Crediti da lavoro domestico e obbligazioni in capo agli eredi
19 Agosto 2025
In termini generali, la trasmissibilità agli eredi delle obbligazioni assunte in vita dal de cuius costituisce un principio cardine dell'ordinamento che ha la funzione di tutelare i creditori dalle conseguenze dell'evento della morte del loro debitore. Tuttavia, non sono trasmissibili le obbligazioni nascenti dai contratti c.d. intuitu personae, ossia, quei rapporti basati sulla fiducia riposta nella persona del contraente, quale è il rapporto di lavoro domestico. In tali ipotesi, infatti, il datore sceglie la persona alla quale affidare determinati incarichi, da svolgersi prevalentemente all'interno della propria abitazione, proprio sulla base della fiducia che ripone in questa. In considerazione della particolare natura del rapporto di lavoro domestico, le parti collettive, in sede di contrattazione nazionale, hanno introdotto una disciplina specifica per l'ipotesi del decesso del datore, attraverso l'art. 39, commi 7 e 8 del CCNL di settore. Tali disposizioni prevedono che in caso di morte del datore il rapporto può essere risolto con il rispetto dei termini di preavviso e i familiari coabitanti, risultanti dallo stato di famiglia, sono obbligati in solido per i crediti di lavoro maturati fino al momento del decesso. Si distingue, pertanto, tra eredi conviventi e non conviventi, ritenendo che solo i primi, in quanto compartecipi di fatto al rapporto domestico per effetto della fruizione delle prestazioni lavorative, siano solidalmente obbligati per i crediti maturati sino al decesso del de cuius/datore e sempre che tali obbligazioni risultino conoscibili in base a documenti anteriori alla morte. Diversamente, difettando l'elemento della convivenza, si deve presumere la non conoscenza del rapporto lavorativo e, pertanto, l'esclusione da responsabilità patrimoniali, salvo che le obbligazioni fossero già giudizialmente accertate o pendenti al momento del decesso. (Cfr. Trib. Agrigento, sez. lav., 27 maggio 2025, n. 799). |