La riforma dei tributi locali, tra federalismo fiscale e nuovi strumenti di cooperazione
Maria Alessia Grillotti
23 Luglio 2025
Il Consiglio dei ministri del 9 maggio 2025 ha approvato in sede preliminare il decreto legislativo recante disposizioni in materia di “tributi regionali e locali e di federalismo fiscale regionale”, compiendo così un passo decisivo verso l'attuazione della recente riforma fiscale delineata dalla legge delega n. 111/2023. Il decreto, articolato in quattro parti e oltre trenta articoli, si propone di ridefinire il rapporto tra Stato, Regioni ed enti locali, mediante il consolidamento dell'autonomia impositiva territoriale e la previsione di nuovi strumenti di collaborazione.
Un nuovo paradigma nei rapporti con i contribuenti
In linea con il modello nazionale, il decreto introduce misure innovative di cooperazione, con l'obiettivo di rafforzare il dialogo tra fisco e contribuente e favorire un clima di reciproca fiducia.
Particolare rilievo assumono le iniziative di assistenza, informazione e consulenza giuridica previste in favore dei contribuenti, tese ad assicurare un più corretto adempimento degli obblighi tributari (Art. 1 co. 1). In apertura, si ribadisce la necessità che le regioni e gli enti locali assicurino l'applicazione nei propri ordinamenti dei principi generali contenuti nello Statuto del contribuente, così come dispone l'art. 1 co. 3, 3-bis e 3-ter della L. 212/2000. Tra le varie novità, il potere-dovere riconosciuto agli enti territoriali di individuare gli atti automatizzati, sostanzialmente automatizzati, di pronta liquidazione e di controllo formale delle dichiarazioni che sono esclusi dal contraddittorio di cui all'articolo 6-bis dello Statuto (Art. 1 co. 2).
Incentivi al pagamento e nuovi strumenti di compliance
L'articolo 2 si inserisce nel percorso di semplificazione e razionalizzazione promosso con la legge delega (art. 14 co. 1 lett. f) della L. 111/2023) e introduce alcune modifiche sostanziali al testo dell'articolo 118-ter del D.L. n. 34/2020.
La disposizione, in particolare, stabilisce la riduzione di aliquote e tariffe delle regioni ed enti locali in caso di versamento con addebito diretto in conto corrente. Il sistema premiale consente agli enti territoriali di incentivare l'addebito diretto per il pagamento delle rispettive entrate prevedendo una contestuale riduzione delle stese, con vantaggio reciproco per l'ente creditore e per il contribuente. Il nuovo testo dell'art. 118-ter, ora rubricato “Riduzione di aliquote e tariffe delle regioni e degli enti locali in caso di versamento con addebito diretto sul conto corrente bancario o postale”, prevede che le modalità di riduzione siano individuate dalla legge oppure definite dall'ente con regolamento, adottato ai sensi dell'art. 52, D.Lgs. n. 446/1997. Alle regioni e agli enti locali, inoltre, sarà data facoltà di stabilire un importo massimo sul quale applicare la percentuale di riduzione delle somme dovute oppure un importo fisso, alternativo alla percentuale.
La possibilità di riduzione è esplicitamente esclusa con riferimento alle entrate delle regioni e degli enti locali, per le quali la riscossione avviene esclusivamente mediante il sistema dei versamenti unitari di cui all'art. 17, D.Lgs. n. 241/1997 (Art. 2, co. 1 lett. c), come avviene, ad esempio, per l'IMU (per la quale le somme riscosse hanno diretta incidenza sulle regolazioni da effettuare nell'ambito del Fondo di solidarietà comunale e del Fondo speciale per l'equità del livello dei servizi, di cui all'art. 1, co. 426 della L. 213/2023).
Degna di nota anche la previsione normativa contenuta nell'articolo 3 del decreto, che consente alle regioni e agli enti locali di introdurre – al pari di quanto già riconosciuto a livello statale – istituti che favoriscano l'adempimento spontaneo dei contribuenti, unitamente a sistemi premiali di riduzione delle sanzioni. Al fine di migliorare la riscossione delle entrate e ridurre il contenzioso, la disposizione in commento prevede l'invio al contribuente di una lettera di compliance contenente l'indicazione degli elementi e delle informazioni acquisite, direttamente o tramite terzi, relativi alla determinazione dell'obbligazione tributaria. In tal modo, il destinatario della comunicazione viene posto nella condizione di regolarizzare l'errore o l'omissione attraverso il ravvedimento operoso. Viceversa, ove il contribuente non ritenga corretti i dati riportati nella dichiarazione, sarà in grado di comunicare eventuali elementi o documenti ulteriori all'ente impositore. La stessa disposizione consente, altresì, alle regioni e agli enti locali di inviare ai contribuenti avvisi bonari per consentire la regolarizzazione di versamenti tardivi, parziali od omessi, prevedendo l'applicazione di una sanzione ridotta ai sensi dell'art 13 co. 5 D.lgs. 472/1997.
Definizioni agevolata delle entrate regionali e locali
L'articolo 4 introduce una serie di norme dirette ad attribuire a regioni ed enti locali la facoltà di prevedere direttamente forme di definizione agevolata, se pur entro determinati limiti. Per esplicita previsione normativa, gli strumenti di definizione devono essere riferiti a periodi di tempo circoscritti e possono essere adottati soltanto previa considerazione della situazione economica e finanziaria dell'ente territoriale, nel rispetto, quindi, dell'equilibrio di bilancio.
Dalle definizioni sono escluse l'imposta regionale sulle attività produttive, le compartecipazioni e le addizionali ai tributi erariali. Non è invece di ostacolo la circostanza che siano già in corso procedure di accertamento o controversie giudiziali in cui è parte il medesimo ente territoriale.
La norma dispone infine che le regioni e gli enti locali possono adottare forme di definizione agevolata anche per le entrate di natura patrimoniale.
Revisione dell'albo dei riscossori e modifiche alle modalità di pagamento dei compensi degli iscritti
L'articolo 5 prevede l'integrale riforma, attraverso la riscrittura dell'art. 53 del D. Lgs. n. 446 del 1997, dell'attuale disciplina dell'albo dei soggetti privati abilitati ad effettuare l'attività di accertamento e di riscossione delle entrate delle regioni e degli enti locali.
Confermando che l'albo è istituito presso il Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze, viene ribadito che sono iscritti in una sezione separata dell'albo i soggetti che svolgono esclusivamente le attività di supporto propedeutiche all'accertamento e alla riscossione delle stesse entrate. La finalità è quella di consentire una vigilanza sulle società che svolgono un'attività di accertamento e riscossione delle entrate, tramite la verifica dei requisiti minimi di affidabilità delle persone fisiche che operano attraverso di esse.
Il nuovo assetto emerge con chiarezza dalla lettura combinata dei commi 3 e 4 della disposizione in commento, che delimitano il nuovo assetto dell'albo e delle competenze della Commissione. Il comma 3, da un lato, demanda al regolamento del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare ai sensi dell'articolo 17, co. 3, della legge n. 400 del 1988, la definizione delle condizioni e dei requisiti, professionali e morali, nonché delle cause di incompatibilità rilevanti ai fini dell'iscrizione. Sono, inoltre, stabilite le modalità per la verifica periodica dei requisiti e definiti i presupposti per l'adozione dei provvedimenti di sospensione e cancellazione dall'albo, connessi al venir meno di tali requisiti, nonché i relativi effetti.
Il comma 4 elimina ogni possibilità di confusione in merito al perimetro entro il quale agisce la Commissione, prevedendo che la stessa non ha competenza in merito a eventuali irregolarità riscontrabili nella gestione del servizio di accertamento e riscossione, nonché delle relative attività di supporto, delle entrate affidate dalle regioni e dagli enti locali ai soggetti iscritti nel medesimo albo.
È stato eliminato il potere riconosciuto alla Commissione di disporre la decadenza dalla gestione dell'affidatario presso l'ente territoriale. La verifica dell'idoneità verrà quindi effettuata in virtù degli elementi individuati dal regolamento del Ministro dell'economia e delle finanze.
La disposizione, in un'ottica di amministrazione trasparente, disciplina, inoltre, le informazioni e i dati che devono essere messi a diposizione delle varie istituzioni e dei soggetti interessati con l'obiettivo di rendere più efficiente la gestione dell'attività di riscossione, anche attraverso l'individuazione di contenuti minimi degli atti che regolano la concessione del servizio, oltre che di offrire ulteriori elementi di verifica e di raffronto nell'ambito dei controlli.
Il successivo articolo 6 prevede l'introduzione del comma 790-bis nell'art. 1 della legge n. 160 del 2019. Nella sua prima parte, la nuova disposizione riconosce la possibilità di eseguire il pagamento tramite la piattaforma PagoPA e la ripartizione delle somme dovute all'ente locale e al soggetto affidatario attraverso il sistema del versamento tipo “ente multi-beneficiario”, possibilità già attuata in materia di tributi locali per la riscossione della TARI e del TEFA, la quale comporta l'attribuzione delle somme di competenza al comune e alla provincia. Le modalità di accreditamento agli enti titolari e ai soggetti affidatari delle somme riscosse, ciascuno per la quota di rispettiva competenza, saranno definite con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze. La seconda parte del comma 790-bis prevede una diversa procedura laddove il versamento delle somme affidate avvenga tramite canali di pagamento alternativi a PagoPa. In questo caso permane la procedura delineata dall'attuale comma 790, che stabilisce la costituzione di appositi conti dedicati.
Deroghe al divieto di incasso dei tributi locali
L'articolo 7 del decreto dispone una sostanziale modifica dell'art. 2-bis, D.L. n. 193/2016, introducendo una deroga generalizzata all'incasso diretto in conto corrente per le entrate che sono riscosse sulla base di un contratto a canone fisso, nonché per le entrate rinvenienti da procedure esecutive presso il debitore, o presso terzi o da versamenti effettuati dai soggetti che occupano aree mercatali o di posteggio. Si prevede che tali somme, riscosse direttamente sui propri conti dagli affidatari, dovranno essere riversate sul conto corrente dell'ente creditore entro il termine previsto dal medesimo, e in ogni caso non oltre il decimo giorno lavorativo successivo alla riscossione, per essere acquisite al bilancio dell'ente stesso.
L'accertamento esecutivo per i tributi regionali
L'articolo 8 dispone l'estensione dell'istituto dell'avviso di accertamento esecutivo ai tributi delle regioni, dando attuazione al principio racchiuso nell'art. 13, comma 1, lettera b), n 2 della legge delega, che prevede che vengano assicurati alle regioni adeguati strumenti di semplificazione dei procedimenti tributari.
In estrema sintesi, il provvedimento racchiude in sé i due distinti atti tipici della riscossione dei tributi: l'avviso di accertamento e la cartella di pagamento o, in alternativa, l'avviso di accertamento e l'ingiunzione fiscale. La natura esecutiva di tale atto comporta che, ai fini della riscossione coattiva, non sia più necessaria la preventiva notifica della cartella di pagamento, nel caso in cui la riscossione sia affidata all'Agenzia delle entrate-Riscossione, o dell'ingiunzione fiscale, nell'ipotesi in cui detta attività sia svolta direttamente dalla regione o da altri soggetti ai quali detti enti hanno affidato il servizio di riscossione delle entrate.
Dal punto di vista sostanziale, gli avvisi di accertamento seguiranno le medesime regole già vigenti con riferimento alle entrate a livello nazionale. Dovranno pertanto recare l'espressa indicazione che gli stessi costituiscono titolo esecutivo idoneo ad attivare le procedure esecutive e cautelari, nonché l'indicazione del soggetto che, decorsi 30 giorni dal termine ultimo per il pagamento, procederà alla riscossione delle somme richieste, anche ai fini dell'esecuzione forzata. Decorso infruttuosamente il termine di proposizione del ricorso, gli avvisi acquisiscono valore immediatamente esecutivo; a seguito poi dell'infruttuoso decorso dell'ulteriore termine di 30 giorni dal termine di pagamento, la riscossione, se non effettuata direttamente dall'ente creditore, viene affidata al soggetto, pubblico o privato, legittimato all'esecuzione forzata.
Per quanto concerne i termini dell'esecuzione, essa di regola può avere inizio solo decorsi 180 giorni dall'affidamento del credito all'agente della riscossione. In caso di riscossione diretta, invece, il periodo di sospensione è ridotto a 120 giorni. L'articolo 8 accorcia ulteriormente i termini, prevedendo che la sospensione delle azioni esecutive si riduca da 120 a 60 giorni quando la notifica è prodotta dallo stesso soggetto che riscuote. Anche a seguito della modifica, la sospensione, in virtù dell'art. 1, comma 792, lettera d), potrà comunque non operare “in presenza di fondato pericolo, debitamente motivato e portato a conoscenza del contribuente”.
Qualora sia decorso un anno dalla notifica dell'avviso di accertamento senza che l'accertamento sia iniziato, al pari dei tributi statali, è stabilito che l'espropriazione sia preceduta dalla notifica dell'avviso di pagamento di cui all'art. 50 del d.P.R. 602/1973.
La decorrenza dell'utilizzazione del nuovo strumento, in sostituzione delle altre forme di accertamento finora utilizzate, è stata prevista dall'anno 2027 per consentire agli enti impositori di approntare, in un ragionevole lasso di tempo, le necessarie modifiche procedurali, fermo restando che ogni regione, con apposita legge, può anticipare l'applicazione delle disposizioni in esame.
L'articolo 9 incide sulla disciplina dell'atto di accertamento esecutivo in materia di tributi locali, disponendo una serie di modifiche tese a semplificare la procedura di riscossione ad allineare il dettato normativo alle modifiche medio tempore intercorse in materia di giustizia e sanzioni
Sempre in ambito locale, l'articolo 11 prevede, limitatamente agli anni 2025-2027, l'elevazione al 100% dell'importo devoluto ai Comuni per le maggiori somme accertate e riscosse da parte dello Stato in forza di segnalazioni operate dagli enti locali.
La revisione del sistema sanzionatorio
L'articolo 12 ha ad oggetto le disposizioni sulle sanzioni amministrative in materia di tributi delle regioni e degli enti locali. La Relazione illustrativa allo schema di decreto chiarisce che la norma in commento, in sintonia con la previsione contenuta nell'articolo 20, comma 1, lettera c), numero 1) della legge n. 111/2023, attua il principio racchiuso nell'articolo 14, comma 1, n. 3), della stessa legge delega, dedicato alla “revisione del sistema sanzionatorio, con particolare riguardo al miglioramento della proporzionalità delle sanzioni tributarie” degli enti locali. La disposizione, inoltre, è allineata con quelle contenute nel testo unico delle sanzioni tributarie amministrative e penali approvate con il decreto legislativo 5 novembre 2024, n. 173 che entrerà in vigore a decorrere dal 1° gennaio 2026, le quali recano il rimando a quelle contenute nei decreti legislativi in vigore medio tempore.
Il comma 3 della disposizione, in particolare, estende ai tributi delle regioni e degli enti locali le disposizioni dell'art. 13 del d.lgs. n. 472/1997 e, a decorrere dal 1° gennaio 2026, quelle del comma 2, dell'art. 14 del d.lgs. n. 173/2024, in materia di ravvedimento. Dacché, anche per i tributi delle regioni e degli enti locali – salva la notifica di avvisi di pagamento e atti di accertamento – non opera la preclusione di cui al comma 1, primo periodo, di cui al citato art. 13 del d.lgs. n. 472/1997, il quale prevede l'applicazione della sanzione ridotta “sempreché la violazione non sia stata già constatata e comunque non siano iniziati accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di accertamento delle quali l'autore o i soggetti solidalmente obbligati, abbiano avuto formale conoscenza”. La modifica in esame è finalizzata a favorire l'adempimento spontaneo, in luogo della riscossione coattiva, e garantire così effetti positivi anche sotto il profilo della certezza della riscossione.
I successivi commi modificano le misure delle sanzioni in materia di IMU, TARI e imposta di soggiorno. In sintesi, a decorrere dal 1° gennaio 2026 e solo per le violazioni commesse dopo tale data, è prevista una sanzione piena del 100% per l'omessa dichiarazione (con minimo 50 euro), mentre in caso di dichiarazione infedele la sanzione è ridotta al 40%.
Novità in tema di tassa automobilistica
L'articolo 13, rubricato “Tributi propri derivati dotati di maggiore autonomia impositiva”, inserisce nel testo dell'articolo 8, comma 2, del d.lgs. n. 68/2011 – recante disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province – la precisazione che la tassa automobilistica regionale si configura “quale tributo proprio derivato dotato di maggiore autonomia impositiva”. La previsione dà attuazione al criterio racchiuso nell'art. 13, comma 1, lettera b), della legge delega, valorizzando i principi del federalismo fiscale regionale.
Tra le varie novità si segnala, innanzitutto, l'eliminazione del pagamento frazionato della tassa automobilistica. Se, infatti, la disciplina vigente prevede per i contribuenti la possibilità di eseguire il pagamento in forma dilazionata, a decorrere dal 1° gennaio 2026 sarà invece obbligatorio versare l'intero importo in un'unica soluzione annuale. L'obbligazione tributaria è riferita a 12 mesi a decorrere dal mese di immatricolazione del veicolo. Per le scadenze successive alla prima, il termine per il pagamento della tassa è fissato nell'ultimo giorno del mese in cui il veicolo è stato immatricolato. In tal modo si introduce una tempistica più semplice rispetto a quella stabilita dal D.M. n. 462 del 1998, che prevede scadenze per periodi fissi annuali, quadrimestrali o semestrali a seconda della tipologia di veicolo.
Una delle modifiche più importanti riguarda, inoltre, la gestione regionale del gettito fiscale. Con l'articolo 14 si rafforza il principio di territorialità, prevedendo che la competenza della tassa venga determinata esclusivamente in base al luogo di residenza del soggetto passivo del tributo o, per le persone giuridiche, in funzione della sede legale. Per tale seconda ipotesi, il decreto si preoccupa inoltre di dettare i criteri per la risoluzione di eventuali contrasti tra sedi diverse.
In base ai chiarimenti contenuti nella Relazione illustrativa, il principio di territorialità trova giustificazione anche ai fini ambientali, giacché appare razionale che la tassa automobilistica sia corrisposta alla regione in cui circolano i veicoli, potenziale fonte di inquinamento, offrendo in tal modo all'ente impositore la possibilità di destinare il relativo gettito a manovre di risanamento ambientale da realizzare nel proprio territorio.
L'articolo 15, nell'apportare modifiche all'art. 5 co. 30, del D.L. n. 953/1982, n. 953, che individua i soggetti passivi della tassa automobilistica, introduce importanti semplificazioni nella disciplina del tributo. Il comma 1, lettera a), nello specifico, prevede che l'individuazione dei soggetti passivi del tributo debba avvenire il primo giorno del periodo tributario, e non più l'ultimo giorno utile per il pagamento. In tal modo, si superano gli inconvenienti che si verificano nel caso di passaggio di proprietà del veicolo nel corso del mese di pagamento, specialmente ove ciò avviene tra regioni diverse, e si evita l'insorgere di richieste di rimborso da parte dei contribuenti e conseguenti contenziosi, ottenendo altresì una maggiore uniformità a livello nazionale.
La norma, infine, chiarisce che il fermo amministrativo non sospende l'obbligo di pagamento della tassa.
Novità in tema di tassa automobilistica
L'articolo 13, rubricato “Tributi propri derivati dotati di maggiore autonomia impositiva”, inserisce nel testo dell'articolo 8, comma 2, del d.lgs. n. 68/2011 – recante disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province – la precisazione che la tassa automobilistica regionale si configura “quale tributo proprio derivato dotato di maggiore autonomia impositiva”. La previsione dà attuazione al criterio racchiuso nell'art. 13, comma 1, lettera b), della legge delega, valorizzando i principi del federalismo fiscale regionale.
Tra le varie novità si segnala, innanzitutto, l'eliminazione del pagamento frazionato della tassa automobilistica. Se, infatti, la disciplina vigente prevede per i contribuenti la possibilità di eseguire il pagamento in forma dilazionata, a decorrere dal 1° gennaio 2026 sarà invece obbligatorio versare l'intero importo in un'unica soluzione annuale. L'obbligazione tributaria è riferita a 12 mesi a decorrere dal mese di immatricolazione del veicolo. Per le scadenze successive alla prima, il termine per il pagamento della tassa è fissato nell'ultimo giorno del mese in cui il veicolo è stato immatricolato. In tal modo si introduce una tempistica più semplice rispetto a quella stabilita dal D.M. n. 462 del 1998, che prevede scadenze per periodi fissi annuali, quadrimestrali o semestrali a seconda della tipologia di veicolo.
Una delle modifiche più importanti riguarda, inoltre, la gestione regionale del gettito fiscale. Con l'articolo 14 si rafforza il principio di territorialità, prevedendo che la competenza della tassa venga determinata esclusivamente in base al luogo di residenza del soggetto passivo del tributo o, per le persone giuridiche, in funzione della sede legale. Per tale seconda ipotesi, il decreto si preoccupa inoltre di dettare i criteri per la risoluzione di eventuali contrasti tra sedi diverse.
In base ai chiarimenti contenuti nella Relazione illustrativa, il principio di territorialità trova giustificazione anche ai fini ambientali, giacché appare razionale che la tassa automobilistica sia corrisposta alla regione in cui circolano i veicoli, potenziale fonte di inquinamento, offrendo in tal modo all'ente impositore la possibilità di destinare il relativo gettito a manovre di risanamento ambientale da realizzare nel proprio territorio.
L'articolo 15, nell'apportare modifiche all'art. 5 co. 30, del D.L. n. 953/1982, n. 953, che individua i soggetti passivi della tassa automobilistica, introduce importanti semplificazioni nella disciplina del tributo. Il comma 1, lettera a), nello specifico, prevede che l'individuazione dei soggetti passivi del tributo debba avvenire il primo giorno del periodo tributario, e non più l'ultimo giorno utile per il pagamento. In tal modo, si superano gli inconvenienti che si verificano nel caso di passaggio di proprietà del veicolo nel corso del mese di pagamento, specialmente ove ciò avviene tra regioni diverse, e si evita l'insorgere di richieste di rimborso da parte dei contribuenti e conseguenti contenziosi, ottenendo altresì una maggiore uniformità a livello nazionale.
La norma, infine, chiarisce che il fermo amministrativo non sospende l'obbligo di pagamento della tassa.
Semplificazioni in materia di tributi locali
L'articolo 26 inserisce una serie di semplificazioni, a partire dagli adempimenti dichiarativi. Ed invero, al fine di facilitare i contribuenti e i comuni nell'attività di gestione delle dichiarazioni IMU, gli adempimenti dichiarativi relativi a tale imposta sono stati unificati in un unico modello approvato con decreto direttoriale ed è stata prevista la trasmissione – esclusivamente – telematica della dichiarazione. Con l'introduzione del comma 768-bis, viene stabilito che i soggetti passivi sono tenuti a presentare la dichiarazione entro il 30 giugno dell'anno successivo a quello in cui ha avuto inizio il possesso dell'immobile o in cui sono intervenute variazioni rilevanti ai fini della determinazione dell'imposta.
La presentazione della dichiarazione produce effetti anche per gli anni successivi. È prevista tuttavia una specifica eccezione per gli enti di cui al comma 759, lettera g), della legge 160/2019 (vale a dire, “gli enti pubblici e privati diversi dalle società, i trust che non hanno per oggetto esclusivo o principale l'esercizio di attività commerciale nonché gli organismi di investimento collettivo del risparmio, residenti nel territorio dello Stato”), per i quali trova applicazione il regolamento di cui al decreto MEF 19 novembre 2012, n. 200 e l'obbligo di presentazione annuale della dichiarazione.
L'articolo 28 è diretto ad armonizzare le disposizioni introdotte con il d.lgs. n. 116/2020, di recepimento delle direttive nn. 851/2018 e 852/2018 in materia di rifiuti e di imballaggi, con la disciplina relativa all'applicazione della tariffa rifiuti urbani. Gli interventi hanno riguardato, in primo luogo, l'eliminazione del riferimento ai c.d. rifiuti “assimilati” – ove presente –, dal momento che l'art. 198 del d.lgs. n.152/2006 (Testo Unico Ambientale) ha fatto venire meno il potere dei comuni di regolamentare l'assimilazione, per qualità e quantità, dei rifiuti speciali non pericolosi ai rifiuti urbani, operando quindi una classificazione dei rifiuti uniforme su tutto il territorio nazionale, proprio in osservanza alla nuova definizione di rifiuto urbano di matrice unionale.
In secondo luogo, sempre in ottica di razionalizzazione della disciplina TARI, è stato introdotto il nuovo comma 649-bis, il quale dispone che le utenze non domestiche che producono rifiuti urbani – come definiti dall'art. 183, comma 1, lett. b-ter), n. 2, del d.lgs. n. 152/2006 – non sono tenute alla corresponsione della parte variabile della TARI rapportata alla quantità dei rifiuti urbani, se le stesse dimostrano di averli avviati al riciclo o al recupero mediante attestazione rilasciata dal soggetto che effettua l'attività di recupero.
Per le utenze non domestiche (UND) che conferiscono i rifiuti urbani al di fuori del servizio pubblico, il comma 649-bis dispone, altresì, che le stesse effettuano la scelta di servirsi del gestore del servizio pubblico o del ricorso al mercato per un periodo non inferiore a due anni. Tale scelta deve essere comunicata al comune, o al gestore del servizio rifiuti in caso di tariffa corrispettiva, entro il 30 giugno di ciascun anno, con effetto dal 1° gennaio dell'anno successivo. In sostanza, è stata trasfusa, nel corpo del comma 649-bis, sempre ai fini di razionalizzazione della disciplina della TARI, la disposizione già contenuta nel comma 10 dell'art. 238 del d. lgs n. 152/2006.
Infine, occorre segnalare le modifiche apportate al comma 684, nel quale è prevista la modifica al termine di presentazione della dichiarazione, da effettuarsi entro il termine di 90 giorni solari dalla data di inizio del possesso o della detenzione dei locali e delle aree assoggettabili al tributo. Analogamente, viene modificato anche il termine di cui al successivo comma 685 relativo alla presentazione della dichiarazione, nel caso in cui si verifichino modificazioni dei dati dichiarati da cui consegua un diverso ammontare del tributo, allineandolo a quello del comma 684, ossia 90 giorni solari dalla data in cui sono intervenute le predette modificazioni.
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Revisione dell'albo dei riscossori e modifiche alle modalità di pagamento dei compensi degli iscritti