Giudice territorialmente competente in caso di trasferimento non autorizzato del minore

03 Luglio 2025

Nell'ordinanza in commento la S.C. si è occupata di una problematica assai ricorrente dinanzi ai Tribunali: ovvero l'incidenza sulla individuazione del giudice competente del trasferimento del minore unilateralmente operato da uno dei genitori prima della instaurazione del giudizio.

Massima

«Nei procedimenti in materia di minori, è territorialmente competente il tribunale nel cui circondario il minore ha la residenza abituale, salvo che la stessa sia stata trasferita illecitamente, ossia senza il consenso di uno dei genitori, poiché, ai sensi dell'art. 473-bis.11 c.p.c., anche se si instaura un nuovo habitat con tutte le caratteristiche di una residenza abituale, ove la domanda sia formulata entro l'anno dal trasferimento, resta ferma la competenza per territorio del giudice del luogo della precedente residenza abituale».

Il caso

Tizio aveva adito il Tribunale di Milano perché regolasse l'esercizio della responsabilità genitoriale relativa al figlio minore Sempronio nato nel corso della convivenza more uxorio avuta con Sempronia.

Sempronia costituendosi contestava la ricostruzione dei fatti operata dalla controparte e, in particolare, eccepiva l'incompetenza per territorio del Tribunale adito in favore di quello di Siracusa. La donna allegava che, poiché Tizio inizialmente non voleva riconoscere come proprio il bambino, era rientrata nella propria casa a Siracusa e portato avanti la gravidanza; la relazione era proseguita, perché Tizio era solito rientrare presso la dimora familiare a Siracusa, mostrandosi pentito, convincendola a risalire a Milano, cosa che però accadeva solo per brevi periodi perdurando poi le condotte aggressive e umilianti del compagno.

Celebrata l'udienza di comparizione, ove venivano sentite le parti personalmente, il Giudice si riservava all'esito della discussione e, a scioglimento della riserva, riteneva di non dover adottare alcun provvedimento temporaneo e urgente e rimetteva la causa al Collegio per valutare l'eccezione di incompetenza territoriale formulata da Sempronia.

Il Tribunale in composizione collegiale rimetteva la causa al giudice delegato, evidenziato nella parte motiva che non risultava fondata l'eccezione di incompetenza territoriale sollevata dalla resistente.

Avverso tale provvedimento Sempronia proponeva regolamento di competenza.

La questione

La questione esaminata dalla Cassazione afferisce alla individuazione del giudice territorialmente competente in caso di trasferimento non autorizzato del minore alla luce del combinato disposto degli artt. 473-bis.11, comma 1, seconda parte e 473-bis.47 c.p.c.

Le soluzioni giuridiche

In attuazione dei principi sovranazionali in materia l'art. 473-bis.11 c.p.c. - richiamato dall'art. 473-bis.47 c.p.c. in tema di domande di separazione personale dei coniugi, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, scioglimento dell'unione civile e regolamentazione dell'esercizio della responsabilità genitoriale nei confronti dei figli nati fuori dal matrimonio – prevede che tutti i procedimenti in cui debbano essere assunti provvedimenti a tutela del minore spettino alla competenza del tribunale nel cui circondario il minore abbia la residenza abituale.

La seconda parte del primo comma dell'art. 473-bis.11 c.p.c. si occupa di una problematica assai ricorrente dinanzi ai Tribunali: ovvero l'incidenza sulla individuazione del giudice competente del trasferimento del minore unilateralmente operato da uno dei genitori prima della instaurazione del giudizio.

Al fine di disincentivare i trasferimenti non autorizzati del minore e le forme di «forum shopping», è stato previsto che, in caso di trasferimento non autorizzato della residenza del minore, lo stesso non sia idoneo a radicare la competenza del giudice civile presso il tribunale nel cui circondario si trova il comune di nuova residenza, ma permanga una sorta di «ultrattività» del giudice naturale del luogo dove il minore aveva in precedenza la propria residenza abituale.

Tale criterio, in quanto non rispondente alla realtà fattuale, non può ovviamente avere una durata sine die, per simmetriche e speculari esigenze di certezza e stabilità: per questo motivo il legislatore della Riforma ha stabilito che il genitore che intenda opporsi all'attuato trasferimento debba agire entro un anno, poiché diversamente la mancata attivazione del giudizio costituisce un comportamento inequivocabile di successiva acquiescenza implicita verso l'attuato trasferimento.

In effetti, già prima della Riforma Cartabia, la giurisprudenza della S.C. aveva chiarito che sul piano processuale il trasferimento del minore attuato senza accordo della coppia genitoriale, dunque illecitamente operato, non vale in linea di principio a radicare la competenza territoriale nel luogo in cui il minore è stato unilateralmente condotto, atteso che una contraria opzione finirebbe con l'avere valenza premiale proprio nei confronti dell'autore della condotta illecita e, inoltre, consentirebbe a quest'ultimo di « scegliere » l'autorità giudiziaria da investire della controversia. La tutela del genitore che subiva il trasferimento unilaterale restava pertanto in linea di principio, integra, in quanto il trasferimento così connotato era inidoneo a modificare il criterio di collegamento della competenza territoriale restando dotato di potestas decidendi il Tribunale del luogo in cui il minore viveva abitualmente (Cass. civ., sez. VI, 20 ottobre 2015, n. 21285; Cass. civ., sez. un., 28 maggio 2014, n. 11915). Tale principio aveva, tuttavia, da sempre ricevuto un importante correttivo laddove la nuova residenza abituale del minore — benché frutto di trasferimento unilaterale — si fosse consolidata nel tempo a causa dell'inerzia del genitore legittimato a dolersi dell'altrui indebito comportamento (Cass. civ., sez. VI, 26 maggio 2022, n. 17089; Cass. civ., sez. VI, 15 novembre 2017, n. 27153).

All'uopo era stato rimarcato che, con riferimento al caso in cui vi sia stato un recente trasferimento del minore prima della proposizione della domanda, nell'individuare il luogo di residenza del minore, non assumono in sé rilievo la residenza anagrafica o eventuali trasferimenti contingenti o temporanei, atteso che nella individuazione in concreto del luogo di abituale dimora non può farsi riferimento ad un dato meramente quantitativo, rappresentato dalla prossimità temporale del trasferimento di residenza e dalla maggiore durata del soggiorno in altra città, essendo, invece, necessaria una prognosi sulla probabilità che la nuova dimora diventi l'effettivo e stabile centro d'interessi del minore, ovvero resti su un piano di verosimile precarietà o sia un mero espediente per sottrarlo alla vicinanza dell'altro genitore o alla disciplina della competenza territoriale (Cass. civ., sez. VI, 17 novembre 2017, n. 27358).

In applicazione di tali principi, la S.C. ha escluso nel caso di specie l'operatività del disposto dell'art. 473-bis.11, comma 1, seconda parte c.p.c., poiché, a fronte di un rapporto sentimentale gravemente compromesso, a partire dal mese di luglio 2022 il centro della vita del minore si era radicato presso la casa dei nonni materni, in Siracusa, anziché nel luogo di lavoro del padre, in Milano, e tutti gli spostamenti della madre in Sicilia erano stati effettuati consensualmente.

Osservazioni

La S.C. nella pronuncia in commento ha rimarcato che nell'art. 473-bis.11 c.p.c. manca il richiamo ad una definizione esplicita del criterio di residenza abituale, che invece trovava chiara indicazione nella legge delega (come il «luogo in cui si trova di fatto il centro della sua vita al momento della proposizione della domanda»), e che tale indicazione può essere utilizzata come criterio interpretativo dell'art. 473-bis.11 c.p.c., peraltro del tutto conforme alla giurisprudenza di legittimità maturata sul punto nella vigenza della precedente disciplina.

Dunque, come più volte chiarito dai giudici di legittimità, deve intendersi per residenza abituale il luogo del concreto e continuativo svolgimento della vita personale del minore, in virtù di una durevole e stabile permanenza, dove il minore ha il centro dei propri legami affettivi non solo parentali, derivanti dallo svolgimento in tale località della quotidiana vita di relazione. Occorre avere riguardo non solo alle risultanze anagrafiche, ma al modus vivendi del minore, al suo effettivo radicamento in un ambiente di vita, caratterizzato da relazioni, abitudini, interessi, quotidianità, alla condizione di stabilità complessiva, all'effettivo inserimento nel contesto sociale in cui si sviluppa la sua personalità, essendo il luogo in cui risiede elemento centrale della vita (Cass. civ., sez. I, 30 ottobre 2024, n. 27998; Cass. civ., sez. I, 24 novembre 2023, n. 32678; Cass. civ., sez. un., 19 aprile 2021, n. 10243).

All'accertamento del luogo in cui il minore ha la residenza abituale al momento della domanda concorrono una pluralità di indicatori da valutarsi anche in chiave prognostica, al fine di individuare, insieme al luogo idoneo a costituire uno stabile centro di vita ed interessi del minore, il giudice che, alle condizioni in essere al momento della domanda, possa dare migliore risposta alle correlate esigenze, ferme quelle di certezza e garanzia di effettività della tutela giurisdizionale che nella regola sulla competenza trovano espressione (Cass. civ., sez. I, 24 luglio 2023, n. 22022; Cass. civ., sez. VI, 7 giugno 2021, n. 15835).

Nella pronuncia in commento la Cassazione ha inoltre ricordato che l'individuazione della residenza abituale del minore è un accertamento in fatto, che anche il giudice di legittimità è chiamato a compiere quando è investito del regolamento di competenza. L'istanza di regolamento di competenza ha, infatti, la funzione di investire la S.C. del potere di individuare definitivamente il giudice competente, onde evitare che la designazione di quest'ultimo sia ulteriormente posta in discussione nell'ambito della stessa controversia, e le consente, pertanto, di estendere i propri poteri di indagine e di valutazione, anche in fatto, ad ogni elemento utile acquisito sino a quel momento al processo, senza incontrare limiti nel contenuto della sentenza impugnata e nelle difese delle parti, nonché di esaminare le questioni di fatto non contestate nel giudizio di merito e che non abbiano costituito oggetto del ricorso per regolamento di competenza (Cass. civ., sez. VI, 24 ottobre 2016, n. 21422).

Riferimenti

A.R. Galluzzo, La residenza abituale non è necessariamente quella anagrafica, in IUS Famiglie (ius.giuffrefl.it), 18 luglio 2023;

C. Cosabile, Residenza abituale del minore, in IUS Famiglie (ius.giuffrefl.it), 6 marzo 2023;

F. Danovi, Trasferimenti di residenza (legittimi e illegittimi), conflitti di competenza e interesse del minore, in Fam. e dir., 2022, 12, 1105.

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