Il punto di vista della Corte Europea dei diritti umani sulla normativa italiana in tema di verifiche fiscali
02 Giugno 2025
Il potere di accesso nei locali commerciali La disciplina, tuttavia, non è contenuta soltanto nella norma statutaria, ma anche in quella di settore. Il riferimento è agli artt. 32 e 33 del d.P.R. n. 600/73, i quali disciplinano, appunto, i procedimenti di accertamento in senso stretto. Si tratta di poteri invasivi se si tiene conto del fatto che la Guardia di Finanza ovvero i funzionari degli Uffici “accedono” nel locale all'interno del quale il contribuente svolga la propria attività commerciale. In considerazione della posizione di debolezza in cui versa il contribuente rispetto al potere impositivo il procedimento segue una procedura “formale” che impone il rilascio di una autorizzazione rilasciata dal dirigente dell'ufficio dell'Agenzia delle Entrate o dal comandante di zona della Guardia di finanza, la quale rappresenta il presupposto per la legittimità dell'ingresso nei locali commerciali. A tale autorizzazione si aggiungono anche una serie di diritti e garanzie riconosciuti al contribuente per ridurre la naturale asimmetria tra la posizione dell'Amministrazione Finanziaria e quella del contribuente. Tra tali diritti si rammenta quello del contribuente di essere informato delle ragioni che giustificano la verifica oppure il diritto di essere assistito da un difensore. Ai diritti del contribuente corrispondono una serie di doveri a carico dell'Ufficio, come ad esempio, quello di permanenza per non più di trenta giorni nei locali commerciali al fine di evitate di pregiudicare l'immagine del contribuente. Le verifiche fiscali svolte presso il domicilio del contribuente La Guardia di Finanza o i funzionari dell'Agenzia delle Entrate possono fare accesso anche nell'abitazione del contribuente. In tal caso, trattandosi di una azione che può ledere il diritto fondamentale del domicilio (che è, appunto, inviolabile) è previsto un complesso di di garanzie “rafforzato”, ovvero, è necessario che venga rilasciata una autorizzazione dall'Autorità Giudiziaria. A quest'ultima, dunque, spetta il compito di verificare la legittimità dell'accesso e la necessità secondo il principio di proporzionalità (art. 10 ter, l. n. 212/2000). L'esercizio del potere impositivo oltre i locali commerciali e, dunque, presso l'abitazione del contribuente può entrare in conflitto con quello di proprietà. L'autorizzazione dell'autorità giudiziaria, allora, dà luogo ad una riserva di giurisdizione in favore dell'Autorità Giudiziaria, la quale ha il compito di intervenire su eventuali accessi ingiustificati o adottati in violazione di legge. È chiaro che mentre l'autorizzazione rilasciata ai fini dell'accesso nei locali commerciali ha natura amministrativa in quanto proviene dall'organo gerarchicamente superiore, l'autorizzazione del Procuratore della Repubblica, assume una rilevanza diversa, in quanto rilasciata da una Autorità Giudiziaria munita di una “riserva di giurisdizione”. Il punto di vista della Giurisprudenza comunitaria sulla normativa italiana in tema di verifiche fiscali Induce ad alcune considerazioni una recente sentenza della Corte Europea dei diritti umani del 6 febbraio 2025 la quale nel pronunciarsi sulla compatibilità della normativa italiana con i diritti fondamentali ne ha evidenziato la debolezza o carenza da cui scaturisce un indebolimento della posizione del contribuente. I giudici comunitari, nonostante riconoscano che la l. n. 212/2000 contenga una serie di misure atte a diminuire l'impatto dei poteri dell'Ufficio sui diritti del contribuente, hanno accertato un difetto strutturale della normativa italiana in tema di accessi e verifiche fiscali in loco. Mancherebbe, in concreto, una disciplina di diritto interno che si conformi alle prescrizioni dello Statuto dei diritti del contribuente, il quale si presenta quale legge di principi. L'ordinamento europeo, in linea con il processo di integrazione giuridica tra i principi degli Stati membri si è sempre mostrato sensibile ed attento alle esigenze dei cittadini e ai relativi diritti fondamentali. Come dimostra il contraddittorio endoprocedimentale che, con l'ormai nota sentenza Sopropè (C – 349/2007) aveva, anzitempo, ottenuto un riconoscimento espresso. A proposito delle verifiche fiscali, esse devono conformarsi all'art. 8 Cedu che sancisce la tutela del diritto al rispetto della vita privata e familiare, compresi il domicilio e la corrispondenza. I giudici comunitari hanno, pertanto, auspicato l'intervento dell'ordinamento giuridico italiano al fine di rafforzare la posizione del contribuente rispetto al potere impositivo. Il disegno di legge in risposta alle sollecitazioni della Corte di Giustizia Per rispondere a tale sollecito, il Governo ha redatto un disegno di legge per rivedere le garanzie riconosciute al contribuente nel corso delle verifiche fiscali rubricato “Disposizioni in materia di rafforzamento del requisito del domicilio e del diritto di difesa del contribuente nell'ambito di accessi, ispezioni e verifiche di natura fiscale”. Il disegno di legge si propone di introdurre un effettivo controllo preliminare di legittimità o che consenta una limitazione della discrezionalità delle autorità fiscali nell'effettuare le perquisizioni per ragioni di indagini fiscali; uno specifico obbligo motivazionale in ordine ai requisiti per legittimare l'intervento lesivo del domicilio latamente inteso dal contribuente, un controllo giudiziario ex post, per accertare la sussistenza dei requisiti di necessarietà e connessa proporzionalità allo scopo perseguito di cui all'art. 8, paragrafo 2, della Convenzione. Per la prima volta, dunque, si fa riferimento al principio di proporzionalità come “giusta misura” del potere a garanzia dei diritti costituzionali del contribuente che subisce l'ingresso della Guardia di Finanza nel proprio domicilio. L'obiettivo, allora, è restringere il campo di operatività delle verifiche fiscali, circoscrivendo la scelta discrezionale dell'Ufficio nell'esercizio dei poteri istruttori. In conclusione Se è vero che nel corso del procedimento amministrativo tributario emergono interessi primari (ad es. controllo dei dati fiscalmente rilevanti) è parimenti vero che questi dialogano con altri interessi cd. secondari (ad es. quello del contribuente a non vedere compressi i propri diritti costituzionali). Il dialogo tra gli interessi deve essere sorretto da un sistema di diritti e garanzie in favore del contribuente, che presenti una natura cd. “rafforzata”, proprio in ragione della posizione di debolezza in cui versa il contribuente. Ad una maggior posizione di debolezza dell'interessato deve, infatti, corrispondere una maggior tutela. Nonostante i tentativi del legislatore statutario di proteggere il contribuente mediante la previsione dell'art. 12, l. n. 212/2000, che enuncia, appunto, le garanzie del contribuente nel corso delle verifiche fiscali, l'Unione Europea ha considerato “non adeguate” le prescrizioni della normativa di settore la quale dovrebbe prevedere, per quanto riguarda le verifiche fiscali presso il domicilio del contribuente, difese e garanzie ulteriori. |