Azioni riscattabili e azioni riscattande

05 Agosto 2025

Il Quesito si concentra sulle tipologie di azioni, distinguendo tra quelle riscattabili - per le quali lo statuto prevede un potere di riscatto da parte della società o dei soci, disciplinate espressamente dal codice civile all'art. 2437-sexies - e riscattande, per le quali manca una disciplina specifica.

Vi è differenza tra azioni riscattabili e azioni riscattande?

Il legislatore ha disciplinato espressamente l'istituto delle azioni riscattabili nell'art. 2437-sexies c.c. In base ad esso sono riscattabili le azioni o categorie di azioni per le quali lo statuto prevede un potere di riscatto da parte della società o dei soci. In tali casi si applica la disciplina di cui agli artt. 2437-ter c.c. ("Criteri di determinazione del valore delle azioni") e 2437-quater c.c. ("Procedimento di liquidazione"). Resta salva la normativa relativa agli acquisti di azioni proprie.

Dunque, le azioni riscattabili, la cui presenza deve essere prevista dallo statuto, comportano il potere da parte dei soci o delle società di riscattarle dietro il pagamento di un prezzo. Ciò comporta l'esclusione del socio titolare delle azioni riscattate dalla società o, comunque, la perdita della sua qualità di socio per quelle determinate azioni. Di conseguenza, come specificato dalla suprema Corte, i presupposti integrativi della fattispecie  del sorgere del potere di riscatto devono essere adeguatamente determinati o determinabili ai sensi dell'art. 1346 c.c. (Cass. Civ., 10 maggio 2023, n. 12498).

Secondo la prassi notarile (massima Cons. notarile Firenze, Pistoia e Prato n. 79/2022) lo statuto può prevedere una disciplina del riscatto diversa per diversi gruppi di azioni, così da creare categorie di azioni connotate, anche esclusivamente, dalla diversa disciplina della soggezione all'altrui potere di riscatto (categorie di azioni riscattabili). La connotazione di una categoria di azioni può essere determinata, dal lato attivo, dall'attribuzione del potere riscatto o altresì, in caso di più gruppi di azioni connotate dal potere di riscatto, dai diversi presupposti in forza dei quali i loro titolari sono legittimati ad esercitare detto potere (configurazione della categoria sul piano del lato attivo del potere di riscatto).

Sempre secondo la prassi notarile (massima Cons. notarile Firenze, Pistoia e Prato n. 80/2022), la fonte statutaria rende il riscatto una vicenda organizzativa funzionale a determinare una modificazione del rapporto sociale misurato in azioni (alla stregua del recesso e della decadenza del socio moroso disciplinata nell'art. 2344 c.c.) e pertanto l'esercizio del relativo potere, anche se attribuito ad azionisti, deve essere sempre mediato dagli organi sociali, come chiarito anche dalla disciplina legale (artt. 2437-tere 2437-quater c.c.). Pertanto, l'autonomia statutaria può elaborare liberamente termini, condizioni e modalità di esercizio ed attuazione del potere di riscatto, nel rispetto del diritto del socio riscattato all'equa valorizzazione della liquidazione involontaria del suo investimento e della necessaria partecipazione dell'organo di amministrazione e di quello controllo, per le rispettive competenze, in funzione di determinazione del valore delle azioni riscattate in conformità ai criteri legali e statutari (ai sensi dell'art. 2343 ter c.c.), di accertamento delle condizioni e dei presupposti statutari e legali (art. 2357 c.c.) di esercizio del – e di soggezione al - potere di riscatto, di attuazione della sostituzione dell'azionista riscattato con il titolare del potere di riscatto nell'organizzazione sociale, di pagamento del valore di liquidazione all'azionista che ha subito il potere di riscatto.

Nella medesima massima (Cons. notarile Firenze, Pistoia e Prato n. 80/2022) si specifica che se la riscattabilità rappresenta la caratteristica di una categoria, l'avvenuto riscatto non muta le caratteristiche dell'azione che resterà riscattabile, salvo che lo statuto non ne preveda la conversione automatica in azioni ordinarie o di altra categoria non connotata da riscattabilità. Se tutte le azioni sono riscattabili, l'estinzione del potere e della correlata posizione di soggezione consegue solo alla modifica dello statuto sociale, non all'esercizio del potere medesimo.

Le azioni c.d. riscattande, sono invece quelle azioni che danno a chi li possiede il diritto di farle riscattare dalla società o da soci. Trattandosi di un diritto potestativo la società e i soci sono obbligati ad acquistarle. Non vi è, tuttavia, nel nostro ordinamento una disciplina specifica su di esse e sembrerebbe, secondo quanto emerso dalla dottrina e dalla prassi notarile, che esse debbano essere inquadrate nella categoria di azioni speciali ex art. 2348 c.c.

Orbene, la prassi notarile le definisce come quelle categorie di azioni che incorporano il diritto ad ottenere il loro acquisto ad opera di altri soggetti e le ritiene legittime. Tuttavia, specifica che, in merito ai criteri di determinazione del prezzo di vendita, non si applicano i limiti previsti per la diversa categoria delle azioni riscattabili: lo statuto può perciò prevedere criteri più penalizzanti e termini di pagamento meno favorevoli rispetto a quelli indicati per la liquidazione della quota del socio receduto. In particolare (massima Cons. Notarile Firenze, Pistoia e Prato n. 67/2018, in questo portale, con nota di Favilli, Azioni riscattande, prezzo di vendita e patto leonino): se i soggetti onerati dell'acquisto sono titolari di altre categorie di azioni, la legittimità della clausola presuppone che la determinazione del prezzo di vendita avvenga sulla base di parametri collegati all'effettivo valore della società o, in alternativa, sia inferiore al prezzo di acquisto delle azioni; in caso di prezzo predeterminato a priori in una misura fissa, pari o superiore al prezzo di acquisto, la validità della previsione statutaria presuppone che il diritto al riscatto sia subordinato al verificarsi di condizioni non meramente potestative. Se onerata è la società, la presenza dei limiti di legge all'acquisto delle azioni proprie è condizione sufficiente ad assicurare la legittimità della previsione statutaria circa la determinazione del prezzo di vendita delle azioni riscattande (cfr. Memento Pratico, Società Commerciali, 2025, Giuffrè Francis Lefebvre).

In conclusione, le azioni riscattabili, introdotte con la riforma del diritto societario del 2003, hanno una compiuta disciplina giuridica nel codice civile. Devono essere previste dallo statuto e sono sottoposte a condizioni specifiche.

Le azioni riscattande, invece, non hanno una specifica disciplina giuridica, ma sono ritenute legittime dalla prassi notarile sebbene con diversi limiti rispetto alle azioni riscattabili. E' infatti da ritenersi che esse debbano essere disciplinate  ex art. 2348, comma 2, c.c. e che, pertanto, sia possibile creare con lo statuto o con sue successive modificazioni, categorie di azioni fornite di diritti diversi anche per quanto concerne la incidenza delle perdite. In tal caso la società, nei limiti imposti dalla legge, può liberamente determinare il contenuto delle azioni delle varie categorie. Trattasi, dunque, di azioni speciali che incorporano il diritto di ottenere il loro acquisto da parte dei soci o della società.

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