Esdebitazione del fallito: quale disciplina applicabile?

La Redazione
25 Giugno 2025

La Corte d’appello di Bari accoglie il reclamo proposto dal fallito, ammettendo quest’ultimo al beneficio dell’esdebitazione in applicazione della disciplina dettata dalla legge fallimentare (al contrario del tribunale che sosteneva l’applicabilità al caso di specie delle norme del codice della crisi).

Con la presente pronuncia, la Corte d'appello di Bari si occupa della seguente questione: quale disciplina (c.c.i.i. o l. fall.) è applicabile alla esdebitazione conseguente ad una procedura fallimentare iniziata prima dell'entrata in vigore del codice della crisi e conclusasi posteriormente a tale data?

La questione – che attiene a quella più generale della natura dell'esdebitazione quale fase (eventuale) della procedura fallimentare, ovvero come procedura “autonoma”, cioè dotata di una propria autonomia sostanziale e processuale – è originata dalla mancanza, nel codice della crisi, di una disciplina transitoria per l'istituto dell'esdebitazione, posto che l'art. 390 («Disciplina transitoria») non ne fa menzione.

Sul tema si fronteggiano due opposte soluzioni ermeneutiche.

A) Secondo un orientamento, seguito anche dal giudice del primo grado, il deposito di un ricorso per l'esdebitazione dà luogo ad un procedimento autonomo e rappresenta un'appendice solamente eventuale della procedura concorsuale, dunque dotato di “una sua autonomia che la rende qualificabile come istituto a sé stante rispetto alla procedura concorsuale in senso stretto, regolando ciò che sopravvive ad essa” (Trib. Verona 2 dicembre 2022, Trib. Mantova 9 febbraio 2023, Trib. Torino 17 marzo 2023, Trib. Ferrara 20 febbraio 2024, App. Bologna 18 febbraio 2022). Secondo questa giurisprudenza (non ancora sottoposta al vaglio della Corte di legittimità), i requisiti sostanziali dell'istituto devono essere vagliati alla luce della disciplina in vigore al momento della pronuncia costitutiva del Giudice, nel rispetto dell'art. 11 preleggi c.c., anche nel caso in cui la procedura, da cui origina l'istanza di esdebitazione, sia stata chiusa prima dell'entrata in vigore del codice della crisi.

B) secondo un diverso orientamento (Trib. Rimini, 30 marzo 2023, Trib. Catania 20 marzo 2023, Trib. Terni 6 aprile 2023), cui aderisce la Corte d'appello di Bari con la pronuncia in discorso, l'esdebitazione non costituisce un procedimento autonomo bensì meramente incidentale rispetto alla procedura concorsuale “principale”. Secondo tale prospettazione, tenuto anche conto del tenore dell'art. 390 c.c.i.i., che non disciplina espressamente l'istituto della esdebitazione, devono trovare, in proposito, applicazione le medesime regole di diritto transitorio dettate per le procedure principali.

Come anticipato, la Corte d'appello barese aderisce a questo secondo orientamento, ritenendo che «l'esdebitazione non può definirsi una procedura autonoma, dovendosi necessariamente considerare una “propaggine, ossia una coda finale ed eventuale della procedura cui accede”» (secondo i precedenti già richiamati).

Gli argomenti addotti dalla Corte d'appello a sostegno di tale tesi sono i seguenti:

  • Risulta evidente, sia dalla disciplina del c.c.i.i. che della legge fallimentare, che il diritto all'esdebitazione consegue necessariamente alla procedura concorsuale e pertanto la natura incidentale dell'istituto induce a ritenere che il mancato richiamo da parte dell'art. 390 c.c.i.i. trova giustificazione nella circostanza per cui la disciplina applicabile alla esdebitazione è in realtà “già” contenuta nella regolamentazione diacronica della procedura cui accede;
  • Non può allora non concludersi che, nel caso di specie, essendo la procedura fallimentare pendente alla data di entrata in vigore del codice della crisi, e trovando, dunque, applicazione l'ultrattività di cui al comma 2 dell'art. 390 c.c.i.i., anche l'esdebitazione trova conseguentemente regolamentazione ai sensi del citato comma e segue la disciplina della legge fallimentare.

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