Sony chiede il risarcimento danni agli eredi di Lucio Battisti: c'è responsabilità da contatto sociale?
21 Maggio 2025
La SMEI (Sony Music Entertainment Italy) impugnava in Cassazione la sentenza della Corte d'appello di Milano, in ordine alla sua richiesta di risarcimento danni promossa nei confronti degli eredi di Lucio Battisti e delle società da questi controllate. La SMEI, infatti, lamentava di essere esclusiva proprietaria di una serie di registrazioni fonografiche delle opere musicali interpretate dall'artista e realizzate in esecuzione di contratti discografici conclusi tra il 1966 e il 1994 dallo stesso con la SMEI e con le società a questa riferibili e che fino a fine 2006 la SMEI aveva commercializzato le sue registrazioni sia mediante la vendita dei dischi, sia on line, ottenendo dalla S.I.A.E. la necessaria autorizzazione. Dal 2007 in poi, le società degli eredi, esercitando la facoltà di cui all'art. 6, comma 9, dello Statuto S.I.A.E, avevano escluso dal mandato S.I.A.E. i diritti di riproduzione e di comunicazione al pubblico delle opere limitatamente ai canali telematici e digitali, e con nota del 19 ottobre 2011 avevano contestato all'attrice l'utilizzo su Internet dei rispettivi cataloghi in assenza dei necessari accordi con gli eredi del compositore e le società convenute; le richieste dell'attrice di aver conoscenza delle condizioni a cui questi ultimi sarebbero stati disposti a concedere in licenza ai digital stores le opere era rimasta senza esito. In sostanza, dunque, la SMEI aveva chiesto il risarcimento danni alle società di titolarità degli eredi provocati dalla revoca del mandato SIAE e dalle conseguenti mancate sincronizzazioni su Internet delle registrazioni fonografiche delle opere musicali interpretate dall'artista, che avevano ostacolato il pieno sfruttamento economico delle registrazioni e avevano bloccato gli introiti per copia privata; il tutto, oltre interessi e maggior danno da svalutazione. Dopo la causa in primo grado, la Corte di appello aveva disatteso le domande evidenziando che il rilevante lasso di tempo intercorso tra la consapevolezza dell'attrice in ordine all'affermata illiceità dei comportamenti assunti dai convenuti e la richiesta risarcitoria ostava al riconoscimento della sussistenza del necessario nesso causale tra il danno lamentato e i comportamenti imputati ai convenuti e ciò sia con riferimento alla distribuzione delle opere on line sia alla sincronizzazione delle stesse; prima ancora, il giudice non rilevava alcuna condotta inadempiente e/o illecita in capo alle società convenute e disattendeva, quindi, il gravame osservando che le domande attoree dovevano ritenersi infondate. La SMEI adiva la Cassazione lamentando, per ciò che qui rileva, la negata sussistenza del dedotto contatto sociale quale fonte della invocata responsabilità contrattuale delle società convenute. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso: al di là dei profili di merito invocati dalla ricorrente e inammissibili in sede di legittimità, la Cassazione ha precisato che la cosiddetta responsabilità da contatto sociale, soggetta alle regole della responsabilità contrattuale pur in assenza d'un vincolo negoziale tra danneggiante e danneggiato, è configurabile non in ogni ipotesi in cui taluno, nell'osservare una condotta, rechi nocumento a terzi, come conseguenza riflessa dell'attività così espletata, ma soltanto quando il danno sia derivato dalla violazione di una precisa regola di condotta, imposta dalla legge allo specifico fine di tutelare i terzi potenzialmente esposti ai rischi dell'attività svolta dal danneggiante, tanto più ove il fondamento normativo della responsabilità si individui nel riferimento dell'art. 1173 c.c. agli altri atti o fatti idonei a produrre obbligazioni in conformità dell'ordinamento giuridico (cfr. Cass. civ., sez. II, 18 luglio 2024, n. 19849; Cass. civ., sez. I, 6 febbraio 2024, n. 3350; Cass. civ., sez. II, 29 dicembre 2020, n. 29711; Cass. civ., sez. I, 11 luglio 2012, n. 11642). Nel caso in esame, la mancata indicazione della specifica previsione normativa che imporrebbe la precisa regola di condotta asseritamente violata ha reso la censura priva della necessaria specificità. |