Questioni interpretative in tema di conversione del sequestro conservativo
Giuseppe Lauropoli
27 Agosto 2025
Per nulla agevole risulta il raccordo fra disciplina dettata in tema di conversione del sequestro in pignoramento e normativa concernente l'instaurazione della procedura esecutiva, specie immobiliare, con l'effetto che non di rado sorgono problematiche interpretative di non immediata soluzione. E' il caso, allora, di provare ad approfondire tale argomento per tentare di fornire qualche apporto alla riflessione su questo spinoso tema.
Il quadro normativo
Per nulla agevole risulta il raccordo fra disciplina dettata in tema di conversione del sequestro in pignoramento e normativa concernente l'instaurazione della procedura esecutiva, specie immobiliare, con l'effetto che non di rado sorgono problematiche interpretative di non immediata soluzione.
E' il caso, allora, di provare ad approfondire tale argomento per tentare di fornire qualche apporto alla riflessione su questo spinoso tema.
Ma andiamo con ordine, prendendo le mosse da alcuni rapidi cenni al provvedimento di sequestro conservativo, per poi soffermarci molto brevemente sulla attuazione del sequestro conservativo, con particolare riguardo alla sua attuazione su bene immobile, e giungere infine alle questioni che maggiormente ci stanno a cuore, concernenti la conversione del sequestro conservativo (attuato su bene immobile) in pignoramento.
L'art. 671 c.p.c. prevede la possibilità, per il creditore che abbia fondato motivo di perdere la garanzia del proprio credito, di ottenere un provvedimento di sequestro conservativo su beni mobili o immobili, sempre che la legge ne consenta il pignoramento.
Viene in rilievo, dunque, un provvedimento che consente al creditore di evitare il rischio di perdere la garanzia del proprio credito, dal momento che proprio ad apprestare tale garanzia è destinato il patrimonio del debitore.
Il provvedimento in questione viene emesso all'esito di un procedimento che segue le disposizioni dettate in tema di rito cautelare uniforme(artt. 669-bis c.p.c e ss.), con la peculiarità che “il provvedimento che autorizza il sequestro perde efficacia se non è eseguito entro il termine di trenta giorni dalla pronuncia” (art. 675 c.p.c.) e con l'ulteriore peculiarità che l'attuazione di tale particolare provvedimento cautelare è disciplinata (anziché dall'art. 669-duodecies c.p.c.) dalle speciali previsioni dettate in tema di sequestro.
Ecco, allora, un'altra importante peculiarità del provvedimento cautelare in questione: esso generalmente contiene l'autorizzazione al sequestro in relazione al valore entro il quale lo stesso può essere eseguito (e, solo di rado, fa espresso riferimento ad uno o più specifici beni), fermo restando che tale sequestro poi deve essere eseguito nelle forme e nei tempi normativamente previsti, a pena di perdita di efficacia del provvedimento cautelare.
Quanto all'attuazione del sequestro conservativo, la stessa avviene, con riguardo ai beni mobili e ai crediti, secondo le disposizioni dettate in tema di pignoramento presso il debitore o di pignoramento presso terzi (art. 678 c.p.c.), mentre, con riguardo agli immobili, avviene mediante trascrizione del provvedimento di sequestro conservativo presso l'ufficio del conservatore dei registri immobiliari del luogo in cui i beni sono situati (art. 679 c.p.c.).
L'esecuzione del sequestro su un determinato bene o credito, comporta gli effetti previsti dall'art. 2907 c.c. e, in particolare, per i beni mobili ed immobili, l'inopponibilità al sequestrante degli atti di trasferimento, successivi alla attuazione del sequestro, aventi ad oggetto il bene sequestrato.
L'attuazione del sequestro, di per sé, comporta solo la apposizione di un vincolo sul bene sequestrato, finalizzata a mantenere inalterata la garanzia del credito fintanto che si formi un titolo esecutivo, non implicando invece le attività liquidatorie e distributive finalizzate alla soddisfazione del creditore che sono proprie della procedura espropriativa (non ci si occupa, nel presente caso, della ipotesi nella quale il bene sequestrato sia oggetto di una procedura esecutiva già pendente).
Va da sé, poi, con specifico riguardo al sequestro eseguito su beni immobili, che la sola attuazione del sequestro conservativo non comporta la formazione di un fascicolo dell'esecuzione, essendo tenuto il sequestrante unicamente ad effettuare la trascrizione del provvedimento cautelare sui registri immobiliari.
L'art. 686 c.p.c., poi, prevede che il sequestro si converte in pignoramento nel momento nel quale il creditore sequestrante ottiene la sentenza di condanna esecutiva.
Non pare dubbio, allora, che il sequestro divenga pignoramento con il deposito della pronuncia di condanna esecutiva.
Ciò non toglie, tuttavia, che il sequestrante che ha ottenuto il titolo esecutivo è onerato di alcuni importanti adempimenti, disciplinati dall'art. 156 disp. att. c.p.c., a pena di inefficacia del pignoramento: viene così previsto che il sequestrante, una volta ottenuto il titolo esecutivo, deve depositarne copia presso il giudice competente per l'esecuzione nel termine perentorio di sessanta giorni dalla comunicazione del provvedimento esecutivo, procedendo quindi alle comunicazioni previste dall'art. 498 c.p.c.
Con specifico riguardo ai beni immobili, poi, viene previsto, al secondo comma della citata norma, che entro il medesimo termine perentorio il sequestrante deve chiedere l'annotazione della sentenza di condanna esecutiva a margine della trascrizione del sequestro effettuata ai sensi dell'art. 679 c.p.c.
Le formalità imposte dall'art. 156 disp. att. c.p.c. ed il loro (non facile) raccordo con le disposizioni in tema di formazione del fascicolo dell'esecuzione e di impulso della procedura esecutiva immobiliare
Si accennava, poc'anzi, come l'attuazione del sequestro, quanto meno allorché la stessa abbia ad oggetto beni immobili, non comporti ordinariamente l'immediata formazione di un fascicolo dell'esecuzione.
Si è precisato anche come, a seguito della conversione del sequestro in pignoramento, il sequestrante sia onerato degli adempimenti di cui all'art. 156 disp. att. c.p.c., a pena di inefficacia del pignoramento stesso.
Si tratta, ora di stabilire come abbia luogo la formazione del fascicolo dell'esecuzione a seguito della conversione del sequestro conservativo in pignoramento e se, con riguardo alla ipotesi in esame, debbano trovare applicazione le disposizioni dettate dal Codice di procedura civile in tema di iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare (art. 557 c.p.c.), nonché in tema di formalizzazione dell'istanza di vendita, nonché in tema di deposito della documentazione di cui all'art. 567, comma 2, c.p.c.
In caso di risposta affermativa al quesito concernente la necessità di deposito della istanza di vendita e di deposito della documentazione di cui al secondo comma dell'art. 567 c.p.c., occorre domandarsi da quando decorra il termine per l'esecuzione di tali adempimenti.
Quanto alla formazione del fascicolo dell'esecuzione, si tende ad affermare che unici oneri incombenti sul sequestrante che abbia ottenuto il titolo esecutivo siano quelli descritti dall'art. 156 disp. att. c.p.c. (ossia quelli di depositare presso il giudice dell'esecuzione, entro il termine perentorio di sessanta giorni dalla comunicazione del provvedimento esecutivo, copia del titolo stesso, provvedendo altresì alle comunicazioni di cui all'art. 498 c.p.c., nonché di provvedere, entro il medesimo termine, alla annotazione della sentenza a margine della trascrizione del sequestro), con l'effetto che entro tale termine il sequestrante che abbia ottenuto il titolo dovrà attivarsi per la iscrizione a ruolo del processo esecutivo.
Può invece escludersi che a tali oneri incombenti sul sequestrante che abbia ottenuto il titolo esecutivo si sommino quelli previsti, anch'essi a pena di inefficacia del pignoramento, dall'art. 557 c.p.c. (norma che impone l'iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare entro quindici giorni dalla restituzione dell'atto di pignoramento), non potendo attagliarsi tale ultima previsione (la quale presuppone, evidentemente, l'esistenza di un atto di pignoramento) al caso di conversione del sequestro conservativo in pignoramento.
Non pochi problemi interpretativi pone anche la questione concernente la necessità o meno, per il sequestrante che abbia posto in essere gli adempimenti di cui all'art. 156 disp. att. c.p.c., di formalizzare istanza di vendita: una prima interpretazione possibile è quella che ritiene che con l'adempimento delle cennate formalità, il sequestrante che abbia ottenuto il titolo esecutivo abbia già manifestato la propria volontà di dar seguito all'esecuzione, con l'effetto di ritenere esclusa una formalità quale la presentazione dell'istanza di vendita, peraltro prevista a pena di inefficacia del pignoramento, che non risulta chiaramente evincibile dalle disposizioni dettate in tema di conversione del sequestro conservativo in pignoramento.
Sembra, tuttavia, maggiormente accreditata in dottrina l'interpretazione che pretende anche nel caso di conversione del sequestro conservativo in pignoramento l'esecuzione di un atto di impulso idoneo a manifestare l'inequivoca volontà della parte istante a dare seguito all'esecuzione, con funzione acceleratoria della stessa, sul presupposto che, una volta avvenuta la conversione ed eseguita l'iscrizione a ruolo della procedura, la stessa rientri a pieno titolo nell'alveo del pignoramento immobiliare, restando soggetta alle relative disposizioni, ivi compreso il rispetto dell'art. 497 c.p.c.
Ove intenda aderirsi a tale ultima conclusione, ne conseguirà che il termine a decorrere dal quale dovrà essere depositata l'istanza di vendita sarà quello di perfezionamento del pignoramento (in tali termini, infatti, si esprime l'art. 497 c.p.c.), ossia la data di deposito della sentenza esecutiva resa in favore del sequestrante.
Una soluzione, quest'ultima, che, evidentemente, pone più di qualche problema: se, come si è esposto in precedenza, il termine perentorio per provvedere alla iscrizione a ruolo della procedura è quello indicato dall'art. 156 disp. att. c.p.c., ossia sessanta giorni decorrenti dalla comunicazione del titolo esecutivo reso in favore del sequestrante, deve ritenersi che tale iscrizione a ruolo potrebbe legittimamente avvenire allorché sia già spirato il termine (ridotto a quarantacinque giorni dalla esecuzione del pignoramento per effetto del D.L. n. 83/15, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge n. 132/15) per formalizzare l'istanza di vendita; circostanza, quest'ultima, che indubbiamente pare intimamente contraddittoria.
Ineludibile, infine, pare la necessità di prevedere il deposito della documentazione di cui al secondo comma dell'art. 567 c.p.c. (e, in particolare, della certificazione ipo-catastale, concernente le iscrizioni e trascrizioni eseguite sul bene immobile nel ventennio anteriore alla esecuzione del pignoramento), in quanto propedeutica alla assunzione dei provvedimenti sulla vendita.
Tuttavia, anche in questo caso, a seguito della modifica dei termini per il deposito di detta documentazione avvenuta per effetto della Riforma Cartabia (d.lgs. n. 149/2022), si porrà un problema di non poco momento circa la individuazione del termine per il deposito di tale documentazione, nonché circa la compatibilità del termine di quarantacinque giorni previsto da tale norma e il termine di sessanta giorni dalla comunicazione della sentenza esecutiva previsto per l'iscrizione a ruolo del pignoramento.
Le cennate criticità hanno condotto parte della dottrina ad ipotizzare che per effetto della intervenuta modifica del termine previsto per la presentazione dell'istanza di vendita e del termine per il deposito della certificazione ipo-catastale, debba ritenersi, in via interpretativa, che il termine per provvedere tanto alla iscrizione a ruolo, quanto alle formalità di cui agli artt. 497 e 567, comma 2, c.p.c., debba ormai intendersi ridotto a quarantacinque giorni dalla comunicazione del titolo esecutivo, ferma restando la possibilità di provvedere agli ulteriori adempimenti di cui all'art. 156 disp. att. c.p.c. (ossia il deposito di copia della sentenza esecutiva e l'annotazione del titolo a margine della trascrizione del sequestro conservativo) entro il più esteso termine previsto dalla predetta norma.
Un argomento, dunque, quello della attuazione del sequestro conservativo e, più in particolare, della instaurazione del procedimento esecutivo successiva alla esecuzione di un sequestro conservativo, che per effetto delle riforme normative succedutesi nel corso degli ultimi anni finisce per risultare non privo di insidie, allo stato di non agevole soluzione.
Riferimenti
Utili, per orientarsi sull'argomento in esame, Soldi A., Manuale dell'esecuzione forzata (Milano, 2024, pagg. 495 e ss.), Codice di Procedura Civile Commentato, (a cura di) C. Consolo, Milano, 2018, Vol. IV, pag. 313 e ss., Giordano R., Esecuzione dei Sequestri, in Ius Processo civile (ius.giuffrefl.it).
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