Niente compensazione delle spese se l'incertezza giurisprudenziale è superata
06 Agosto 2025
La vicenda esaminata trae origine dal ricorso per cassazione proposto avverso la sentenza della Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado del Lazio che, confermando la decisione di prime cure, aveva ritenuto la sussistenza di gravi ed eccezionali ragioni per compensare, ex art. 15 d.lgs. n. 546/1992, le spese di lite, in ragione non solo del comportamento delle parti e della oscillante giurisprudenza di legittimità, ma anche della considerazione che, alla luce della più recente normativa di cui all'art. 3-bis del d.l. n. 146/2021, il ricorso per l'annullamento dell'estratto di ruolo sarebbe inammissibile, avendo le Sezioni Unite (n. 26283/2022) chiarito che detta novella è applicabile anche ai giudizi pendenti. La Corte di cassazione, nell'ordinanza del 25 luglio 2025, n. 21421, ha ritenuto il profilo censurato fondato. Le Sezioni Unite, invero, con una risalente pronuncia, cui è seguito un consolidato orientamento, hanno chiarito che «l'art. 92, comma 2, c.p.c., nella parte in cui permette la compensazione delle spese di lite allorchè concorrano “gravi ed eccezionali ragioni”, costituisce una norma elastica, quale clausola generale che il legislatore ha previsto per adeguarla ad un dato contesto storico-sociale o a speciali situazioni, non esattamente ed efficacemente determinabili “a priori”, ma da specificare in via interpretativa da parte del giudice di merito, con un giudizio censurabile in sede di legittimità, in quanto fondato su norme giuridiche». Ciò posto, premesso che «in tema di spese giudiziali, ai sensi dell'art. 92 c.p.c, nella formulazione vigente ratione temporis, le “gravi ed eccezionali ragioni”, da indicarsi esplicitamente nella motivazione, che ne legittimano la compensazione totale o parziale, devono riguardare specifiche circostanze o aspetti della controversia decisa e non possono essere espresse con una formula generica (nella specie, la particolarità della fattispecie), inidonea a consentire il necessario controllo (Cass. civ. 14 luglio 2016, n. 14411), va ricordato che a giustificazione delle gravi ed eccezionali ragioni che, ai sensi dell'art. 92 c.p.c. (come risultante dalla sentenza della Corte costituzionale n. 77/2018) giustificano la compensazione delle spese processuali, certamente rientra l'incertezza giurisprudenziale sulla questione oggetto del giudizio, ma essa va valutata, all'epoca della introduzione della causa (Cass. civ. 15 marzo 2025, n. 6901). Applicando tali principi alla fattispecie esaminata i giudici di legittimità, hanno, in particolare, ritenuto censurabile, sotto il profilo della violazione dell'art. 15 d.lgs. n. 546/1992, la condivisione, da parte della sentenza impugnata, delle ragioni di compensazione delle spese di lite sulla base dell'oscillazione giurisprudenziale risolta con una sentenza delle Sezioni Unite di tre anni precedente l'instaurazione del giudizio, non potendo essa integrare una delle cause che autorizzano il superamento del principio della soccombenza. Per altro verso, il mero riferimento al comportamento processuale delle parti, non ancorato ad elementi concreti, integra proprio quella generica formula che impedisce il ricorso alla compensazione per assenza di specificità delle ragioni ad esso sottese. Infine, del tutto inidoneo a sostenere la compensazione deve ritenersi il richiamo ad una disposizione sostanziale sopravvenuta, posto che al di là dell'eccepito formarsi del giudicato sul punto (ammissibilità dell'impugnazione dell'estratto di ruolo) essa non può fondare la valutazione del comportamento assunto dalla parte nell'intraprendere la lite, né, ovviamente, è configurabile come incertezza giurisprudenziale idonea a condizionarne l'esito, tale per cui non solo agire, ma resistere in giudizio si giustifica in ragione del dubbio, essendo, invece, il mutamento normativo espressione della volontà legislativa che è, per definizione, esterna al processo ed alle sue dinamiche. |