Condizioni più favorevoli nell’anticipazione del t.f.r. e limiti all’autonomia negoziale
14 Agosto 2025
Deve essere escluso che le condizioni fissate nel contratto di lavoro, anche se più favorevoli, possano modificare il regime legale di anticipazione del T.F.R. Infatti, lo schema dell'anticipazione delineato dal Legislatore è improntato su alcuni presupposti: 1) la necessità di causali tipiche per l'anticipazione; 2) la regola in base alla quale l'anticipazione è possibile una sola volta; 3) la fissazione di un importo massimo di anticipazione (70%); 4) il tetto minimo di anzianità lavorativa (8 anni di servizio) del lavoratore; 5) il limite massimo di richieste che il datore può accordare (10% degli aventi diritto ogni anno; 4% del totale dei dipendenti). Le condizioni di maggior favore alle quali fa riferimento l'ultimo comma dell'art. 2120 c.c. devono essere individuate in quelle volte ad ampliare i limiti fissati dai commi precedenti ai presupposti dell'anticipazione, non anche a snaturare il meccanismo dell'anticipazione, sicché il patto individuale potrebbe prevedere importi di anticipazione superiori alla percentuale sopra riportata ovvero causali ulteriori rispetto a quelle fissate dalla legge. Non può ammettersi, invece, un patto che preveda la possibilità di un'anticipazione mensile o svincolata da qualsiasi causale, come è invece nel caso di specie, ciò snaturando la funzione dell'anticipazione quale deroga, per ragioni eccezionali da soddisfare una tantum, alla regola generale per cui il T.F.R. deve essere accantonato mensilmente. In questo modo l'anticipazione non sarebbe più una deroga ma si porrebbe quale sistema pattizio capace di contrastare, e svuotare, il meccanismo di funzionamento legale del trattamento stesso. (Cfr.: Cass., sez. lav., 20 maggio 2025, n. 13525). |