È fonte di responsabilità civile l’affissione nella bacheca condominiale dell’elenco delle posizioni debitorie dei singoli condomini senza il consenso dell’interessato
22 Maggio 2025
Fatti di causa Il giudice di pace aveva rigettato la domanda risarcitoria proposta dal soggetto qui appellante, per i danni subiti a seguito dell'illecita diffusione della sua situazione debitoria nei confronti del condominio, per il tramite dell'affissione di un elenco di condomini morosi nelle bacheche condominiali (nel periodo di novembre 2016 - marzo 2017). All'atto di nomina, la nuova amministratrice condominiale si proponeva di verificare il percorso contabile/amministrativo della precedente amministrazione, chiedendo un compenso di 800€ per ciascuna annualità e, giudicando esoso e ingiustificato il compenso richiesto, l'appellante si proponeva di svolgere tali verifiche personalmente coinvolgendo gli altri condomini interessati, senza alcun costo per il condominio. L'amministratrice negava l'esibizione della documentazione contabile di cui appariva necessario l'esame e affiggeva nelle due bacheche condominiali un elenco con i nominativi dei condomini morosi, indicando a fianco di ogni nominativo la cifra dovuta. Nonostante le ripetute richieste di rimozione, invano, il deducente sporgeva querela per diffamazione aggravata e chiedeva la condanna al risarcimento del danno in suo favore. Instaurato il giudizio penale, il PM ne chiedeva l'archiviazione in quanto «l'esposizione in bacheca dei condomini morosi non integra il delitto di diffamazione ma una mera violazione civilistica ai sensi dell'art. 15 del decreto in materia di protezione di dati personali». Il deducente, allora, conveniva in giudizio l'amministratrice per sentirla condannare al risarcimento del danno a seguito della illecita diffusione della propria situazione debitoria nei confronti del condominio. Il giudice dichiarava infondata la richiesta attorea. L'appellante ha quindi dedotto che il GdP avesse violato il principio di indipendenza dell'azione penale e dell'azione civile statuendo che l'intervento del giudice civile resterebbe limitato solo al caso in cui venisse pronunciata sentenza di condanna; ha altresì dedotto che l'archiviazione non impedirebbe al fatto di essere definito in maniera diversa da giudice civile e che il decreto di archiviazione non può essere equiparato ad una sentenza irrevocabile; il Gdp avrebbe erroneamente ricostruito i fatti posti a fondamento della propria decisione, affermando che nulla emergerebbe circa l'elenco debitori del condominio e che non sarebbe provata la riconducibilità dell'elenco alla convenuta. Si costituiva in giudizio l'amministratrice che produceva il verbale dell'assemblea, con allegato il riparto delle spese (è comunque pacifico che l'amministratore si trovi nel possesso dei documenti riguardanti il condominio e la relativa gestione); dalle foto prodotte, dal deducente nel primo grado di giudizio emerge che l'elenco fu timbrato e sottoscritto dall'amministratore dell'epoca del condominio e da tale elenco emerge chiaramente la posizione debitoria dell'appellante, riportata attraverso l'indicazione delle cifre dovute. Ebbene, anche dalle foto allegate emerge che le due bacheche “incriminate” si trovano a pochi metri dal portone d'ingresso. Il GdP avrebbe anche erroneamente statuito che l'attore non abbia mai intimato l'amministratrice per iscritto, alla rimozione dell'elenco. A tale ultimo proposito, il deducente sostiene che avrebbe più volte intimato l'amministratrice alla rimozione dell'elenco dalle bacheche, lesivo della propria privacy. Tale affissione si risolverebbe nella messa a disposizione di quei dati in favore di una serie di indeterminata di persone estranee e quindi in una indebita diffusione e come tale illecita e fonte di responsabilità civile, ai sensi dell'artt. 11 e 15 del codice della protezione dei dati, che risulterebbe aggravata dalle modifiche riportate dall'art. 82 del Regolamento UE 679/2016. Rispetto, poi, alla quantificazione del danno l'appellante ha evidenziato che l'esposizione al pubblico della sua situazione debitoria nei confronti del condominio ha screditato la sua attività professionale di dottore commercialista, con la conseguenza di un danno che consiste anche nella violazione dell'intimità del danneggiato e nell'apprendimento di dati riservati da parte di terzi estranei. Conclusioni del condomino appellante Il condomino ha concluso per la richiesta di:
Conclusioni dell'amministratrice condominiale (appellata) L'amministratrice ha contestato la fondatezza del gravame chiedendone il rigetto e deducendo che:
Il Tribunale di Taranto ha accolto l'appello. Riscossione delle somme dovute al condominio Ai sensi dell'art. 1129 comma 9 c.c., salvo diversamente dispensato dall'assemblea, l'amministratore di condominio è tenuto ad agire per la riscossione forzosa delle somme dovute dagli obbligati entro sei mesi dalla chiusura dell'esercizio nel quale il credito esigibile è compreso, anche ai sensi dell'art. 63 comma 1 disp. att. c.c. «l'amministratore di condominio è tenuto a comunicare ai creditori non ancora soddisfatti che lo interpellino i dati dei condomini morosi, fornendo generalità complete ed esaustive». Orbene, l'art. 63 disp. att. c.c. prevede anche che «i creditori non ancora soddisfatti dovranno procedere alla preventiva escussione dei condomini morosi, sulla base dei dati forniti dall'amministrazione, potendo agire nei confronti degli altri condomini, in regola con i pagamenti, e pretendere l'eventuale residuo insoddisfatto solo nell'ipotesi in cui l'escussione sia rimasta infruttuosa». Quindi, sussiste in capo all'amministratore l'obbligo di cooperare con il terzo creditore (dovere legale e di salvaguardia) e ne consegue che nel caso in cui questi si rifiuta di farlo, il suo comportamento sarà passibile di sanzione stante che è palesemente contrario alla buona fede oggettiva, dovendosi tale dovere intendersi come autonomo dovere giuridico, espressione del generale principio di solidarietà sociale che impone di mantenere un comportamento leale e volto alla salvaguardia dell'utilità altrui, nei limiti dell'apprezzabile sacrificio. Orientamento mutato con la sentenza della Corte di cassazione n. 9148/2008 che ha statuito che «le obbligazioni contratte dall'amministratore di condominio nell'interesse di tutti i condomini non vedono solidarietà passiva degli stessi condomini, atteso che ciascuno deve rispondere solo ed esclusivamente per la propria quota». Ebbene, il legislatore ha recepito tale mutamento giurisprudenziale e, con la l. n. 220/2012, ha novellato l'art. 63 disp att. c.c. stabilendo che «i creditori non possono agire nei confronti degli obbligati in regola con i pagamenti, se non dopo l'escussione degli altri condomini». La pubblicità dei dati dei singoli condomini nella bacheca condominiale Ciò che all'amministratore non sarebbe consentito è la pubblicità indiscriminata dei dati dei condomini, dovendo osservare i principi di proporzionalità, pertinenza e non eccedenza rispetto agli scopi per i quali i dati sono raccolti. Sull'amministratore grava il dovere di adottare le opportune cautele per evitare l'accesso a quei dati da parte di terzi. Nel caso in cui l'amministratore sia tenuto ad indicare analiticamente i dati dei condomini morosi in rendiconto o in favore di terzi creditori, non può procedere all'affissione di questi nella bacheca dell'androne condominiale. In tale caso l'affissione, avvenendo in uno spazio pubblico, significherebbe la messa a disposizione di quei dati in favore di una serie indeterminata di persone estranee e quindi, di una indebita diffusione illecita e fonte di responsabilità civile (Cass. n. 186/2011). Invero, «i dati riferiti ai singoli partecipanti del condominio, raccolti ed utilizzati per le finalità previste dalla disciplina codicistica di cui agli artt. 1117 e ss. c.c. ed alle relative norme di attuazione, ivi compresi quelli relativi alle posizioni debitorie di ciascuno nei confronti della collettività condominiale, costituiscono dati personali, tutelati dalla specifica disciplina di protezione dei dati personali e dal Regolamento UE 679/2016». Affinché ciò sia applicabile, ovvero affinché venga considerato un dato personale, non occorre che sia un dato sensibile, giacché l'appartenenza dell'informazione alla sottoclasse dei dati sensibili comporta la previsione di una disciplina di tutela e di garanzia ulteriore contro i rischi della circolazione, in considerazione della intrinseca attitudine di questi dati ad essere strumentalizzati ai fini discriminatori. In ambito condominiale, le informazioni relative alla gestione, al riparto delle spese e all'entità del contributo, possono essere trattate anche senza il consenso dell'interessato e, per ragioni di trasparenza e di buon andamento, una comunicazione di questi dati, è giustificata. E allora, l'amministratore era legittimato all'affissione nella bacheca dei dati su condomini morosi? No, perché «la pubblicità nella bacheca dell'androne condominiale di un dato personale concernente le posizioni di debito del singolo condomino va al di là della giustificata comunicazione dell'informazione ai soggetti interessati nell'ambito della compagine condominiale; tale affissione, avvenendo in uno spazio accessibile al pubblico, non solo non è necessaria ai fini dell'amministrazione comune ma, soprattutto, si risolve nella messa a disposizione di quei dati in favore di una serie indeterminata di persone estranee e, quindi, in una indebita diffusione, come tale illecita e fonte di responsabilità civile, ai sensi degli artt. 11 e 15». A sostegno della decisione del Tribunale di Taranto, la sent. della Corte di cassazione n. 186/2011 che ha ritenuto fondamentale l'art. 2 Cost. relativamente al diritto fondamentale della protezione dei dati personali, l'art. 8 CEDU relativamente al diritto di mantenere il controllo sulle proprie informazioni e relativamente al codice in materia di protezione di dati personali di cui al d.lgs. n. 196/2003 e gli artt. 11 e 15 del codice stesso. Inoltre, le informazioni pubblicate tramite bacheca devono avere carattere generale, ovvero avere ad oggetto informazioni e comunicazioni inerenti a beni e servizi comuni stante che la bacheca non può essere utilizzata per informazioni riferite al singolo condomino. Il danno: la dimostrazione Nel caso in cui vi siano comunicazioni relative al singolo condomino, affisse in bacheca, la dimostrazione del danno-conseguenza prodotto nella sfera personale del soggetto interessato, può derivare da testimonianze, documenti e presunzioni. Nel caso in esame l'amministratrice in fase istruttoria, in sede di interrogatorio formale, ha negato il dato fattuale dell'affissione in bacheca ma ha ammesso la ricostruzione fattuale della precedente amministrazione ed ha affermato che il riparto era stato approvato nell'assemblea dell'ottobre 2016; il portiere, invece, ha dichiarato di aver più volte assistito a discussioni tra i condomini riguardanti il diniego dell'amministratrice di consentire l'esame della documentazione contabile. Il quadro probatorio consente, quindi, dice il Tribunale di Marsala «di ritenere che l'amministratrice, dopo l'incarico conferitole dall'assemblea, abbia ricostruito la pregressa gestione contabile ed abbia individuato le posizioni debitorie verso il condominio redigendo il documento affisso in bacheca». In una recente sentenza gli Ermellini (Cass. n. 29232/2022), hanno ribadito il precedente orientamento in materia di dati personali, di cui al d.lgs. n. 196/2003. I principi sopra esposti, si devono coniugare con la precisazione di “dato personale” ovvero qualunque informazione riferita ad una persona fisica, giuridica, ente o associazione, identificabile o identificabili, anche indirettamente. Orbene, ai sensi dell'15 del Codice di protezione dati personali, il legislatore ha ritenuto opportuno estendere la tutela anche ai danni non patrimoniali in quanto il danneggiato può ricorrere alla prova presuntiva, tenuto conto della natura immateriale del bene (danno non patrimoniale) della vita concretamente leso e, salvo la natura bagatellare del danno stesso, verrà liquidato in via equitativa mediante un modello di stima prudenziale che è connaturato alla natura del diritto leso. Posto ciò, il Tribunale ha richiamato varie pronunce della Corte di cassazione sull'argomento e ha ragionevolmente presupposto che «dall'affissione nella bacheca dell'androne condominiale di un documento attestante una condizione soggettiva di inadempimento degli obblighi di pagamento verso la compagine condominiale sia derivato per il condomino esercente l'attività professionale di commercialista un danno non patrimoniale», ed ha determinato in via equitativa il danno da risarcire nella misura di 1.000 euro. (fonte: dirittoegiustizia.it) |