Esenzione ICI, per la Consulta è irrilevante il luogo di dimora dei familiari del possessore dell’immobile
24 Luglio 2025
La Corte Costituzionale è intervenuta significativamente sul regime di esenzione dell'Imposta Comunale sugli Immobili (ICI) relativa all'abitazione principale. Il fulcro della pronuncia riguarda la pretesa normativa che, ai fini della fruizione dell'esenzione, imponeva non solo che il possessore dell'immobile vi dimorasse abitualmente, ma anche che tale requisito fosse rispettato da tutti i familiari. Secondo quanto chiarito dalla Corte, tale previsione, contenuta nell'art. 8, comma 2, del d.lgs. 30 dicembre 1992 n. 504, risulta in contrasto con i principi costituzionali, in particolare con quelli di uguaglianza e di tutela della famiglia. I Giudici hanno infatti, osservato che l'ICI, come l'IMU, è un'imposta reale che si fonda su un presupposto oggettivo – il possesso dell'immobile – e che la situazione personale del contribuente, compresa la composizione del nucleo familiare o la convivenza, non deve incidere sul diritto all'esenzione. In numerosi casi della vita quotidiana, infatti, i familiari di un contribuente possono avere motivi validi e legittimi per non convivere stabilmente nell'abitazione principale (lavoro, assistenza a parenti, ecc.), e ciò non può costituire motivo di esclusione dal beneficio fiscale. La sentenza della Corte Costituzionale sottolinea quindi, come la disposizione censurata penalizzasse irragionevolmente i contribuenti non conviventi, violando un principio cardine del sistema tributario: la parità di trattamento di fronte al Fisco. La pronuncia comporta effetti rilevanti sia sul piano interpretativo che su quello applicativo della disciplina relativa alle imposte sugli immobili. La statuizione dell'illegittimità costituzionale della norma ha come effetto immediato l'eliminazione della necessità di dimora abituale dei familiari nell'abitazione principale ai fini dell'esenzione ICI, uniformando così il trattamento tra ICI e IMU, dove già la prassi e la normativa si erano orientate nel senso di considerare sufficiente la sola dimora abituale del contribuente. Gli operatori del diritto e i contribuenti dovranno dunque, tenere conto di tale principio sia nell'interpretazione delle norme passate sia nella gestione dei contenziosi pendenti e futuri. Inoltre, la decisione rafforza il principio secondo cui le norme di agevolazione fiscale, specie quando incidono su diritti fondamentali quali la tutela della famiglia e la parità di trattamento, devono essere interpretate in modo da non introdurre discriminazioni irragionevoli o penalizzazioni ingiustificate. |