Opposizione ex art. 615 c.p.c. e litisconsorzio dei creditori partecipanti all’esecuzione
27 Maggio 2025
Massima Se l'opposizione all'esecuzione ex art. 615, comma 2, c.p.c. è volta a contestare esclusivamente la singola azione esecutiva esercitata dal creditore pignorante o da quello interveniente, non si configura nel giudizio di opposizione alcun litisconsorzio necessario dei creditori estranei alle doglianze dell'opponente, i quali, sussistendone i relativi presupposti, potrebbero soltanto spiegare un intervento adesivo dipendente (ad adiuvandum) o essere chiamati in causa ai soli fini di denuntiatio litis; viceversa, se col rimedio ex art. 615 c.p.c. sono svolte contestazioni che possono astrattamente ripercuotersi sull'azione esecutiva nel suo complesso (come nel caso in cui sia dedotta l'impignorabilità dei beni staggiti oppure l'inesistenza originaria del titolo esecutivo del creditore procedente), si configura nel giudizio di opposizione il litisconsorzio necessario di tutti i creditori muniti di titolo e, qualora il rimedio sia azionato dopo l'aggiudicazione o l'assegnazione, anche degli interventori non titolati. Il caso Nell'ambito di un'esecuzione immobiliare promossa nei confronti di una debitrice che era anche socia accomandataria, interveniva, tra gli altri, un creditore munito di titolo esecutivo nei confronti della società in accomandita semplice. L'esecutata proponeva, quindi, opposizione ex art. 615 c.p.c., contestando il diritto di detto creditore di spiegare intervento, poiché non era stato preventivamente escusso il patrimonio della società, in violazione di quanto stabilito dal combinato disposto degli artt. 2304 e 2315 c.c. L'opposizione veniva accolta, con sentenza dichiarata nulla dalla Corte d'appello di Catania, giacché nel relativo giudizio erano stati pretermessi sia il creditore procedente, sia gli altri creditori che, al pari dell'opposto, avevano svolto intervento. La pronuncia di secondo grado veniva gravata con ricorso per Cassazione. La questione La Corte di cassazione ha dovuto stabilire se al giudizio di opposizione all’esecuzione debbano necessariamente prendere parte tutti i creditori che partecipano al processo esecutivo. Le soluzioni giuridiche Con la sentenza che si annota, la Corte di cassazione ha affermato che, in caso di opposizione all’esecuzione, non può predicarsi l’indefettibile necessità del litisconsorzio di tutti i creditori partecipanti al processo esecutivo, ma bisogna discernere a seconda che le contestazioni mosse dal debitore siano idonee o meno a travolgere l’intera esecuzione, ovvero che il loro accoglimento possa ripercuotersi o meno anche sul diritto di agire in executivis dei creditori diversi da quello nei confronti del quale si rivolgono le doglianze dell’opponente. Osservazioni Nel breve torno di alcune settimane, la Corte di cassazione ha affrontato per ben due volte – sotto profili differenti e, in qualche modo, complementari – la questione della legittimazione alla partecipazione ai giudizi di opposizione all'esecuzione. Con la sentenza Cass. civ., sez. I, 4 marzo 2025, n. 5719, i giudici di legittimità hanno affermato il principio di diritto in base al quale nel giudizio di cognizione scaturente da un'opposizione ex art. 615 c.p.c. promossa al fine di contestare un'esecuzione minacciata o intrapresa in forza di un titolo esecutivo stragiudiziale e volta ad accertare, da un lato, l'esistenza o meno del diritto del creditore (intimante o procedente), di procedere a esecuzione forzata e, dall'altro lato, la sussistenza o meno del suo diritto risultante da quel titolo, può intervenire anche un terzo (di sua iniziativa o perché chiamatovi), nei cui confronti non è stata minacciata o intrapresa l'esecuzione, al fine di invocare eventuali ragioni di nullità del titolo stragiudiziale azionato, ove alleghi e dimostri di avere un interesse giuridico, concreto e attuale, ex art. 100 c.p.c. (a tal proposito, v. Cagliari, Nel giudizio di opposizione all’esecuzione possono intervenire anche terzi non esecutati, in IUS Processo civile, 27 marzo 2025). Con la sentenza che si annota, invece, la Corte di cassazione ha escluso che nel sistema del processo esecutivo sia configurabile, come regola generale, un litisconsorzio necessario di tutti i creditori nell'opposizione all'esecuzione promossa ai sensi dell'art. 615, comma 2, c.p.c., com'era stato sempre prospettato sinora. In effetti, poteva definirsi costante in giurisprudenza l'affermazione – invero tralatizia – di un indistinto e indifferenziato litisconsorzio necessario fra tutti i creditori (pignoranti e intervenuti) nelle opposizioni esecutive. Così, la Corte di cassazione si è interrogata sull'estensibilità di tale principio al giudizio di opposizione all'esecuzione, attesane la specificità. Il rimedio apprestato dall'art. 615 c.p.c., infatti, consente di contestare – nell'an o nel quantum – il diritto del creditore di procedere a esecuzione forzata; posto che anche chi svolge intervento in una procedura esecutiva promossa da un altro creditore esercita, a tutti gli effetti, un'azione esecutiva nei confronti del debitore (a differenza di chi, invece, propone domanda di sostituzione esecutiva ai sensi dell'art. 511 c.p.c.), non può escludersi che l'opposizione in questione possa attingere non solo il creditore pignorante, ma pure quello intervenuto (come affermato anche da Cass. civ., sez. III, 9 aprile 2015, n. 7108). Detto ciò, il litisconsorzio processuale – che trova la propria disciplina negli artt. 102 (quanto a quello necessario) e 103 c.p.c. (quanto a quello facoltativo) – è ravvisabile quando il rapporto sostanziale che vede la presenza di più parti si atteggia in termini tali da rendere necessario che la sentenza venga resa nei confronti di tutti (dovendosi altrimenti reputare inutiliter data), nonché quando la pronuncia sia idonea a pregiudicare la posizione di terzi, che debbono pertanto essere chiamati a partecipare al processo, a garanzia del loro diritto di difesa e al contraddittorio. Date queste coordinate di riferimento, i giudici di legittimità hanno rilevato come, a fronte delle specifiche situazioni sostanziali e processuali che possono essere intercettate mediante l'opposizione all'esecuzione, l'accertamento ivi condotto può essere idoneo a definire l'intero processo esecutivo o, più limitatamente, la posizione di un singolo creditore (sia esso procedente o intervenuto). In altre parole, il thema decidendum dell'opposizione ex art. 615 c.p.c. può riguardare anche soltanto il diritto di agire in executivis di un singolo creditore (procedente o intervenuto) e, per lo stesso motivo, attenere a ragioni riferibili al singolo creditore nei confronti del quale l'opposizione è indirizzata, come tali inidonee a incidere sull'azione esecutiva svolta dagli altri, a maggior ragione quando non si tratti del creditore procedente (sulla scorta dei principi affermati da Cass. civ., sez. un., 7 gennaio 2014, n. 61). Di conseguenza, così come la già citata pronuncia Cass. civ., sez. I, 4 marzo 2025, n. 5719 aveva ravvisato nella necessaria sussistenza – in capo a un soggetto diverso dal debitore esecutato – di un interesse giuridicamente rilevante ai sensi dell'art. 100 c.p.c. l'elemento discriminante per affermare o negare il diritto di un terzo di partecipare al giudizio di opposizione all'esecuzione (beninteso, in caso di azione esecutiva fondata su un titolo esecutivo stragiudiziale), così, nella sentenza che si annota, i giudici di legittimità hanno fatto – ancora una volta – leva sulla nozione di interesse ad agire per individuare la regula iuris cui fare riferimento per stabilire se il litisconsorzio di tutti i creditori partecipanti all'esecuzione sia sempre predicabile nell'opposizione ex art. 615 c.p.c. In quest'ottica, non ricorre un interesse autonomo dei creditori non attinti dall'opposizione a contraddire le ragioni dell'opponente ogni volta che l'eventuale accoglimento dell'opposizione sia inidoneo a pregiudicare il loro diritto di promuovere – o di proseguire – l'esecuzione, dovendo ciascuna azione essere autonomamente considerata nella sua individualità: se il rimedio ex art. 615 c.p.c. è impiegato per contestare una singola azione e il suo esito sostanziale non incide immediatamente sulle altrui posizioni creditorie azionate nel processo esecutivo, la decisione resa tra l'opponente e il creditore opposto spiega concretamente e sostanzialmente i suoi effetti solo inter partes, sicché l'interesse dei creditori estranei alle doglianze dell'opponente a essere coinvolti nel giudizio di opposizione sarebbe di mero fatto, siccome rivolto a una maggiore partecipazione alla distribuzione del ricavato dalla vendita e, come tale, non identificantesi in quello richiesto dall'art. 100 c.p.c., legittimando, al più, un intervento ad adiuvandum. La sussistenza di un litisconsorzio necessario, dunque, è ravvisabile solo quando le doglianze dell'opponente, se accolte, possono ripercuotersi sull'azione esecutiva nel suo complesso, a svantaggio e in danno di tutti i creditori che vi partecipano (per esempio, quando sorgono contestazioni sulla pignorabilità dei beni o sull'originaria mancanza del titolo esecutivo azionato dal creditore procedente), di modo che l'esito dell'opposizione che si innesta in un rapporto processuale con pluralità di parti viene a incidere sul diritto sostanziale di agire in executivis di ciascun creditore; motivo per cui tutti i creditori sono portatori di un interesse a contraddire per contrastare l'accoglimento dell'opposizione che, a garanzia del loro diritto di difesa, ne rende necessario il coinvolgimento nel giudizio. Pertanto, solo in questi casi (e negli eventuali altri nei quali, in concreto e alla luce delle contrapposte richieste ed eccezioni svolte dalle parti del rapporto oggetto di diretta contestazione, si configuri il rischio di un esito sfavorevole per il diritto di agire esecutivamente di tutti i creditori) si può effettivamente parlare di litisconsorzio necessario, volto ad assicurare a chiunque intenda farlo, avendovi un interesse giuridicamente rilevante, la possibilità di interloquire e conoscere gli sviluppi e l'esito del giudizio. Si deve così escludere che in ogni opposizione all'esecuzione ai sensi dell'art. 615 c.p.c. sussista sempre un litisconsorzio necessario. Può, dunque, affermarsi che, sulla scorta dell'elaborazione giurisprudenziale e del principio affermato nella sentenza annotata, nelle opposizioni esecutive vi è litisconsorzio necessario indefettibile:
In conclusione, va sottolineata la distinzione operata dai giudici di legittimità – sempre al fine di individuare la consistenza dell'interesse ravvisabile in capo ai creditori diversi da quello contro cui è diretta l'opposizione ex art. 615 c.p.c. – con riguardo al diritto di partecipare alla fase distributiva. A questo proposito, viene rilevato che, se le contestazioni dell'esecutato riguardano la posizione di un unico creditore e il loro accoglimento non è idoneo a travolgere l'intera esecuzione (escluso, dunque, il caso dell'accertamento dell'inesistenza originaria del titolo esecutivo del creditore procedente), la diversa ed eventualmente più favorevole distribuzione del ricavato dalla vendita non giustifica la necessità che anche gli altri creditori partecipino al giudizio di opposizione, salvo che l'opposizione stessa sia stata proposta dopo la vendita, allorché ciò sia ammissibile ai sensi dell'art. 615, comma 2, c.p.c., giacché, in questo caso (e solo in questo caso), tutti i creditori – anche quelli non muniti di titolo esecutivo – sono portatori di un interesse tutelato alla prosecuzione della procedura con la distribuzione del ricavato. Una tale distinzione può trovare il proprio fondamento nel fatto che, prima della liquidazione del bene pignorato, la distribuzione del ricavato si pone in termini di mera eventualità, se non altro perché dipende dall'effettiva aggiudicazione o assegnazione dell'oggetto dell'espropriazione; di conseguenza, anche l'interesse a una (futura e ipotetica) diversa e maggiore attribuzione di detto ricavato, in caso di accoglimento dell'opposizione proposta avverso uno o alcuni dei creditori partecipanti, condivide il medesimo carattere dell'eventualità, che esclude la ricorrenza di un interesse rilevante ai sensi dell'art. 100 c.p.c. Al contrario, quando la vendita è avvenuta e il prezzo – su cui si trasferisce il vincolo derivante dal pignoramento – è stato acquisito alla procedura, il diritto alla partecipazione alla fase distributiva assume i connotati dell'attualità e della concretezza, con conseguente necessità che chiunque ne è titolare possa contraddire per tutelarlo nella sua piena latitudine. Riferimenti CAGLIARI, Nel giudizio di opposizione all’esecuzione possono intervenire anche terzi non esecutati, in IUS Processo civile, 27 marzo 2025. |