno, ovvero aventi ad oggetto beni ereditari, possono essere rilasciate, previa richiesta scritta delle parti, personalmente o per il tramite di procuratore legale, dal notaio rogante”.

Dalla lettera della norma, quindi, parrebbe evidente lo stretto collegamento fra l'esercizio del ministero notarile e l'autorizzazione di volontaria giurisdizione.

Se così è, si deve concludere che l'autorizzazione rilasciata dal notaio possa essere utilizzata solo dallo stesso pubblico ufficiale che l'abbia rilasciata ed in tal senso si esprime la maggioranza della dottrina notarile.

Tuttavia, alcune considerazioni, potrebbero porre in dubbio tale assunto.

Infatti, il collegamento con il notaio rogante è evidentemente posto per il fatto che il potere autorizzatorio del notaio non è generale (egli non è organo giudicante in senso assoluto), ma escludere l'utilizzabilità di una autorizzazione già rilasciata porta a considerare che le valutazioni sulla opportunità del rilascio della stessa siano collegate al fatto che la stipula la faccia lo stesso notaio autorizzante.

Una volta emessa l'autorizzazione, in un momento in cui vi era il collegamento con l'attività notarile, l'autorizzazione dovrebbe assumere “vita propria”; poniamo il caso in cui il notaio incaricato dell'atto rilasci l'autorizzazione e successivamente, per ragioni di varia natura, la parte decida di cambiare notaio per la stipulazione dell'atto; in tal caso il nuovo notaio incaricato dovrebbe rilasciare di nuovo altra autorizzazione.

E che dire nel caso in cui l'autorizzazione sia stata rilasciata da notaio poi deceduto o, nel frattempo, andato in pensione, fattispecie sulla quale la stessa dottrina notarile discute.

Si potrebbe pensare, quindi, non senza tema di smentite, che il collegamento con il rilascio dell'autorizzazione notarile sia necessario solo al momento del suo rilascio ma una volta che l'autorizzazione si sia formata, questa viva di “vita propria” e sia, quindi, spendibile anche presso un altro pubblico ufficiale.

c) I beni ereditari e il parere del giudice tutelare

Ancora, vi è il problema se nel caso di vendita di beni “ereditari” di un soggetto incapace l'autorizzazione rilasciata dal notaio, in osservanza della nuova normativa introdotta dalla riforma Cartabia, sia sufficiente o si renda necessario anche il parere del Giudice Tutelare come previsto dall'art. 747 c.p.c., non toccato dalla riforma.

Prima della riforma Cartabia, infatti, le autorizzazioni di volontaria giurisdizione erano appalto esclusivo del Giudice Tutelare e del Tribunale, secondo una ripartizione sostanzialmente barocca e sovrabbondante che costringeva l'operatore del diritto a fare la spola fra i due organismi a seconda della provenienza del bene e del tipo di attività da compiere.

Ora, con questa nuova disciplina, viene investito il notaio per il rilascio di autorizzazioni in materia di volontaria giurisdizione limitatamente ad attività da compiere collegate con il suo ministero.

La facoltà di utilizzare l'autorizzazione notarile non toglie di mezzo, tuttavia, il potere autorizzatorio del giudice che rimane alternativo a quello notarile, tanto che si parla, come già detto, di “doppio binario”.

Limitandoci al problema qui da analizzare si deve, innanzitutto, osservare il disposto del primo comma dell'art. 21 citato il quale si riferisce alle autorizzazioni necessarie per la stipula degli atti pubblici e delle scritture private autenticate nelle quali intervenga un minore, un interdetto, un inabilitato o un soggetto beneficiario della misura dell'amministrazione di sostegno oppure relative ad atti che hanno ad oggetto beni ereditari, anche non appartenenti a persone incapaci (o per meglio dire, soggetti fragili); per fare alcuni esempi, si tratterà di accettazione in donazione di immobili, vendita/acquisto di immobili, permuta di immobili, divisione di immobili, accettazione di eredità.

Il problema nasce dal fatto che non è stato modificato il disposto dell'art. 747 c.p.c. ed inoltre dal fatto che l'autorizzazione del notaio non è esclusiva ma concorrente con quella giudiziale che permane nel sistema della volontaria giurisdizione.

Allo stato la problematica in questione, come molte altre in questa materia, sono state oggetto di valutazione da parte, soprattutto, della dottrina notarile, prima chiamata in causa ad esprimersi.

Pertanto, nel caso di autorizzazione riguardante incapaci, nonostante l'art. 747 c.p.c. stabilisca che il Tribunale delle successioni deve emettere provvedimento su parere del Giudice Tutelare, si può ritenere, con buona sicurezza, che il parere del Giudice Tutelare non sia necessario in caso di autorizzazione resa dal notaio rogante, il quale si sostituirà a tutti quei controlli propri dell'autorità giudiziaria: il notaio, infatti, valuterà sia le ragioni dei creditori ereditari che quelle relative all'interesse dell'incapace.

In questo senso sembra orientarsi la lettera della legge ove afferma che l'autorizzazione del notaio si riferisce anche ai casi di atti di disposizione “aventi ad oggetto beni ereditari” (vedi il disposto del primo comma dell'art. 21 del d.lgs. n. 149/2022).

Non solo, ma altro indice che conduce a tale interpretazione si rinviene nel secondo comma del detto art. 21 ove, in fine, si prevede che “Nell'ipotesi di cui all'articolo 747, quarto comma, del codice di procedura civile deve essere sentito il legatario.”.

L'inciso fa supporre che l'applicazione dell'art. 747 c.p.c., ove sia il notaio a rilasciare l'autorizzazione, trovi applicazione solamente e limitatamente a questa disposizione, contenuta nel quarto comma dell'articolo.

Le stesse considerazioni portano, altresì, ad affermare che ove si percorra la strada dell'autorizzazione giudiziale, il disposto dell'art. 747 c.p.c., troverà, invece, integrale applicazione.

Le elaborazioni dottrinali e giurisprudenziali future, poi, sapranno darci ulteriori spunti di riflessione.

Da segnalare sul punto, di recente, Corte appello Milano, sez. II, del 9 gennaio 2024 ove, intervenuta a decidere sulla necessità del parere del Giudice Tutelare in materia di beni ereditari in caso di presenza di soggetti incapaci, ha affermato che “Ai fini del rilascio dell'autorizzazione notarile alla vendita dei beni ereditari, in caso di persone incapaci non è necessario il preventivo parere del giudice tutelare previsto dall'art. 747, comma 2, c.p.c.”, fornendo un'interpretazione funzionale della novella nel senso qui prospettato.

d) Il contributo unificato

Ulteriore problema interpretativo, poi, si riferisce al fatto che l'autorizzazione notarile alla stipula di un atto ove intervenga un minore, un interdetto, un inabilitato o un soggetto beneficiario della misura dell'amministrazione di sostegno, ovvero avente ad oggetto beni ereditari, che deve essere depositata presso la cancelleria del tribunale che sarebbe competente ad emettere l'autorizzazione, debba, poi, scontare il pagamento del contributo unificato ai sensi del d.p.r. 115/2002.

A mente del comma 4, art. 21, del d.l.vo 149/2022: “L'autorizzazione è comunicata, a cura del notaio, anche ai fini dell'assolvimento delle formalità pubblicitarie, alla cancelleria del tribunale che sarebbe stato competente al rilascio della corrispondente autorizzazione giudiziale e al pubblico ministero presso il medesimo tribunale.

Sorge il problema, quindi, se tale deposito sia soggetto al pagamento del contributo unificato relativo alle spese di giustizia, come previsto dal d.p.r. 115/2002.

Sul punto, dopo alterne posizioni in merito, è intervenuta una circolare del 2 maggio 2023 del Dipartimento per gli affari di giustizia Direzione Generale degli Affari Interni - Ufficio I Reparto I - Servizi relativi alla Giustizia Civile la quale ha fornito adeguata risposta al problema.

Dalla circolare si evince che il deposito dell'autorizzazione notarile presso la cancelleria del tribunale ha lo scopo di assolvere a funzioni pubblicitarie (ad es. annotazione dell'autorizzazione nel registro delle tutele, ai sensi dell'art. 48 disp. att. c.c.), di permettere al giudice tutelare di eventualmente modificare o revocare l'atto, sulla falsariga di quanto previsto dall'art. 742 c.p.c. (fatti salvi i diritti acquistati in buona fede dai terzi in forza di convenzioni anteriori alla modificazione o alla revoca), e al pubblico ministero ai fini dell'eventuale proposizione dell'impugnazione.

Osserva la circolare che il notaio, quale pubblico ufficiale, emette l'autorizzazione in materia di volontaria giurisdizione in virtù di un potere riconosciutogli direttamente dalla nuova norma di legge e non in virtù di provvedimento di delega dell'autorità giudiziaria; di conseguenza è escluso, in radice, che l'attività di che trattasi possa qualificarsi come giurisdizionale.

Con riferimento al d.p.r. n. 115/2002, che regolamenta le spese di giustizia, la circolare osserva che: “Deve rammentarsi che gli artt. 1 e 2 del d.p.r. n. 115/2002 stabiliscono l'ambito di operatività delle norme del Testo Unico delle spese di giustizia, prevedendo rispettivamente che “le norme del presente testo unico disciplinano le voci e le procedure di spesa dei processi: il pagamento da parte dell'erario, il pagamento da parte dei privati, l'annotazione e la riscossione” (art. 1, comma1), e che “Le norme del presente testo unico si applicano al processo penale, civile, amministrativo, contabile e tributario, con l'eccezione di quelle espressamente riferite dal presente testo unico ad uno o più degli stessi processi” (art. 2, comma 1).

Inoltre, l'art. 3 del d.p.r. n. 115/2002, al comma 1, lettera o), definisce “processo (è) qualunque procedimento contenzioso o non contenzioso di natura giurisdizionale”.

Ancora, sempre secondo l'impianto del citato Testo Unico, l'onere delle spese “degli atti processuali”, in base ai principi generali che regolano la materia delle spese di giustizia nel processo civile, ricade di regola sulla parte privata che propone la domanda (art.8, comma 1); il contributo unificato di iscrizione a ruolo è dovuto “per ciascun grado di giudizio, nel processo civile, (…)” (art.9, comma 1) ed è obbligata al pagamento del contributo unificato, nonché delle anticipazioni forfettarie “La parte che per prima si costituisce in giudizio, che deposita il ricorso introduttivo (…)” (art.14, comma 1; art.30, comma 1).

Dal complessivo impianto normativo qui riassunto emerge quindi con chiarezza che il presupposto necessario affinché sorga l'obbligo, per la parte privata, di sostenere le spese degli atti processuali, è che sia instaurato un processo dinanzi all'autorità giudiziaria.”

Per tutto quanto sopra considerato, la circolare ministeriale ritiene che l'autorizzazione resa dal notaio non configuri un provvedimento di natura giurisdizionale, pertanto, l'ufficio giudiziario, allorquando riceva la comunicazione dell'autorizzazione concessa dal notaio, non è tenuto a richiedere il pagamento del contributo unificato e, per le medesime ragioni, non si ritiene esigibile l'importo forfettario di cui all'art. 30 del medesimo Testo unico (l'anticipazione forfettaria per diritti di cancelleria attualmente indicata in €. 27,00).

Diversamente, ove l'autorizzazione notarile venga impugnata, come pure prevede la nuova normativa, la stessa impugnazione deve ritenersi soggetta al pagamento del contributo unificato previsto per i procedimenti in camera di consiglio, ai sensi dell'art. 13, comma 1, lett. b), d.p.r. n. 115/2002, con la maggiorazione prevista per i giudizi di impugnazione dall'art. 13 cit., comma 1-bis, fatte salve le esenzioni espressamente previste dalla legge, unitamente al pagamento delle anticipazioni forfettarie di cui all'art. 30 d.p.r. n. 115/2002 (i già indicati €. 27,00) e dei diritti di copia.

e) L'efficacia dell'autorizzazione notarile

Ulteriore questione è se le autorizzazioni in materia di volontaria giurisdizione emesse dal notaio, come previsto dalla riforma Cartabia (art. 21 del d.lgs. n. 149/2022) possano essere dichiarate immediatamente efficaci dal notaio ai sensi dell'art. 741 c.p.c.

La norma di riferimento (art. 21 del d.l.vo 149/2022) al comma sesto, così dispone: “Le autorizzazioni acquistano efficacia decorsi venti giorni dalle notificazioni e comunicazioni previste dai commi precedenti senza che sia stato proposto reclamo. Esse possono essere in ogni tempo modificate o revocate dal giudice tutelare, ma restano salvi i diritti acquistati in buona fede dai terzi in forza di convenzioni anteriori alla modificazione o alla revoca. Il provvedimento del giudice tutelare è comunicato al notaio che ha rilasciato l'autorizzazione, a cura della cancelleria”.

Per risolvere il problema interpretativo dobbiamo, ancora una volta, prima interrogarci sulla natura dell'autorizzazione rilasciata dal notaio in virtù dei nuovi poteri conferitigli in materia di volontaria giurisdizione.

Come è evidente il sistema del cosiddetto “doppio binario” pone l'alternativa dell'autorità giudiziaria o del notaio ai fini di poter ottenere un'autorizzazione alla stipula dell'atto cui accede l'autorizzazione stesa.

La natura dei due procedimenti, però, è differente.

Infatti, mentre il provvedimento autorizzativo emesso dal giudice ha tutti i crismi della giurisdizionalità e ad esso si applicano integralmente le norme in materia di procedimento in camera di consiglio e, nella specie, l'art. 741 c.p.c., l'autorizzazione notarile non è atto emanato da un'autorità giudiziaria e, pertanto, ad esso non sembrano applicabili integralmente le norme processuali relative.

Di conseguenza non potrà il notaio, in sede di rilascio dell'autorizzazione, disporre l'efficacia immediata del provvedimento utilizzando il disposto di cui all'art. 741, comma 2, c.p.c.

Pertanto, il notaio non potrà attribuire la provvisoria esecutorietà al provvedimento autorizzativo, né, si ritiene, modificarlo o revocarlo ai sensi dell'art. 742 c.p.c., prerogative tutte dell'organo giurisdizionale ma non del notaio, come si evince chiaramente sempre dal comma 6 dell'art. 21 citato a mente del quale la modifica o la revoca dell'autorizzazione notarile potrà essere effettuata solo dal giudice tutelare (si tralascia, in questa sede, tutta l'elaborazione dottrinale e giurisprudenziale sul profilo temporale della modificabilità e revocabilità dei provvedimenti di volontaria giurisdizione che incontrerebbe il suo limite nell'esecuzione dell'atto autorizzato: in questo senso vedi Cass. 18 febbraio 2022, n. 5474).

Altresì, sempre dalla lettera della norma, la proposizione del reclamo sospenderà l'esecutorietà del provvedimento notarile, sempre ai sensi del sesto comma dell'art. 21 del d.lgs. n. 149/2022.

f) Il reimpiego del prezzo

Il notaio, poi, stante quanto previsto dal terzo comma dell'art. 21 del d.lgs. n. 149/2022 (riforma Cartabia), ove  vi sia un corrispettivo a favore del minore o di un soggetto sottoposto a misura di protezione, dovrà determinare il reimpiego del prezzo (ciò è stato specificato a seguito del correttivo apportato dal d.lgs. n. 164/2024 ove prima era usato il termine generico “cautele”) e ciò sembra debba fare anche nel caso di amministrazione di beni ereditari (come prevede anche l'art. 748 c.p.c.), sempre per espressa previsione della riforma, dato che il comma 1 del citato art. 21 attribuisce al notaio poteri autorizzatori anche nel caso di amministrazione di beni ereditari.

g) La nomina del curatore speciale

Un'altra questione riguarda la possibilità, per il notaio, di nominare il curatore speciale con provvedimento contestuale a quello autorizzativo.

L'esigenza si può prospettare, ad esempio, ove ricorra un conflitto di interessi ai sensi dell'art. 320 c.c., sesto comma; oppure ai sensi dell'art. 321 c.c. ove vi sia l'inerzia dei genitori esercenti la responsabilità genitoriale; oppure ai sensi dell'art. 347 c.c. nel caso in cui venga nominato un tutore per più fratelli minorenni e si verifichi una situazione di conflitto; ancora ai sensi dell'art. 360, comma 2, c.c., ove vi sia conflitto di interessi in capo al protutore; oppure nel caso previsto dall'art. 394, comma 4, c.c., ove vi sia conflitto di interessi fra l'emancipato e il curatore; oppure ai sensi dell'art. 424 c.c., comma 1, con riferimento alla tutela ed alla curatela in generale.

Il problema sorge per il fatto che la nuova normativa (art. 21 citato) abilita il notaio a rilasciare l'autorizzazione per la stipula di un atto mentre la nomina del curatore speciale è prodromica alla stipula stessa.

Seguendo questa impostazione sarebbe, allora, necessario munirsi della nomina del curatore speciale in sede giudiziale per poi richiedere l'autorizzazione alla stipulazione al notaio da parte del nominato curatore ove questi non voglia rivolgersi sempre al giudice.

È evidente, però, che seguire un iter così tortuoso travolgerebbe lo spirito stesso della riforma che, invece di deflazionare il carico giudiziario e spostare l'ambito autorizzativo in capo al notaio, creerebbe una evidente distonia applicativa, ancor più nel caso in cui l'istanza fosse volta a richiedere congiuntamente sia la nomina del curatore speciale, sia l'autorizzazione alla stipulazione dell'atto notarile.

Il notaio, infatti, nel nominare il curatore speciale effettuerebbe la stessa valutazione in merito all'autorizzazione a compiere l'atto ed in merito all'esistenza o meno di un conflitto di interessi; ragionando diversamente, come già detto sopra, si dovrebbero interpellare due soggetti, il giudice ed il notaio, per compiere sostanzialmente la medesima valutazione con evidente dispendio di energie ed eventuale disomogeneità di valutazione.

Un indice sistematico di un'interpretazione estensiva, poi, si potrebbe trovare nella stessa normativa dettata dal citato art. 21, ove, al comma 3, dispone che ove per effetto della stipula dell'atto debba essere riscosso un corrispettivo nell'interesse del minore o di un soggetto sottoposto a misura di protezione, il notaio, nell'atto di autorizzazione, stabilisce il modo di reimpiego del medesimo.”

A ben vedere anche una tale determinazione da parte del notaio non si riferisce strettamente all'autorizzazione alla stipula dell'atto ma si riferisce ad un più vasto potere di gestione amministrativa della giustizia (così intendendo la volontaria giurisdizione) di cui si trova traccia anche nella legge delega 206/2021 ove, all'art. 1, comma 13, punto b), prescrive che vengano attribuite al notaio funzioni amministrative nella volontaria giurisdizione.

A questo punto, se si può ritenere ammessa la facoltà da parte del notaio di nominare il curatore speciale contestualmente nel provvedimento autorizzativo alla stipulazione dell'atto, bisogna anche chiedersi se analogo potere possa essere espresso con autorizzazione separata ove questa sia richiesta con apposita e separata istanza.

Se, infatti, da un lato si può fondatamente sostenere che le medesime ragioni sopra indicate per la nomina contestuale siano presenti anche nel caso di nomina del curatore speciale con atto separato, bisogna riflettere sul fatto che una tale nomina potrebbe essere inutiliter data ove il curatore, poi, ritenesse di rivolgersi ad altro notaio o addirittura volesse adire il giudice per richiedere l'autorizzazione alla stipula.

In questo caso, a parere di chi scrive e non senza tema di smentita, la nomina separata del curatore speciale perderebbe quell'aderenza all'atto da stipularsi ed alla sua autorizzazione, condizione necessaria affinché l'attività del notaio possa ritenersi operante, il che sconsiglierebbe una richiesta in tal senso e, da parte del notaio, il rilascio di un provvedimento di sola nomina del curatore speciale.

Senza contare il problema, sempre aperto, circa la possibilità che l'autorizzazione rilasciata da un notaio possa essere spesa innanzi ad un notaio differente, come spiegato sopra, ove il curatore nominato decida, poi, di rivolgersi altrove per la stipulazione.

h) Un caso particolare: il contratto per persona da nominare

Altro aspetto da valutare è quello relativo ad un'ipotesi particolare che si può verificare nella pratica; ad esempio si pensi al caso, forse il più frequente, di un acquisto da parte di un soggetto incapace (totalmente o parzialmente) quale nominato nell'ambito di una fattispecie di contratto per persona da nominare.

Tralasciando gli espressi divieti di legge contenuti negli artt. 323, 378 e 411 c.c., ad esempio, il venditore (promittente) vende ad un soggetto (stipulante) che acquista per sé o per persona da nominare; ipotizziamo, poi, che la persona nominata sia il figlio minore che, subentrando nel contratto di vendita, debba accettare la nomina e debba anche corrispondere il prezzo d'acquisto magari con denaro depositato sul suo conto corrente, oppure si pensi al caso in cui il prezzo venga corrisposto direttamente dal genitore integrandosi, in questo modo, una donazione indiretta del bene.

In ambedue i casi, sussistendo un evidente conflitto di interessi, dovrà essere nominato un curatore speciale ai sensi dell'art. 320 c.c.: infatti, sia nel caso in cui il prezzo venga corrisposto con denaro del minore che nel caso in cui venga corrisposto direttamente dal genitore, si prefigurerà una situazione di conflitto di interessi, come insegna la costante dottrina e giurisprudenza (in questi casi è stata elaborata una complessa struttura teorica che coinvolge anche i riflessi della donazione, diretta o indiretta, fatta dal genitore al figlio e che non è possibile qui riportare).

Stante quanto sopra, ove si ritenga che il notaio possa procedere alla nomina del curatore speciale, questo dovrà essere autorizzato ad accettare la nomina e, stante quanto detto sopra, non sussisteranno particolari problemi.

Nel caso in cui, però, il prezzo sia corrisposto con denaro proprio del minore, ci si deve chiedere se il notaio possa autorizzare anche l'impiego del denaro del minore stesso (cosa che potrebbe fare il giudice).

Il problema nasce sempre dall'ambito del potere notarile che deve sempre essere circoscritto a quanto necessario al compimento dell'atto non avendo egli una potestà decisionale pari a quella dell'organo giudiziario.

Se questo è il problema si può ritenere, però, che il potere del notaio si estenda a tutte quelle autorizzazioni connesse alla stipulazione dell'atto che è chiamato a ricevere e il pagamento del prezzo certamente rientra tra queste; come anche detto sopra, il principio della omogeneità della funzione autorizzatoria notarile impone di comprendere tutte quelle facoltà necessarie per il raggiungimento dello scopo, altrimenti, sempre come sottolineato in precedenza, ci si potrebbe trovare di fronte alla necessità di operare uno sdoppiamento delle autorizzazioni per il medesimo contesto creando un'eventuale difformità di valutazioni ed un appesantimento della struttura autorizzativa che è proprio quello che il legislatore ha voluto evitare.

Anche il dato normativo non sembra vietarlo.

Infatti, il comma 1 dell'art. 21 citato si riferisce alle “autorizzazioni” (quindi a tutte le autorizzazioni necessarie) per la stipula degli atti.

Il comma 3 dello stesso articolo prevede, addirittura, che il notaio stabilisca le modalità di reimpiego del prezzo che è attività certamente al di fuori di quanto necessario per il ricevimento dell'atto notarile in senso stretto, mentre, nel nostro caso, il pagamento del prezzo è attività strettamente collegata al ricevimento dello stesso.

Infine, il comma 7 del medesimo articolo indica espressamente le materie ove vi sia la competenza esclusiva del giudice e fra queste non rientra certamente l'autorizzazione in questione.

Si può ammettere, pertanto, sempre con la cautela dovuta nella interpretazione di una normativa così complessa ed innovativa, che il notaio possa, nel caso di specie, contestualmente alla nomina del curatore speciale, autorizzare il medesimo anche al prelevamento delle somme dal conto del minore per il pagamento del prezzo di acquisto.

Le stesse considerazioni, poi, possono essere fatte in ipotesi simili ovi si ravvisi la necessità di emettere autorizzazioni aventi la stessa natura di quella qui esaminata.

i) Le impugnazioni

Il quinto comma dell'art. 21 citato prevede che “l'autorizzazione può essere impugnata innanzi all'autorità giudiziaria secondo le norme del codice di procedura civile applicabili al corrispondente provvedimento giudiziale”. La stessa norma prevede, poi, che la cancelleria dia immediata comunicazione al notaio dell'impugnazione proposta e del provvedimento che definisce il giudizio.

Il rinvio alle norme del codice di rito si riferisce al reclamo camerale esperibile nei confronti del corrispondete provvedimento giudiziale: si tratta degli artt. 739 e 740 c.p.c. che prevedono il reclamo ad opera delle parti e del Pubblico Ministero alla cui disciplina si rimanda, non essendo possibile analizzare, in questa sede, tutte le problematiche applicative della materia che sono state elaborate nel tempo; ovviamente non si porrà il problema previsto dall'art. 739 c.p.c. ove si stabilisce che “Del collegio non può far parte il giudice che ha emesso il provvedimento reclamato” ipotesi che per l'autorizzazione notarile non potrà certo verificarsi.

Con espresso riferimento all'autorizzazione notarile vi sono, però, alcune peculiarità che è bene evidenziare in questa sede, senza alcuna pretesa di completezza ma riferendoci solamente agli aspetti principali.

Innanzitutto, la norma richiamata prevede la reclamabilità dell'autorizzazione ma nulla dice in merito ad un eventuale diniego della stessa da parte del notaio, ipotesi astrattamente verificabile.

Infatti, il diniego consisterà nell'emissione di un provvedimento ove venga negata l'autorizzazione alla stipulazione dell'atto motivandone le ragioni e le circostanze: si tratterà, anche in questo caso, di un vero e proprio provvedimento alla stregua dell'analogo provvedimento che si avrebbe in sede giudiziale, come tale certamente reclamabile.

Anche nel silenzio della legge, non pare che esistano ragioni per negare la reclamabilità del provvedimento di diniego dell'autorizzazione emesso dal notaio (pur tenendo presente che in materia di volontaria giurisdizione la domanda potrà sempre essere riproposta non sussistendo, in questa sede, le preclusioni del giudicato).

Altro problema che non prende in considerazione la nuova normativa e che è strettamente collegato all'impugnazione riguarda l'obbligo del notaio di comunicare alla cancelleria ed al Pubblico Ministero anche il provvedimento di diniego dell'autorizzazione.

Infatti, la norma prevede l'obbligo di comunicazione della sola autorizzazione ma non del diniego della stessa.

Tuttavia, a parere di chi scrive, pur essendo la questione dibattuta, anche questa, potrebbe essere quantomeno modificata o revocata dal giudice tutelare, come prevede il comma sei dell'art. 21 citato e potrebbe essere impugnata dal Pubblico Ministero stante l'applicazione dell'art. 740 c.p.c., pertanto, pare quantomeno opportuna la sua comunicazione alla cancelleria competente ed al PM.

Altro problema riguarda l'obbligo di comunicazione dell'autorizzazione o del suo diniego alla o alle parti; la norma, anche in questo caso, non lo prevede, ma pare evidente che ciò sia necessario, non solo come naturale conseguenza della sua richiesta, ma quantomeno ai fini del reclamo, sulla base del disposto dell'art. 739 c.p.c. che ne sottende, appunto, la comunicazione.

Conclusioni

Si può affermare, non senza qualche perplessità, che l'intenzione del riformatore è senz'altro apprezzabile.

Non altrettanto lo è la tecnica legislativa che ha lasciato aperte molte questioni non facilmente riconducibili a sistema.

Come, infatti, sopra evidenziato, il problema principale è, e resta, l'attribuzione di potestà giurisdizionali in capo ad un organo, il notaio, che non le ha istituzionalmente.

Da qui discende il serio problema di identificare i limiti autorizzativi che allo stesso competono in base alla nuova normativa.

Come evidenziato nel corpo di questo contributo, non poche sono le perplessità che si pongono in merito all'attuazione della nuova normativa la quale, se nel suo complesso può certamente essere considerata positiva per una serie di ragioni quali la deflazione del carico giudiziario e la valutazione da parte del notaio sulla fattispecie concreta che lo stesso è demandato ad attuare, d'altro lato si incaglia contro il muro della funzione parziale attribuita allo stesso e non potrebbe essere diversamente data la differente funzione del notaio rispetto al giudice.

Tutti i dubbi interpretativi della nuova normativa, quindi, renderanno, probabilmente, relegata la sua attuazione in ambiti molto ristretti considerando anche il fatto che il notaio che riceva un atto non corredato dalle prescritte autorizzazioni giudiziali, rilasciate a termini di legge, incorrerebbe in pesanti sanzioni anche disciplinari dalle quali, probabilmente, vorrà tenersi ben distante.

Riferimenti

Dottrina:

C. Caccavale e M. Caccavale, La nomina notarile del curatore speciale e la fedeltà allo spirito della riforma, Feder Notizie 24.5.2023;

G. Santarcangelo,  La legittimazione del notaio ad autorizzare un atto con contestuale nomina di curatore speciale, Feder Notizie 1.2.2023;

E. Fabiani, R. Guglielmo e V. Pace (a cura di), Riforma della volontaria giurisdizione e ruolo del notaio, Biblioteca della fondazione italiana del notariato, vol. 1 e 2, anno 2023; L'autorizzazione notarile nella riforma della volontaria giurisdizione: gli atti aventi a oggetto beni ereditari, studio CNN n. 59-2023/PC; La salvezza dei diritti acquistati in buona fede dai terzi in forza di convenzioni anteriori alla modificazione o alla revoca dell'autorizzazione rilasciata dal notaio ex art.21 d.lgs. 149/2022, studio CNN n. 52-2024/PC; L'autorizzazione notarile nella riforma della volontaria giurisdizione, studio CNN del 13.2.2023.

Giurisprudenza:

App. Milano, sez. II, 9 gennaio 2024.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.