Remissione in termini e tardiva conoscenza del malfunzionamento del PDP

14 Agosto 2025

La tardiva conoscenza del malfunzionamento del PDP costituisce ragione valida per chiedere la remissione in termini?

Dubbio che attanaglia molti professionisti: supponiamo si abbia da rispettare un termine decadenziale per il deposito di una impugnazione, o di un altro atto del processo penale per il quale esso è imposto. Ipotizziamo che il PDP – come spesso succede – dia forfait perchè in manutenzione, o sia irraggiungibile per altre problematiche tecniche. La indisponibilità del PDP, come è noto, deve essere regolarmente certificata dal Ministero o dall'Autorità Giudiziaria. In questo caso, i nostri lettori ricorderanno che la disciplina prevista dalla riforma Cartabia per affrontare le “emergenze telematiche” prevede il temporaneo ritorno alla veicolabilità degli atti attraverso canali analogici (per via, quindi, cartacea o a mezzo PEC). A questo punto, ci si chiede: se il professionista, eseguito il deposito telematico, non si avveda del fatto che non è andato a buon fine perchè non ha preso conoscenza della situazione di temporanea indisponibilità del servizio, potrà un domani invocare la remissione in termini per caso fortuito o forza maggiore? La risposta che ci sentiamo di fornire, con il conforto della recente giurisprudenza di legittimità (V. Cass. pen., sez. III, 28 maggio 2025, n. 23464), è negativa: l'onere di monitorare costantemente il regolare funzionamento dei sistemi telematici per eseguire il deposito degli atti giudiziari incombe sullo stesso difensore. Che non potrà, laddove fosse spirato inutilmente il termine decadenziale, sostenere di non essersene accorto e di non avere, così, potuto ovviare depositando alternativamente l'atto in questione.

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