Responsabilità professionale dell'avvocato tra doveri, negligenza e strategie difensive lecite

La Redazione
13 Agosto 2025

Il tribunale di Matera, nella sentenza del 9 aprile 2025, ha ritenuto la condotta professionale dell'avvocato non connotata in termini di negligenza ed imperizia, alla stregua del canone valutativo della diligenza qualificata di cui al combinato disposto degli artt. 1176, comma 2 e 2236 c.c.

La condotta professionale dell’avvocato non è connotata da negligenza ed imperizia laddove, all’epoca dell’introduzione del giudizio di primo grado, in tema di qualificazioni in termini di questione di merito della legittimazione attiva o passiva rispetto al diritto azionato in giudizio, da un lato non vi fosse univocità di orientamenti giurisprudenziali in materia (come attestato dall’intervento risolutore di precedenti contrasti da parte del Supremo Consesso nella sua formazione più autorevole) e, dall’altro che altrettanta incertezza fosse registrata nella interpretazione della legislazione regionale in materia. A fronte, pertanto, di tale obiettiva non univocità delle opzioni ermeneutiche, non è sufficiente né dirimente far discendere la responsabilità della professionista dalla mera violazione, e per il semplice fatto della stessa, di una regola prudenziale di far pervenire comunque un tempestivo atto di messa in mora, perciò interruttivo della prescrizione, anche nei confronti della G.L., risultando la diversa strategia processuale adottata dalla convenuta (consistente nel far valere la tardività dell'avversa eccezione di difetto di legittimazione passiva sul presupposto della natura processuale della stessa, benché sollecitando ad ogni modo anche l'integrazione del contraddittorio nei confronti della G.L.) comunque fondata su un indirizzo interpretativo validamente sostenibile all'epoca di quel giudizio e non frutto di una opzione difensiva arbitraria, in quanto avulsa dai principi affermati dalla coeva giurisprudenza nella specifica materia.

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