Rito del lavoro: ammissibile la sostituzione dell'udienza con il deposito di note scritte

La Redazione
04 Luglio 2025

Le Sezioni Unite, con la sentenza 30 giugno 2025, n. 17603, affermano che il provvedimento ex art. 127-ter c.p.c., nella versione anteriore alle modifiche apportate dal d.lgs. n. 164/2024, con cui il giudice sostituisce l'udienza destinata alla discussione col deposito di note scritte, è ammissibile, nel processo del lavoro, solo alla presenza di determinate condizioni.

Le Sezioni Unite si sono pronunciate sulla questione di massima di particolare importanza rimessa dalla sezione lavoro con ordinanza interlocutoria n. 11898/2024, che può essere riassunta nell'interrogativo «se l'art. 127-ter c.p.c. sia applicabile al procedimento disciplinato dal Titolo IV del Libro II del codice di rito, che stabilisce “Norme per le controversie di lavoro” (artt. 409 e seg. c.p.c)». Il problema è affrontato in relazione al testo dell'art. 127-ter c.p.c. anteriore alle modifiche di cui al d.lgs. n. 164/2024.

I giudici hanno poi affrontato un altro problema sequenziale sempre posto dall'ordinanza interlocutoria e attinente ai motivi di ricorso. Il problema attiene alle modalità della trattazione, giacché la ricorrente ha pure lamentato, nel secondo motivo, che la sentenza sarebbe nulla per avere la corte d'appello disposto che il deposito di sintetiche note scritte avvenisse “telematicamente entro le ore 9:30 del 09.03.2023 (termine perentorio)”. Secondo la ricorrente la Corte di merito avrebbe pronunciato la sentenza nonostante il mancato deposito delle note scritte da parte del reclamante; e tale fattispecie avrebbe dovuto comportare la necessità della corte di fissare nuova udienza, senza decidere la causa.

In ordine al primo profilo, le Sezioni Unite hanno affermato che «con riferimento all'art. 127-ter c.p.c., nella versione anteriore alle modifiche di cui al d.lgs. n. 164/2024, il provvedimento con cui giudice sostituisce l'udienza destinata alla discussione della causa col deposito di note scritte è ammissibile, nel processo del lavoro, alle seguenti condizioni: i) che la sostituzione non riguardi l'udienza di discussione nella sua integralità, ma la sola fase processuale propriamente decisoria; ii) che nessuna delle parti si opponga alla suddetta sostituzione; iii) che non si escluda che le note scritte contengano (o possano contenere), oltre alle conclusioni e alle istanze, anche gli argomenti a difesa, così da rispondere alla funzione tecnica sostitutiva dell'oralità; iv) che, qualora l'iter processuale richieda chiarimenti in base alla situazione concreta, il dialogo tra le parti e il giudice sia ripristinato in funzione del principio del contraddittorio e del diritto di difesa.

Quanto al secondo profilo, i giudici di legittimità rilevano che la violazione dell'orario di deposito indicato nel provvedimento non va considerata alla stregua di violazione del termine perentorio, per l'elementare ragione che la perentorietà del termine resta, nell'art. 127-ter c.p.c., ancorata al giorno di deposito, non all'ora. Al giorno di deposito ovviamente definibile con riguardo all'orario di chiusura degli uffici di cancelleria. Viene, così affermato il principio secondo cui «nei giudizi ordinari, il termine giudiziale dato con specificazione dell'orario deve intendersi a giorni e limitato all'orario di apertura delle cancellerie fissato, in via generale, come da decreto dell'autorità giudiziaria competente».

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