Rapporto fra opposizioni preventive all’esecuzione aventi ad oggetto diversi precetti intimati sulla base del medesimo titolo

19 Maggio 2025

In presenza di una pronuncia già resa in sede di opposizione contro un primo precetto, è preclusa all'opponente la possibilità di proporre, avverso successivi atti di precetto, questioni già precedentemente esaminate e definite?

Massima

L’accertamento, compiuto in sede di opposizione contro un primo atto di precetto, in merito all'estensione degli obblighi nascenti dal titolo alla società intimata, non può non spiegare effetto anche nell’opposizione contro un secondo atto di precetto nella quale venga dedotta, nella sostanza, la medesima questione, precludendo, in tale secondo giudizio, l’esame della questione sulla titolarità passiva dell’obbligazione consacrata nel titolo.

Il caso

Alquanto complesso l'iter processuale dal quale traeva origine la pronuncia in commento.

Per una puntuale ricostruzione dello stesso, può sicuramente farsi rinvio alla sentenza che si annota, la quale si premura di evidenziare i diversi passaggi che hanno condotto alla sentenza in commento Cass. civ., sez. III, 31 marzo 2025, n. 8419.

In questa sede, pare utile, allora, tratteggiare solo alcuni tratti essenziali di tale iter: nel corso del 2015 veniva intimato ad una società un atto di precetto per il pagamento di un importo di oltre € 77.000, dovuto sulla base di una sentenza resa nel 2014 dal Tribunale di Gorizia in merito a retribuzioni spettanti ad una lavoratrice.

Contro tale precetto veniva proposta una prima opposizione ai sensi dell'art. 615 c.p.c.

Tale opposizione veniva in un primo momento accolta con sentenza del Tribunale di Gorizia, che riteneva che la statuizione di condanna contenuta nella sentenza posta a base del precetto non si estendesse alla società intimata, salvo poi essere respinta con pronuncia della Corte d'Appello di Trieste, dinanzi alla quale tale sentenza era stata impugnata, la quale ultima sanciva la responsabilità solidale, ai sensi dell'art. 2560, comma 2, c.c., della società intimata con atto di precetto e dunque la estensione alla stessa degli obblighi derivanti dalla sentenza posta a base del precetto.

Contro tale pronuncia d'appello veniva proposto ricorso per Cassazione.

Nelle more della decisione da parte dei giudici di legittimità, veniva intimato, da parte della lavoratrice, un secondo atto di precetto, questa volta per l'importo di oltre € 160.000, che trovava origine dalla statuizione di condanna posta a base del primo atto di precetto, interpretato alla luce della pronuncia della Corte d'Appello che aveva respinto la prima opposizione a precetto.

Tale seconda opposizione veniva respinta dal Tribunale di Gorizia sul presupposto che le medesime questioni proposte con tale ultima opposizione fossero già state sollevate con la precedente opposizione, la quale era stata respinta con pronuncia d'appello, in relazione alla quale si attendeva l'esito del giudizio della Cassazione (giudizio, quest'ultimo, che veniva infine definito con pronuncia di rigetto del ricorso).

Anche tale pronuncia del Tribunale di Gorizia veniva gravata d'appello e la Corte d'Appello di Trieste, confermando l'impianto della gravata pronuncia, rigettava lo stesso.

Contro tale ultima pronuncia veniva infine proposto un articolato ricorso per Cassazione, fondato su quattro distinti motivi.

Con i primi tre motivi si contestava, sotto differenti profili, la pronuncia d'appello laddove aveva ritenuto precluso l'esame delle questioni concernenti l'estensione soggettiva degli effetti della sentenza di condanna del 2014 e la sussistenza, in capo a tale sentenza, dei requisiti previsti dall'art. 474 c.p.c.

Con il quarto motivo si contestava, poi, la correttezza della pronuncia d'appello ove aveva ritenuto precluso, in virtù del giudicato intervenuto sulla prima opposizione a precetto, anche l'esame della questione concernente la corretta quantificazione del credito operata nel secondo atto di precetto, segnatamente con riguardo alle somme pretese a titolo di interessi e rivalutazione.

La questione

La questione centrale affrontata nella sentenza in commento è, allora, quella che concerne il rapporto esistente tra diverse opposizioni proposte contro precetti aventi ad oggetto il medesimo credito. Ci si chiede, cioè, se in presenza di una pronuncia già resa in sede di opposizione contro un primo precetto, debba ritenersi preclusa la possibilità di proporre, avverso successivi atti di precetto, questioni già precedentemente esaminate e definite.

Le soluzioni giuridiche

A fronte di una estesa esposizione delle circostanze in fatto che hanno dato origine alla controversia oggetto di esame nella pronuncia Cass. civ., sez. III, 31 marzo 2025, n. 8419, la disamina, in punto di diritto, delle questioni sottoposte all'esame dei giudici di legittimità è svolta in maniera piuttosto concisa e può essere riassunta come segue.

E così, quanto ai primi tre motivi di opposizione - mediante i quali si contestava, come esposto in precedenza, come la Corte d'Appello del tutto erroneamente avesse ritenuto precluso l'esame della questione concernente l'estensione degli obblighi nascenti dalla sentenza posta a base del precetto, nonché precluso anche l'esame concernente l'insussistenza dei requisiti di cui all'art. 474 c.p.c. con riguardo alla predetta sentenza di condanna – la Cassazione, dopo aver dato atto che in relazione alla opposizione spiegata contro il primo atto di precetto risultava essere stata resa pronuncia di legittimità di rigetto e dopo aver esposto alcuni passaggi di tale sentenza, conclude che «l'intervenuto giudicato sul primo precetto preclude ogni questione sul secondo precetto, che dal primo deriva»; a riguardo, la Cassazione segnala come la questione posta a base della seconda opposizione a precetto sia solo apparentemente diversa da quella già posta a base della prima opposizione a precetto, «riconducendosi invece al medesimo accertamento di estensione dell'obbligazione originaria anche all'intimata, come operato nel primo giudizio».

Si afferma, così, che «il giudicato sul primo precetto produce quale conseguenza la preclusione di ogni questione sulla titolarità passiva dell'obbligazione consacrata nel titolo e, quindi, azionata col precetto».

Sicuramente concisa anche la soluzione offerta con riguardo al quarto motivo di ricorso, quello mediante il quale si contestava come il giudice di secondo grado avesse erroneamente ritenuto precluso anche l'esame della questione concernente la quantificazione del credito operata con il secondo atto di precetto, in punto di interessi e rivalutazione.

A riguardo, la pronuncia in commento precisa che «nelle opposizioni esecutive, il thema decidendum è definito e circoscritto ai motivi addotti con l'atto introduttivo della controversia, costituendo ogni mutamento delle contestazioni rispetto agli stessi una inammissibile domanda nuova», con l'effetto che deve ritenersi precluso l'esame di «motivi nuovi rispetto a quelli introdotti con l'atto introduttivo della fase sommaria della singola opposizione esecutiva, ciò che, però, non osta, in base ai principi generali in tema di giudicato, all'estensione di questo alle ragioni deducibili quanto a quelli ritualmente proposti o da quelli dipendenti».

Osservazioni

Come si accennava poc'anzi, la questione centrale sulla quale si sofferma la sentenza in commento è quella concernente il rapporto tra diverse opposizioni preventive all'esecuzione (cosiddette opposizioni al precetto): ci si chiede, cioè, se e in che misura, l'intervenuta proposizione e definizione di una opposizione contro un primo atto di precetto precluda la possibilità di proporre utilmente opposizione anche contro un successivo atto di precetto in rinnovazione, fondato sul medesimo titolo.

Rispetto ad una questione di tal fatta, la risposta che verrebbe spontaneo fornire, in prima battuta, è la seguente: resta precluso l'esame di questioni già proposte con la prima opposizione e già definite con la pronuncia resa sulla stessa, mentre non può ritenersi interdetto l'esame di questioni concernenti vizi propri del secondo atto di precetto.

Più sfumata, probabilmente, è la soluzione con riguardo all'ipotesi in cui vengano in rilievo, nella seconda opposizione a precetto, motivi che avrebbero potuto essere sollevati già con la prima opposizione ma che, di fatto, non venivano tempestivamente proposti, potendosi segnalare a riguardo un orientamento di legittimità (del quale si dà succintamente conto anche nella sentenza in commento, allorché si espone il contenuto del ricorso per cassazione proposto dalla società ricorrente) stando al quale «il giudicato su di un'opposizione all'esecuzione non copre il dedotto ed il deducibile, ma soltanto il dedotto» (Cass. civ., sez. III, 4 aprile 2019, n. 9316).

Ebbene, rispetto agli approdi appena segnalati, la pronuncia in commento si pone in sicura continuità allorché dà risposta ai primi tre motivi di ricorso: una volta ritenuto che la questione sottoposta all'esame del giudice con la seconda opposizione a precetto è la medesima già proposta con una prima opposizione a precetto (si tratta della questione concernente l'estensione degli effetti della sentenza posta a base del precetto ad una società diversa da quella originariamente individuata nel titolo come tenuta al pagamento), peraltro già definita con sentenza passata in giudicato, non può che concludersi per l'impossibilità di esaminare tale questione nuovamente proposta nella seconda opposizione, a ciò ostando gli effetti del giudicato reso sulla prima opposizione.

Meno agevole rintracciare tale continuità con riguardo alla questione, della quale si è già succintamente dato conto in precedenza, avente ad oggetto il quarto motivo di ricorso, quello, cioè, concernente la contestazione, sollevata dalla ricorrente, circa la preclusione, affermata dal giudice d'appello, a pronunciare sulle doglianze concernenti la quantificazione del credito contenuta nel secondo atto di precetto.

A riguardo, è sufficiente segnalare come il primo atto di precetto aveva intimato il pagamento di un importo di circa € 77.000, mentre il secondo atto di precetto, notificato a distanza di cinque anni dal primo, sulla base del medesimo titolo esecutivo, ha ad oggetto un importo, comprensivo di interessi e rivalutazione, di oltre € 160.000.

A tal proposito, occorre distinguere: ove la prima opposizione a precetto fosse già stata svolta su questioni concernenti la individuazione degli interessi spettanti e sulla determinazione dei criteri per il calcolo della rivalutazione monetaria e la seconda opposizione recasse una riproposizione di tali motivi, non potrebbe che concludersi per la preclusione in ordine all'esame di un tale motivo proposto nella seconda opposizione a precetto.

Ove, viceversa, la prima opposizione non avesse avuto ad oggetto tale doglianza o, comunque, la seconda opposizione a precetto si fosse incentrata su specifici vizi del secondo precetto (ad esempio in merito ad errori di calcolo che avevano condotto alla determinazione di un importo di oltre € 160.000), il relativo motivo di opposizione non avrebbe potuto ritenersi inutilmente proposto e sarebbe stato, dunque, suscettibile di esame.

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