Forma del patto di prova e produzione in giudizio

04 Luglio 2025

La produzione in giudizio da parte del datore del patto di prova da lui non sottoscritto sin dall’inizio del rapporto di lavoro è sufficiente a “salvare” la validità del patto stesso e, dunque, gli effetti, quali la libertà di recesso durante il periodo di prova?

La forma scritta del patto di prova è richiesta ad substantiam e tale essenziale requisito di forma, la cui mancanza comporta la nullità assoluta del patto di prova, deve sussistere sin dall'inizio del rapporto di lavoro, senza alcuna possibilità di equipollenti o sanatorie, potendo ammettersi solo la non contestualità della sottoscrizione di entrambe le parti prima della esecuzione del contratto, ma non anche la successiva documentazione della clausola mediante la sottoscrizione, originariamente mancante, di una delle parti, atteso che ciò si risolverebbe nella inammissibile convalida di un atto nullo. Sebbene, in via generale, in tema di contratti per i quali la legge richiede la forma scritta ad substantiam, la giurisprudenza ha ritenuto che la produzione in giudizio di una scrittura privata a cura di chi non l'aveva sottoscritta costituisca equipollente della mancata sottoscrizione contestuale, è stato altresì precisato che tale perfezionamento si verifica soltanto ex nunc, ossia al momento in cui è avvenuta la produzione in giudizio. Pertanto, se al momento dell'inizio del rapporto di lavoro non è stato stipulato un valido patto di prova per difetto della forma scritta o per mancata contestale sottoscrizione, a nulla potrebbe rilevare la successiva produzione in giudizio dell'atto firmato ma privo di data certa anteriore o almeno contestuale all'inizio del rapporto. Ne consegue che lo stesso rapporto di lavoro deve intendersi costituito ab origine come contratto a tempo indeterminato e non potrebbe operare la regola della libertà di recesso durante il periodo di prova (Cfr.: Cass., sez. lav., 03 aprile 2025, n. 8849).

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