Comodato petrolifero: rientra nella disciplina ex art. 447-bis c.p.c.?
22 Maggio 2025
Massima All'accertata cessazione del contratto tipico e nominato di comodato, avente ad oggetto la cessione gratuita dell'uso di apparecchi ed attrezzature per la distribuzione carburanti, nonché dei contratti collegati di fornitura ed affitto di azienda di una piazzola di lavaggio per autoveicoli, consegue, per l'effetto, la condanna al rilascio immediato, liberi e sgomberi da persone e cose, dell'impianto-punto vendita di distribuzione carburanti e dell'annessa piazzola per lavaggio autoveicoli. Il caso La questione sottoposta al giudice romano nasce dal contratto di comodato registrato avente ad oggetto la cessione gratuita dell'uso di apparecchi ed attrezzature per la distribuzione di carburanti, collegato funzionalmente al contratto di fornitura ed al contratto di affitto di azienda di piazzola di lavaggio per autoveicoli, relativi allo stesso impianto e punto vendita di distribuzione carburanti. A seguito dell'avvenuta comunicazione della formale disdetta del suddetto contratto atipico unitario, risultante dalla commistione di elementi del comodato e della somministrazione, nonché dei contratti collegati di fornitura ed affitto di azienda, per scadenza dei termini di durata, veniva richiesta la riconsegna dell'impianto punto vendita di distribuzione carburanti e della piazzola di autolavaggio, entrambi liberi e sgomberi da persone e cose. La questione La controversia relativa al contratto di comodato petrolifero riconducibile al comodato per la cessione in uso gratuito dell'impianto ed alla somministrazione del carburante rientra tra quelle disciplinate dall'art. 447-bis c.p.c., con la conseguente applicazione della competenza territoriale inderogabile propria delle controversie disciplinate dal rito locatizio e del tentativo obbligatorio di mediazione? Le soluzioni giuridiche Il Tribunale di Roma, muovendo dalla natura giuridica - tipizzata dal legislatore all'art. 1, comma 6, d.lgs. 11 febbraio 1998, n. 32 - del rapporto negoziale complesso ed unitario instauratosi tra le parti, ritiene che la controversia relativa alla suddetta tipologia contrattuale a sé stante, riconducibile al comodato per la cessione in uso gratuito dell'impianto ed alla somministrazione del carburante, non rientra tra quelle disciplinate dall'art. 447-bis c.p.c., ragione per cui, non è soggetta né al rispetto della competenza territoriale inderogabile prevista per i rapporti rientranti nella materia locatizia, né al preventivo esperimento del tentativo obbligatorio di mediazione. Osservazioni Premesso che il rapporto contrattuale intercorso tra le parti nella presente controversia, legato alla fornitura di carburanti, sulla base della normativa vigente, rientra nel contratto di somministrazione in esclusiva associato ad un contratto di comodato gratuito, della durata di sei anni rinnovabile, degli impianti di distribuzione e delle attrezzature fisse e mobili, poiché il punto vendita e l'autorizzazione appartengono alla società petrolifera, la pronuncia in commento del Tribunale di Roma muove dalla considerazione del dato normativo e giurisprudenziale - in senso conforme Trib. Roma 23 ottobre 2012, ha affermato che il rapporto intercorrente tra la società petrolifera ed il gestore dell'impianto di distribuzione di carburanti assume una natura giuridica complessa, in quanto riconducibile alla figura contrattuale del comodato per quanto attiene alla cessione in uso gratuito dell'impianto ed a quella della somministrazione del carburante, con la conseguenza che la relativa controversia esula dal perimetro applicativo dell'art. 447-bis c.p.c. - sulla cui scorta, è stato giudicato legittimo il ricorso al procedimento semplificato ex art. 281-decies c.p.c. anziché all'analoga forma del procedimento disciplinato dal differente rito locatizio. A riguardo, l'art. 1, d.lgs. 11 febbraio 1998, n. 32, recante la “Razionalizzazione del sistema di distribuzione dei carburanti, a norma dell'art. 4, comma 4, lett. c), della l. 15 marzo 1997, n. 59”, al comma 6, prevede espressamente chela gestione degli impianti può essere affidata dal titolare dell'autorizzazione ad altri soggetti, di seguito denominati gestori, mediante contratti di durata non inferiore a sei anni aventi per oggetto la cessione gratuita dell'uso di tutte le attrezzature fisse e mobili finalizzate alla distribuzione di carburanti per uso di autotrazione, secondo le modalità ed i termini definiti dagli accordi interprofessionali stipulati fra le associazioni di categoria più rappresentative, a livello nazionale, dei gestori e dei titolari dell'autorizzazione. Il successivo comma 6-bis della stessa norma citata, dispone che il contratto di cessione gratuita di cui al precedente comma 6 comporta la stipula di uncontratto di fornitura, ovvero di somministrazione, dei carburanti. Quanto allanatura giuridicadel rapporto de quo, la giurisprudenza di legittimità (Cass. civ., sez. VI/III, 13 gennaio 2021, n. 412) ha escluso che lo schema negoziale apprestato dal legislatore possa comprendersi con il riferimento al comodato, dovendo, invece, ritenersi che si tratti di un nuovo contratto che in quanto espressamente previsto e disciplinato deve dunque ritenersi tipico e nominato. In particolare, come già evidenziato da altro precedente di merito (App. Roma 15 maggio 2018), il rapporto tra le parti ha natura complessa e risulta dal collegamento inscindibile di più rapporti in vista del perseguimento di uno scopo unitario, trattandosi di gestione di un impianto di distribuzione di carburante attuato tramite la stipula di un contratto di comodato d'uso gratuito delle attrezzature per la distribuzione dei prodotti petroliferi e di un contratto di fornitura in esclusiva di tali prodotti, contratti aventi un'unica causa. Trattandosi di contratto misto - in virtù del fatto che il contratto di comodato ed il contratto di fornitura di carburante realizzano un'operazione negoziale unitaria, risultante dal collegamento inscindibile di più negozi stipulati in vista del perseguimento di un unico scopo - siffatto collegamento si crea tra la concessione in godimento gratuito dell'impianto di distribuzione e l'obbligo da parte del comodatario di acquistare e distribuire al pubblico il carburante fornito dall'azienda petrolifera, ragione per cui alla controversia de quo si applica il rito ordinario ai sensi dell'art. 40, comma 3, c.p.c. (v., in tale senso, Cass. civ., sez. VI/III, 10 febbraio 2016, n. 2697). La scelta della parte ricorrente di intraprendere l'azione volta a conseguire la restituzione dei beni mobili ed immobili discendente dalla pregressa instaurazione del complesso rapporto negoziale ormai giunto a scadenza, è dunque in linea con l'orientamento della giurisprudenza formatasi in materia, atteso che, il ricorso ex art. 281-decies c.p.c. comporta l'instaurazione di un giudizio alternativo al rito ordinario unicamente sotto il profilo della compressione della tempistica processuale e, non certo per quanto invece attiene all'ulteriore aspetto riguardante la piena cognizione della fattispecie deputata all'attenzione del giudice adito dalla parte ricorrente. La differenza nella scelta di adottare il rito semplificato rispetto a quello ordinario - che sotto tale profilo specificamente considerato, è poi la vera novità giurisprudenziale rispetto alle precedenti pronunce di merito, le cui decisioni erano caratterizzate in rito dal ricorso al processo ordinario od al rimedio cautelare azionabile in via d'urgenza ex art. 700 c.p.c. - si coglie infatti precipuamente sotto l'aspetto della complessità della vicenda che il giudice è chiamato di volta in volta a risolvere, fermo restando l'identità dei mezzi di prova a disposizione delle parti e, la possibilità per le stesse di integrare e modificare la domanda, a tale fine, chiedendo al giudice l'autorizzazione al deposito di memorie integrative, tanto nel rito a cognizione semplificata quanto in quello a cognizione ordinaria. Semmai la proposizione della domanda volta a conseguire la restituzione dell'impianto - punto vendita di distribuzione carburanti e della annessa piazzola per lavaggio di autoveicoli, ritenuta ammissibile dal Tribunale di Roma con la pronuncia in commento, costituisce una ulteriore dimostrazione della utilità del rito semplificato anche laddove trattasi di risolvere questioni riguardanti una fattispecie negoziale complessa come quella scrutinata dallo stesso giudicante, per essere caratterizzata dalla presenza contestuale di varie questioni di diritto rilevanti sotto l'aspetto sostanziale e processuale. Quello in esame è, pertanto, un contratto tipico - denominato dalla giurisprudenza amministrativa (TAR Lazio, 3 agosto 2017, n. 6562) contratto di comodato petrolifero - in quanto previsto ex lege. La recente pronuncia del Tribunale di Roma si rivela conforme anche alla giurisprudenza di merito formatasi sulla questione della accertata cessazione del rapporto contrattuale unitario e complesso con il conseguente obbligo - eseguibile anche in via d'urgenza (Trib. Roma 8 febbraio 2011; Trib. Roma 18 aprile 2011), allo scopo di rientrare immediatamente in possesso del bene per esercitare l'attività aziendale dell'impianto di distribuzione carburanti concesso in comodato, in collegamento con un contratto di somministrazione - al rilascio dell'intero impianto (Trib. Alessandria 30 marzo 2021, n. 78). In particolare, sulla circostanza analoga a quella scrutinata nella sentenza in commento, ravvisabile nel fatto che i suddetti contratti sono avvinti dal caratteristico vincolo sostanziale del collegamento negoziale in senso tecnico-giuridico, i quali, nel rispetto della causa e dell'individualità di ognuno di essi, li indirizza tutti al perseguimento di una funzione unitaria e trascendente, in modo tale, da investire e connotare la fattispecie negoziale nel suo complesso, caratterizzata nella specie, da un vero e proprio accordo commerciale di affidamento in uso gratuito di attrezzature fisse e mobili finalizzate all'approvvigionamento ed alla distribuzione dei carburanti con annesso ramo d'azienda di autolavaggio, si era già espresso lo stesso giudice (Trib. Roma 22 giugno 2022). In occasione di tale precedente giurisprudenziale da ultimo citato, si era infatti ritenuto che la sussistenza, nella fattispecie, sia di tale vincolo oggettivo sia dell'altrettanto necessario requisito soggettivo, costituito dal comune intento pratico delle parti di volere non solo l'effetto tipico dei singoli negozi in concreto posti in essere, ma anche il coordinamento di questi ultimi per la realizzazione di un fine ulteriore, non essendo sufficiente che quel fine sia perseguito da alcuna soltanto delle parti o anche da entrambe, ma, ciascuna, separatamente ed autonomamente, all'insaputa e senza la partecipazione dell'altra, è, quindi, la sussistenza - malgrado l'autonomia dei singoli negozi-mezzo - dell'assetto negoziale complessivo ed inscindibile di interessi a dover essere salvaguardato, siccome obiettivo sostanziale perseguito dalle parti in forza del loro potere di autonomia contrattuale privata. Ciò premesso, in tale ultimo precedente giurisprudenziale di merito - conformemente a quanto successivamente ritenuto con la pronuncia in commento - si è statuito che la relativa controversia de qua, proprio perché non vertente in materia di comodato e/o di affitto d'azienda, non deve neppure essere sottoposta al tentativo obbligatorio di mediazione di cui agli artt. 4-bis e 13 d.lgs. n. 28/2010; all'art. 84 d.l. n. 69/2013, convertito con modificazioni nella l. n. 98/2013; all'art. 1-bis d.lgs. 6 agosto 2015, n. 130; all'art. 11-ter d.l. n. 50/2017, convertito con modificazioni, nella l. n. 96/2017 ed all'art. 2, comma 10, d.lgs. 21 maggio 2018, n. 68. Sulla inoperatività della competenza territoriale inderogabile - anche in questo caso, in senso conforme alla pronuncia che si annota - si era già pronunciato in precedenza lo stesso tribunale (Trib. Roma 28 marzo 2019), il quale, nel rigettare l'eccezione di incompetenza proposta, aveva statuito che il rapporto negoziale oggetto della controversia era riconducibile ad un contratto atipico ed unitario risultante dalla commistione di elementi propri del comodato, della somministrazione, dell'affitto d'azienda e del franchising, quindi un rapporto complesso, con la conseguente applicazione dei comuni criteri di ripartizione della competenza, inclusa la derogabilità convenzionale di cui all'art. 28 c.p.c., senza che alcun rilievo preclusivo possa avere sul punto il divieto di deroga di cui all'art. 447-bis c.p.c. Su tale questione, altra giurisprudenza di merito (Trib. Roma 24 settembre 2024, n. 14421), ha invece statuito che l'eventuale clausola pattizia che individua il giudice competente a decidere le controversie tra le parti inerenti il rapporto contrattuale di fornitura di carburanti, non trova applicazione in presenza della dedotta violazione delle obbligazioni assunte con detto contratto di fornitura, e la conseguente richiesta di risoluzione di diritto, in quanto funzionali alla richiesta di restituzione dell'impianto di distribuzione oggetto del contratto di comodato al primo necessariamente collegato ex d.lgs. n. 32/1998, ragione per cui, vertendo la richiesta sull'impianto di distribuzione, a sua volta oggetto del contratto di comodato, è a detto vincolo negoziale che deve farsi riferimento ai fini della individuazione del giudice competente. Tale ricostruzione, contrariamente a quanto dedotto dalla resistente nella pronuncia che si annota, è, dunque, condivisa dalla giurisprudenza dominante, anche dello stesso foro romano, essendosi ripetutamente affermato che i contratti di comodato, di fornitura e di affitto di azienda, in quanto inseriti in una più ampia operazione commerciale attuata attraverso contratti collegati di natura complessa, non rientrano nella previsione dell'art. 21 c.p.c. e dell'art. 447-bis, comma 1, c.p.c. essendo soggetti alle disposizioni ordinarie sulla competenza territoriale, comprese quelle derivanti da deroga convenzionale (Trib. Roma 17 febbraio 2009). Ciò in quanto, nelle ipotesi di collegamento negoziale i singoli negozi seppure strutturalmente autonomi, tuttavia, perseguono oltre allo scopo proprio, anche uno scopo pratico ulteriore che rappresenta dunque la causa concreta dell'atto collegato. Riferimenti Tatarelli, Questioni giuridiche sul comodato gratuito di gestione di impianto per l'erogazione di carburante, in Nuovo dir., 2000, II, 663; Carnevale, Brevi considerazioni sul rapporto gestore-concessionario di distribuzione di carburanti, in Cons. Stato, 1991, II, 431; Bozzi, La nuova normativa sulla gestione di impianti di distribuzione di carburanti: una nuova figura di lavoro autonomo, in Rass. lav. pubblici, 1973, 177; Cordone, Osservazioni in tema di comodato di distributori di carburanti, in Riv. giur. idrocarburi, 1970, 360. |