Illegittimo il tetto di 240mila euro negli stipendi della PA

La Redazione
29 Luglio 2025

La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma che fissa nel limite di 240mila euro il tetto retributivo lordo per i pubblici dipendenti. Il “tetto”, pertanto, torna ad essere parametrato al trattamento economico spettante al primo presidente della Corte di Cassazione.

I Giudici hanno confermato che la previsione di un “tetto retributivo” per i dipendenti pubblici non è di per sé contraria alla Costituzione. Hanno però dichiarato illegittimo l'art. 13, comma 1, del decreto-legge n. 66/2014, come convertito, che fissava tale limite a 240.000 euro lordi, invece di ancorarlo al trattamento economico complessivo spettante al primo presidente della Corte di Cassazione. Di conseguenza, come avveniva fino al 2014, il “tetto” dovrà essere stabilito con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, previa consultazione delle Commissioni parlamentari competenti.

Originariamente, il limite massimo alle retribuzioni pubbliche era stato introdotto dal decreto-legge n. 201/2011, facendo riferimento allo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione. Successivamente, il decreto-legge n. 66/2014 aveva stabilito un importo fisso, riducendo significativamente la retribuzione di alcuni magistrati.

Nei primi anni di applicazione, la norma era stata considerata costituzionalmente legittima, essendo vista come una misura straordinaria e temporanea dovuta all'eccezionale crisi finanziaria del Paese. Con il passare del tempo, però, è venuto meno il carattere di temporaneità, necessario a garantire l'indipendenza della magistratura e la compatibilità costituzionale della misura.

La decisione della Corte Costituzionale si pone in linea con i principi adottati da altri ordinamenti costituzionali e trova riscontro anche nella sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea del 25 febbraio 2025 (cause C-146/23 e C-374/23), che ha parimenti censurato la riduzione delle retribuzioni dei magistrati.

Infine, la Corte Costituzionale ha stabilito che l'incostituzionalità della norma, dato il carattere generale del “tetto retributivo”, si applica a tutti i dipendenti pubblici. Trattandosi di una incostituzionalità sopravvenuta, la dichiarazione di illegittimità non ha effetto retroattivo e produrrà i suoi effetti solo dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza nella Gazzetta Ufficiale.

Fonte: (Diritto e Giustizia)

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