La prova della legittimazione attiva della società cessionaria
Fabio Fiorucci
04 Agosto 2025
Il contributo esamina la questione processuale della legittimazione attiva della società cessionaria (SPV o servicer) nell'ambito delle operazioni di cartolarizzazione dei crediti ex l. n. 130/1999 e art. 58 TUB. Dopo una sintesi dell'architettura dell'operazione di cartolarizzazione e del ruolo dei diversi soggetti coinvolti, l'analisi si concentra sull'onere probatorio gravante sul cessionario, chiamato a dimostrare, in caso di contestazione da parte del debitore ceduto, la riconducibilità dello specifico credito azionato all'operazione di cessione in blocco. Viene dato ampio conto dell'elaborazione giurisprudenziale, di legittimità e di merito, in ordine ai mezzi di prova ammissibili: contratto di cessione con i relativi allegati, pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, dichiarazione della cedente, rinvio a siti web, scritture contabili, comportamento processuale delle parti.
Le operazioni di cartolarizzazione dei crediti in breve
Le operazioni di ‘cartolarizzazione' dei crediti realizzate ai sensi della legge n. 130/1999 (Disposizioni sulla cartolarizzazione dei crediti) nonché dell'art. 58 TUB (Cessione di rapporti giuridici) prevedono la cessione a titolo oneroso di crediti pecuniari, sia esistenti sia futuri, individuabili in blocco se si tratta di una pluralità.
In sintesi, un soggetto (c.d. originator), di regola una banca o un intermediario finanziario, cede, a titolo oneroso, uno o più crediti pecuniari – esistenti ovvero futuri – a una società costituita a tale scopo (special purpose vehicle, c.d. SPV). Quest'ultimo soggetto, al fine di rinvenire la provvista necessaria all'acquisto dei crediti, emette titoli (c.d. securities) – qualificati dalla legge come strumenti finanziari (cfr. art. 2, comma 1, l. n. 130/1999) – da collocarsi presso investitori, il cui soddisfacimento viene assicurato, in via esclusiva, dai flussi di cassa prodotti dalle stesse attività oggetto di cessione. La società veicolo (SPV) diventa dunque cessionaria dei crediti ed emette, a fronte di essi, titoli negoziabili.
Le operazioni di cartolarizzazione prevedono l'individuazione di un soggetto (c.d. servicer) preposto alla gestione dei crediti sottostanti ai titoli emessi dalla società veicolo e alla verifica del corretto svolgimento dell'intera operazione nonché alla esecuzione dei servizi di cassa e di pagamento in favore dei prenditori dei titoli.
La questione della legittimazione attiva della società cessionaria
Nella prassi, non è infrequente che il debitore ceduto contesti che la società cessionaria (di regola, lo SPV o il servicer) non sia legittimata attiva, o comunque che non sia titolare del credito.
In caso di contestazione - diversamente operando la ‘regola' dell'art. 115 c.p.c. (Cass. n. 17944/2023; Trib. Siracusa 15.7.2025 n. 7899) - spetta al cessionario fornire la prova documentale (in primis il contratto di cessione) che il credito controverso sia compreso tra quelli oggetto dell'operazione di cessione in blocco, giacché in ogni fattispecie di cessione di crediti il fondamento sostanziale della legittimazione attiva è legato, per il cessionario, alla prova dell'oggetto della cessione, a meno che il resistente non l'abbia esplicitamente o implicitamente riconosciuta. La società cessionaria di crediti in blocco, di fronte alla contestazione della controparte, ha dunque l'onere di produrre i documenti idonei a dimostrare l'inclusione del credito oggetto di causa nell'operazione di cessione in blocco ex art. 58 TUB, dovendo fornire la prova documentale della propria legittimazione (Cass. n. 22151/2019; Cass. n. 24798/2020; Cass. n. 12739/2021; Cass. n. 39528/2021; Cass. n. 5857/2022; Cass. n. 13289/2024).
La Cassazione ha chiarito che in materia di cessione dei crediti in blocco ex art. 58 TUB, la questione dell'essere o no il credito compreso tra quelli ceduti è rilevabile d'ufficio dal giudice di merito, attenendo al fondamento della domanda proposta dal cessionario (Cass. n. 5857/2022; Cass. n. 39528/2021: la questione della titolarità sostanziale del diritto di credito oggetto di cessione è aperta al contraddittorio processuale, ed anche rilevabile d'ufficio, in ogni stato e grado del giudizio; Cass. n. 20948/2013). Come noto, la legitimatio ad causam rappresenta una condizione dell'azione diretta all'ottenimento, da parte del giudice, di una qualsiasi decisione di merito, la cui esistenza è da riscontrare esclusivamente alla stregua della fattispecie giuridica prospettata dall'azione, prescindendo quindi dalla effettiva titolarità del rapporto dedotto in causa che si riferisce al merito della causa (Cass. n. 3104/2012; Cass. n. 21925/2015).
La posizione della giurisprudenza di legittimità
La Cassazione, nell'intento di introdurre linee guida in tema di legittimazione attiva della società cessionaria, ha enunciato i seguenti principi di diritto: «In caso di azione (di cognizione o esecutiva) volta a far valere un determinato credito da parte di soggetto che si qualifichi cessionario dello stesso, occorre distinguere: la prova della notificazione della cessione da parte del cessionario al debitore ceduto, ai sensi dell'art. 1264 c.c., rileva al solo fine di escludere l'efficacia liberatoria del pagamento eseguito al cedente ed è del tutto estranea al perfezionamento della fattispecie traslativa del credito; quest'ultima, laddove sia oggetto di specifica contestazione da parte del debitore (e solo in tal caso), deve essere oggetto di autonoma prova, gravante sul creditore cessionario, anche se la sua dimostrazione può avvenire, di regola, senza vincoli di forma e, quindi, anche in base a presunzioni».
Tali principi valgono anche in caso di cessione di crediti individuabili in blocco da parte di istituti bancari a tanto autorizzati, ai sensi dell'art. 58 TUB. In tale ipotesi (e solo per tali specifiche operazioni), la pubblicazione da parte della società cessionaria della notizia dell'avvenuta cessione nella Gazzetta Ufficiale, prevista dal secondo comma della suddetta disposizione, tiene luogo ed ha i medesimi effetti della notificazione della cessione ai sensi dell'art. 1264 c.c., onde non costituisce di per sé prova della cessione. Se l'esistenza di quest'ultima sia specificamente contestata dal debitore ceduto, la società cessionaria dovrà, quindi, fornirne adeguata dimostrazione e, in tal caso, la predetta pubblicazione potrà al più essere valutata, unitamente ad altri elementi, quale indizio: la prova della cessione del credito può essere resa anche tramite ricorso a presunzioni (Cass. n. 21821/2023; Cass. n. 17944/2023).
Laddove, peraltro, l'esistenza dell'operazione di cessione di crediti “in blocco” non sia in sé contestata, ma sia contestata la sola riconducibilità dello specifico credito controverso a quelli individuabili in blocco oggetto di cessione, le indicazioni sulle caratteristiche dei rapporti ceduti di cui all'avviso di cessione pubblicato nella Gazzetta Ufficiale potranno essere prese in considerazione onde verificare la legittimazione sostanziale della società cessionaria e, in tal caso, tale legittimazione potrà essere affermata solo se il credito controverso sia riconducibile con certezza a quelli oggetto della cessione in blocco, in base alle suddette caratteristiche, mentre, se tali indicazioni non risultino sufficientemente specifiche, la prova della sua inclusione nell'operazione dovrà essere fornita dal cessionario in altro modo (Cass. n. 17944/2023; Cass. n. 5478/2024; Cass. n. 7866/2024; Cass. n. 12818/2024; Cass. n. 16368/2025; Cass. n. 15088/2025).
Produzione del contratto di cessione
Come detto, grava sull'attore in senso sostanziale (cioè sul cessionario o il suo mandatario) l'onere di dimostrare, in giudizio, sia la propria titolarità sullo specifico credito azionato, sia la determinabilità dell'oggetto della cessione. La prova primaria della titolarità del rapporto da parte del cessionario è rappresentata dal contratto di cessione, dal quale deve potersi evincere che il credito per cui si agisce sia stato effettivamente e inequivocabilmente cartolarizzato (Trib. Milano 16.9.2021, n. 7350; Trib. Spoleto 6.9.2021; Trib. Pavia 15.2.2022; Trib. Marsala 8.3.2022; App. Ancona 3.5.2022).
A tal fine, è necessario depositare copia integrale del contratto di cessione, dalla quale emerga con chiarezza l'inclusione del credito controverso nell'ambito dei crediti oggetto del trasferimento. Ove il contratto richiami elenchi allegati contenenti l'individuazione analitica dei crediti ceduti, l'onere probatorio può ritenersi assolto solo mediante la produzione anche di detti elenchi: in mancanza, il solo contratto, privo degli allegati, non è idoneo a dimostrare che la posizione creditoria in contestazione sia stata effettivamente trasferita al soggetto che si afferma cessionario.
È stato osservato chein caso di cessioni plurime grava sull'ultimo cessionario l'onere di fornire la prova negoziale in ordine a tutte le cessioni medio tempore intervenute che abbiano determinato l'attuale titolarità del credito, e non soltanto dell'ultima che, ponendosi a valle di una catena di cessioni, segue il principio nemo plus iuris in alium transferre potest quam ipse habet. In caso di cessioni multiple, la validità delle cessioni “a valle” dipende (inevitabilmente) da quella a monte e, in assenza di prova di quest'ultima, viene a difettare anche la prova della validità dell'acquisto dell'ultima cessionaria (Trib. Napoli Nord 8.6.2022 n. 2217; Trib. Trani 25.7.2023 n. 1210; Trib. Monza 13.11.2023; Trib. Napoli Nord 23.4.2024; Trib. Salerno 3.1.2024 ).
Dello stesso tenore sono le conclusioni della Cassazione, secondo cui, in presenza di cessioni multiple, deve essere «accertata la avvenuta dimostrazione della regolare conclusione di tutti … i relativi contratti» ( Cass. n. 17944/2023: la decisione rimarca la necessità che sia fornita «adeguata dimostrazione delle fattispecie costitutive delle cessioni precedenti» ).
Secondo un diverso indirizzo, invece, la cessionaria non è affatto onerata di provare tutta la catena delle successive cessioni avvenute dal primo titolare fino all'ultimo, valendo invece il principio per cui, ex art. 1153 c.c., il possesso vale quale titolo ( Trib. Foggia 6.2.2024 ).
Dichiarazione liberatoria della cedente
È discusso se una dichiarazione scritta e dettagliata firmata dalla società cedente, nella quale si dia atto della cartolarizzazione di quella specifica posizione debitoria, possa essere idonea a fornire la prova dell'avvenuta cessione (e dei contenuti della stessa). Invero, se libera è la forma del contratto di cessione e altrettanto libera è la possibilità di provarne l'esistenza, appare ragionevole che la dichiarazione del cedente possa costituirne dimostrazione idonea.
Tale possibilità è esclusa da alcuni tribunali, sul presupposto che la dichiarazione del cedente non è una confessione (non provenendo da una parte processuale) e nemmeno un documento (essendo predisposta appositamente per la causa) (Trib. Milano 16.9.2021, n. 7350; Trib. Treviso 12.10.2021; Trib. Brescia 5.10.2022 n. 7626; Trib. Brescia 21.12.2022 n. 3086; Trib. Ravenna 15.5.2023 n. 337; Trib. Brescia 16.82023; Trib. Termini Imerese 13.3.2024).
Parte significativa della giurisprudenza di merito ammette, invece, tale (preferibile) opzione operativa, configurabile alla stregua di una dichiarazione negoziale di un fatto ( App. Milano 24.1.2023 n. 220: la dichiarazione sottoscritta dalla cedente che attesta che il credito è stato da lei ceduto alla cessionaria rappresenta una prova liquida, che conferma la titolarità della posizione soggettiva azionata dalla cessionaria, non avendo alcun interesse la cedente a rendere una dichiarazione a sé contraria; Trib. Firenze 1.3.2023 n. 612; Trib. Spoleto 11.7.2023, n. 532; Trib. Foggia 6.2.2024 ; Trib. Torino 3.12.2024; Trib. Terni 25.3.2025; Trib. Busto Arsizio 7.6.2025 n. 697; Trib. Napoli 11.7.2025 n. 7016; Trib. Siracusa 15.7.2025 n. 7899 ).
L'Ufficio dell'esecuzioni immobiliari del Tribunale di Firenze ha emesso, in data 23 gennaio 2020, una circolare con cui è prevista la possibilità per la società cessionaria del credito di produrre in giudizio una «dichiarazione liberatoria dell'istituto di credito cedente, proveniente da organo legittimato (con allegazione delle relative procure)».
I tribunali che ammettono la produzione in giudizio di una dichiarazione della società cedente evidenziano la necessità che la stessa sia sottoscritta (con esplicitazione dei poteri di rappresentanza) e soprattutto dettagliata ai fini della sicura identificazione del credito ceduto nell'ambito dell'operazione di cartolarizzazione ( Trib. Cassino 15.11.2022 n. 1528; Trib. Torino 12.10.2022 n. 3943 ).
Anche la Cassazione ha valorizzato la possibilità che la dichiarazione del cedente comunicata dal cessionario al debitore ceduto mediante la produzione in giudizio sia, al pari della disponibilità del titolo esecutivo, un elemento documentale importante, potenzialmente decisivo . Quanto precede anche sul presupposto che la prova della cessione può avvenire con documentazione successiva alla pubblicazione dell'Avviso di cessione in Gazzetta Ufficiale ( Cass. n. 10200/2021 ) .
Elenco dei crediti ceduti pubblicato su internet
Non sempre è stato ritenuto ammissibile in giurisprudenza il rinvio ad un sito internet cui collegarsi per attingere i dati identificativi dei crediti ceduti: la prova, è sostenuto, deve essere direttamente percepibile dai documenti prodotti in giudizio (Trib. Napoli 24.5.2019; Trib. Forlì 28.10.2019 n. 923; Trib. Napoli 15.10.2021: irrilevante è la presenza del link di collegamento ad un sito internet ove poter ricercare il codice specifico relativo al contratto ceduto, atteso che la documentazione probatoria nel giudizio deve essere completa e definita nel suo contenuto; App. Napoli 20.10.2021: la prova della cessione del credito esige quantomeno la dimostrazione della sua inclusione nel sito internet, mediante il deposito di un estratto del suo contenuto. Della ricerca del credito ceduto non può farsi carico il giudice attraverso l'accesso al predetto sito internet, atteso che una tale attività supplirebbe ad un deficit probatorio, il cui onere è posto a carico della parte, senza tacere del suo verosimile carattere esplorativo, tenuto conto della menzionata mancata rappresentazione dei dati di identificazione del credito, il che concorre a precludere ogni autonoma iniziativa del giudice; Trib. Ravenna 15.5.2023 n. 337; Trib. Pescara 24.10.2024).
Al riguardo, è argomentato che il raggiungimento della prova della cessione può affermarsi solo se venga depositata in causa la lista di crediti e non se venga solamente indicato il link del sito internet. Il giudice, infatti, non può effettuare in autonomia, e senza contraddittorio delle parti, verifiche relative ai presupposti fondamentali della pretesa creditoria: ciò avverrebbe, ad esempio, cliccando sul link e verificando la veridicità della tesi difensiva (a tacer dell'estrema complessità nel rintracciare il nominativo del debitore tra centinaia, e a volte migliaia, di posizioni cedute riportate nell'elenco).
Di diverso tenore sono le conclusioni di altra parte della giurisprudenza. Il rinvio ad una fonte documentale certa e fruibile da ogni utente sul web per quanto concerne l'individuazione specifica dei crediti oggetto di cartolarizzazione è idoneo a soddisfare pienamente i requisiti di identificazione dei rapporti debitori oggetto dell'operazione di cessione in massa, con conseguente assolvimento dell'onere probatorio in punto di prova dell'intervenuta cessione di credito in favore dell'odierna intervenuta. Peraltro, l'art. 7.1, comma 6, l. n. 130/1999, prevede il rinvio al sito internet in cui il cedente e il cessionario hanno reso disponibili, fino alla loro estinzione, i dati indicativi dei crediti ceduti (non individuati in blocco) (Trib. Ferrara 29.4.2020; Trib. Sondrio 5.10.2020; Trib. Sondrio 28.4.2021; Trib. Valle della Lucania 6.12.2021; Trib. Terni 25.3.2025).
Altra casistica
In assenza di una specifica e tempestiva contestazione ( Cass. n. 17944/2023 ), è stata ritenuta implicitamente riconosciuta l'intervenuta cessione in favore della cessionaria, esonerandola così dall'onere di integrare ulteriormente la prova documentale della titolarità del credito (Trib Milano 3.3.2025 n. 1817) .
Per dimostrare i contenuti dell'avvenuta cessione dei crediti, la giurisprudenza di merito ha occasionalmente ritenuto proficuamente utilizzabile (ove non prodotto in giudizio il contratto di cessione) anche un estratto autentico notarile recante la circostanziata indicazione delle posizioni oggetto di cessione da parte dell'originator, dal quale evincere la presenza del credito in contestazione ( Trib. Ferrara 9.4.2019; Trib. Ferrara 25.11.2022: la prova dell'avvenuta cessione avrebbe potuto essere fornita mediante la produzione di un estratto notarile dell'elenco dei crediti ceduti dal quale evincere la presenza del credito azionato esecutivamente. V. anche Trib. Torino 12.10.2022 n. 3943).
È stata altresì valorizzata la circostanza che la cedente, oltre ad avere espressamente dichiarato di aver trasferito il credito oggetto dell'ingiunzione, abbia formulato la conseguente istanza di estromissione dal giudizio ( Trib. Milano 20.7.2023 n. 6281 ). Tale approccio valorizza quanto affermato da Cass. n. 17944/2023 (conf. Cass. n. 5478/2024 ), secondo cui, al fine di pervenire alla prova della cessione, rilevano quegli accertamenti di fatto che facciano «effettivamente presumere l'effettiva esistenza della dedotta cessione».
Anche la costituzione in giudizio della banca cedente, allo scopo di confermare l'intervenuta cessione del credito in contestazione, è stata reputata sufficiente a dimostrare la legittimazione attiva della cessionaria ( App. Firenze 4.3.2023 n. 465 ).
La titolarità del credito azionato dalla società cessionaria è stata ancora ragionevolmente affermata in virtù del possesso del titolo esecutivo (sua produzione documentale nel fascicolo processuale), elemento importante, potenzialmente decisivo, «a superare la forza sintomatica di segno contrario espressa da altri elementi probatori (omessa produzione dei contratti di cessione, degli elenchi allegati, della dichiarazione del cedente)» (così Cass. n. 10200/2021; conf. Trib. Busto Arsizio 5.7.2022 n. 1038; Trib. Monza 13.11.2023.; Trib. Busto Arsizio 7.6.2025 n. 697. ContraTrib. Cassino 15.11.2022 n. 1528, secondo cui la semplice circostanza del possesso del contratto di finanziamento dedotto in lite «può giustificarsi sulla base di una pluralità di circostanze, come la qualità di semplice mandatario del creditore e non di cessionaria del credito (Cass. n. 2780/2019; App. Catania n. 49/2022)») .
Anche la produzione in giudizio delle scritture contabili relative al rapporto in contestazione è stata valorizzata, sul presupposto che il loro possesso (tenuto conto dei dati personali contenuti) si giustifica postulando l'avvenuta cessione del credito con tutta la relativa documentazione a beneficio del cessionario ( Trib. Napoli 26.7.2022 n. 7487; v. anche Trib. Siracusa 15.7.2025 n. 7899, che ha valorizzato, al riguardo l'art. 1262 c.c.: il cedente deve consegnare al cessionario i documenti probatori del credito che sono in suo possesso ).
Come già ricordato, la dimostrazione della legittimazione attiva della società cessionaria (per la quale è richiesto un riscontro probatorio) può dirsi raggiunta ove la controparte l'abbia esplicitamente o implicitamente riconosciuta, ad esempio mediante pagamenti in favore della cessionaria, sua chiamata in giudizio o mancata contestazione ex art. 115 c.p.c. (Cass. n. 17944/2023; Trib. Napoli 26.7.2022 n. 7487: risulta provata la titolarità per il principio di cui all'art. 115 cpc che solleva la parte dalla prova di fatti dedotti non specificamente contestati; App. Milano 9.8.2023 n. 2538: l'onere di dimostrare l'inclusione del credito oggetto di causa nell'operazione di cessione in blocco, fornendo la prova della propria legittimazione sostanziale, è assolto anche per mezzo della condotta non contestativa della controparte; Trib. Terni 27.1.2025; Trib. Siracusa 15.7.2025 n. 7899).
Quanto precede sul presupposto che la prova della cessione può essere fornita con ogni mezzo e quindi anche mediante presunzioni, non essendo, come evidenziato dalla Cassazione, il contratto di cessione di crediti soggetto a forme sacramentali o comunque particolari ai fini della sua validità (Cass. n. 5617/2020).
In conclusione
In caso di contestazioni, l'onere della prova della legittimazione attiva grava sulla società cessionaria (APV e servicer), la quale deve fornire idonea dimostrazione della propria titolarità sul credito azionato, anche mediante presunzioni, purché con contenuto probatorio chiaro e specifico. L'elaborazione giurisprudenziale, anche di legittimità, ha individuato diverse soluzioni convincenti per dimostrare la titolarità e la legittimazione attiva del cessionario nel giudizio, oltre alla produzione del contratto di cessione con i relativi allegati: pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, dichiarazione della cedente, rinvio a siti web, scritture contabili, comportamento processuale delle parti. La legittimazione attiva della società cessionaria deve essere oggetto di verifica giudiziale sulla base di un compiuto e adeguato impianto probatorio, salvo le ipotesi di mancata contestazione rilevanti ex art. 115 c.p.c. o di implicito riconoscimento della cessione da parte del debitore ceduto.
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Sommario
La questione della legittimazione attiva della società cessionaria