L’ascolto del minore da parte del curatore speciale

16 Maggio 2025

L’ascolto del minore da parte del curatore speciale è incombente delicatissimo che racchiude in sé l’essenza di uno dei diritti fondamentali della persona di minore età, ad essere ascoltato e a prendere parte alle decisioni che lo riguardano. Strumento per garantire effettività e giusta tutela a tale diritto, nel doveroso bilanciamento con gli altri diritti del minore e con le peculiari esigenze e caratteristiche personologiche di ogni fanciullo, impone al curatore attente valutazioni. Si offre una riflessione su tali profili, nel solco della recente ordinanza della Suprema Corte di Cassazione, sez. I civ. n. 5754 del 4 marzo 2025, che sancisce la non obbligatorietà dell’ascolto del minore da parte del curatore speciale.

Il quadro normativo

L'articolo 473-bis.8 c.p.c.terzo comma dispone Il curatore speciale del minore procede al suo ascolto ai sensi dell'articolo 315-bis, comma 3, c.c. nel rispetto dei limiti di cui all'articolo 473-bis.4 c.p.c.”. Dal combinato disposto delle disposizioni richiamate, il curatore speciale procede all'ascolto del minore “che abbia compiuto gli anni dodici, e anche di età inferiore ove capace di discernimento” ai sensi dell'art. 315 bis cc III^ co. e non procede all'ascolto del minore “se esso è in contrasto con l'interesse del minore o manifestamente superfluo, in caso di impossibilità fisica o psichica del minore o se quest'ultimo manifesta la volontà di non essere ascoltato. Nei procedimenti in cui si prende atto di un accordo dei genitori relativo alle condizioni di affidamento dei figli, il giudice procede all'ascolto soltanto se necessario(nel rispetto dei limiti di cui all'art. 473-bis.4 c.p.c.).

L'articolo 473-bis.8 c.p.c. non richiama l'articolo 473-bis.5 c.p.c. (“modalità dell'ascolto” in sede giudiziale), che ad ogni modo deve essere improntato alla flessibilità di metodo. Talune disposizioni contenute nella norma possono infatti essere applicate anche all'ascolto da parte del curatore speciale poiché funzionali allo scopo che l'ascolto si prefigge; tra queste l'ascolto separato dei fratelli/sorelle qualora la nomina a curatore si estenda a più minori e la necessità di svolgere l'ascolto con modalità che garantiscano serenità e riservatezza al minore. Altre prescrizioni contenute nella norma sono tipiche dell'ascolto giudiziale (ad esempio, non è previsto che il curatore videoregistri l'ascolto del minore).

In forza del richiamo agli artt. 315-bis c.c. e 473-bis.4 l'ascolto del minore da parte del curatore speciale è presidiato anche da norme sovranazionali, tra le quali: la Carta dei diritti fondamentali dell'unione europea entrata in vigore nel 2009 (articolo 24, Dritti del minore); la Convenzione di New York sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza del 1989, ratificata in Italia con la l. 176/1991 (articolo 12); la Convenzione di Strasburgo sui diritti del fanciullo del 1996, ratificata in Italia con la l. 77/2003 (artt. 1,3,5,6 e 10); il Regolamento 2019/1111/UE in tema di riconoscimento ed esecuzione delle decisioni in materia di matrimonio, responsabilità genitoriale e sottrazione internazionale di minore (art. 21); le Linee guida del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa per una giustizia a misura di minore adottate il 17 novembre 2010 (punto 28).

Ascolto del minore da parte del curatore speciale

L'ascolto del minore da parte del curatore speciale è incombente extraprocessuale, distinto e autonomo rispetto all'ascolto in sede giudiziale (nel rispetto del ruolo del curatore, che non è ausiliario del giudice bensì rappresentante processuale – talvolta sostanziale – del minore).

L'ascolto del curatore è volto a comprendere la situazione in cui vive il minore, le sue necessità, i bisogni e le fragilità, in modo da promuovere tutte le iniziative processuali rispondenti al suo best interest, nel rispetto delle sue capacità, inclinazioni aspirazioni e identità.

Attraverso l'ascolto, il curatore speciale da un lato fornisce al minore le informazioni relative al procedimento, alle questioni e alle decisioni che lo riguardano al vaglio dell'autorità giudiziaria; lo informa del proprio ruolo/incarico, del valore che verrà conferito alle sue dichiarazioni; dall'altro lato acquisisce direttamente dal minore le informazioni utili alla sua rappresentanza processuale e/o sostanziale e ne riceve le opinioni. L'ascolto rappresenta il momento in cui il minore diventa protagonista e viene interpellato in merito alle decisioni che lo coinvolgono, dando forma concreta al suo diritto di contribuire alla propria tutela.

Orbene, l'art. 473-bis.8 c.p.c. prevede che il curatore “procede” all'ascolto, connotando la previsione di una sorta di obbligatorietà, fatte salve le ipotesi di espressa esclusione dell'ascolto previste dal richiamato art. 473-bis.4 c.p.c. Nei casi di esclusione dell'ascolto, il curatore speciale si avvarrà di altri strumenti per acquisire le informazioni necessarie allo svolgimento del proprio incarico, tra cui: consultazioni con i genitori (alla presenza o per il tramite dei rispettivi difensori) e/o con le figure significative per il minore (familiari, insegnanti, terapeuti, ecc. acquisendone ove necessario il consenso, salvo espressa delega del magistrato) e/o con i servizi sociali ove presenti e incaricati, oppure ancora svolgendo istanza di consulenza tecnica d'ufficio, di indagine psicosociale/psicodiagnostica da delegare al Servizio sociale, e così via.

L'esperienza concreta ha però portato ad interrogarsi sull'opportunità – e, prima ancora, sulla rispondenza all'interesse del minore – dell'obbligatorietà dell'ascolto desumibile dal tenore letterale della norma.

Per i suoi contenuti tipici, l'ascolto costituisce un momento di intenso investimento emotivo per il minore, che affronta temi delicati, faticosi e sovente dolorosi, con una persona che è ancora poco più di un estraneo. Talvolta è strumentalizzato ed esposto ad impropri condizionamenti o pressioni da parte dei genitori o di altri soggetti coinvolti nella vicenda familiare proprio in vista delle dichiarazioni che renderà al curatore. E per quanto il curatore possa preparare scrupolosamente e minuziosamente l'ascolto (come è suo dovere fare) e svolgerlo attenendosi a modalità massimamente tutelanti per il minore, ciò non sempre lo preserva dall'esposizione a situazioni di potenziale disagio, se non di franco pregiudizio. A ciò si aggiunga che talune ipotesi di esclusione dell'ascolto - in verità le più frequenti, che convergono nel “ contrasto con l'interesse del minore - non sempre sono conoscibili (o riconoscibili) dal curatore prima dell'ascolto, con la conseguenza che questo (in quanto obbligatorio) si svolge (o almeno prende avvio) nonostante la causa di esclusione.

A ben vedere, buona parte dell'impianto normativo sull'ascolto è rimessa alla discrezionalità e al prudente apprezzamento del curatore speciale: il curatore è chiamato a valutare la capacità di discernimento del minore infradodicenne (sia pur riferendosi a criteri normativi e giurisprudenziali ormai consolidati, specie con riferimento alla capacità di discernimento. Si vedano Cass. civ., sez. I, ord., 21 novembre 2023, n. 32290; Cass. 6802/2023; Cass. civ., sez. I, ord. 20 marzo 2025, n. 7409, conforme all'ordinanza in commento); valuta se l'ascolto è da considerarsi pregiudizievole per il minore o se vi siano altre cause di esclusione; valuta le modalità di svolgimento più adeguate in ogni singolo caso.

In questo contesto, l'obbligatorietà dell'ascolto che pareva doversi desumere dal tenore letterale della norma e dalla relazione illustrativa alla riforma Cartabia ( “L'ascolto appare adempimento necessario in quanto, dovendo il curatore rappresentare processualmente il minore e in alcune ipotesi dare attuazione a precisi poteri di rappresentanza sostanziale, deve conoscere le sue aspirazioni, i suoi interessi, i suoi desiderata, le sue preoccupazioni”) poneva dubbi interpretativi e difficoltà applicative.

A risolvere l'impasse è intervenuta la Suprema Corte, con l'ordinanza n. 5754 del 4 marzo 2025.

L'ordinanza n. 5754 del 4 marzo 2025 della Corte di cassazione

Con l'ordinanza in questione, la Suprema Corte ha affermato il seguente principio di diritto: “l'ascolto del minore ai sensi dell'art. 473-bis.8, comma terzo, c.p.c., non è obbligatorio, ma è riservato alla valutazione del curatore speciale, ove ne ravvisi la necessità, in funzione strumentale all'incarico di rappresentanza processuale ricevuto e nei limiti di questo.

Nella vicenda al vaglio degli Ermellini, la madre dei minori D.D. e E.E. impugnava il decreto emesso il 27 ottobre 2023 dalla Corte d'Appello di Catanzaro, confermativo del decreto n. 468 del 7 febbraio 2023 con cui il Tribunale per i Minorenni di Catanzaro rigettava la richiesta di decadenza dalla responsabilità genitoriale del padre avanzata dalla madre e affidava i minori al padre, al quale riconosceva tutti i poteri inerenti la responsabilità genitoriale concernenti la salute, l'educazione e l'istruzione, autorizzando incontri con la madre secondo le modalità stabilite dal Servizio Sociale. Ricorreva in Cassazione la madre denunciando, tra gli altri motivi, la violazione e/o falsa applicazione dell'art. 473-bis.8 c.p.c., in relazione all'art. 360, c. 1 n. 3) e n. 5) c.p.c. poiché a suo parere la Curatrice speciale dei due minori ma non aveva svolto l'ufficio a norma di legge. In particolare, la ricorrente si doleva che la curatrice speciale (non munita di poteri di rappresentanza sostanziale nel caso all'esame) non avesse proceduto all'ascolto dei minori ai sensi dell'art. 473-bis.8 c.p.c.

La Corte ritiene il motivo di impugnazione infondato e così motiva: “2.4.- La facoltà di ascolto del minore da parte del curatore speciale ex art. 473-bis.8, terzo comma, c.p.c. si connota come esplicazione del diritto del figlio minore ad essere ascoltato in tutte le questioni e le procedure che lo riguardino (art. 315-bis c.p.c.) tuttavia, proprio perché inerisce esclusivamente ai compiti di rappresentanza processuale del minore conferiti al curatore speciale, la previsione assolve in primis allo scopo di consentire l'ascolto, ove lo stesso si renda necessario, senza che possa essere altrimenti ostacolato dal genitore, ancora titolare della responsabilità genitoriale, ma non diviene un incombente obbligatorio, né è assimilabile, per funzioni e per disciplina, all'ascolto del minore da parte del giudice. L'ascolto del minore ai sensi dell'art. 473-bis.8, comma terzo, c.p.c., non è obbligatorio ma è riservato alla valutazione del curatore speciale, ove ne ravvisi la necessità, in funzione strumentale all'incarico di rappresentanza processuale ricevuto e nei limiti di questo, nel superiore interesse del minore, in relazione alla specifica vicenda giudiziaria di cui è parte sostanziale, secondo i limiti fissati dall'art. 473 bis.4 c.p.c. ivi richiamato (età, capacità di discernimento, contrasto con l'interesse del minore, manifesta superfluità, impossibilità psichica o fisica del minore, volontà di non essere ascoltato), senza che il mancato espletamento dell'ascolto da parte del curatore speciale sia accompagnato da sanzioni.

La Corte precisa che l'interpretazione è coerente con l'art. 473-bis.4 c.p.c. richiamato dal n. 8 e con l'orientamento ormai univoco secondo cui "Nei procedimenti minorili, l'audizione del minore non costituisce adempimento da eseguire in via automatica ad ogni istanza, reiterata nel grado d'appello o nelle fasi endoprocedimentali della modifica e revoca dei provvedimenti adottati, ove sia stata già disposta ed eseguita, non essendo l'ascolto del minore un atto istruttorio o burocratico, ma l'esercizio di un diritto, sottratto alla disponibilità delle parti e garantito dal giudice, il quale è tenuto a rendere una motivazione esplicita e puntuale soltanto in caso di totale omissione dell'ascolto o di richiesta in tal senso proveniente dal curatore speciale del minore, quale rappresentante del titolare del diritto, potendo il diniego alle richieste di rinnovo, fuori dalle ipotesi sopra indicate, essere anche implicito (Cass. n. 437/2024).”

Ne segue che anche l'ascolto del minore da parte del suo curatore è esplicazione del diritto ad essere ascoltato in tutte le questioni e le procedure che lo riguardano, senza divenire un incombente obbligatorio e restando rimesso alla valutazione del curatore speciale, in funzione strumentale all'incarico ricevuto e nei limiti di questo, nel superiore interesse del minore in relazione alla specifica vicenda giudiziaria di cui è parte sostanziale, secondo i limiti fissati dall'art. 473-bis.4 c.p.c. (età, capacità di discernimento, contrasto con l'interesse del minore, manifesta superfluità, impossibilità psichica o fisica del minore, volontà di non essere ascoltato).

Il curatore speciale del minore è chiamato a compiere una delicatissima valutazione nel bilanciamento tra diversi (talvolta contrapposti) diritti del minore: da un lato l'informazione, la partecipazione ai procedimenti che lo riguardano e l'espressione delle proprie opinioni; dall'altro lato, il diritto ad essere preservato dall'esposizione a temi e contenuti dolorosi. Con l'ordinanza in commento la Corte ha riconosciuto valenza prioritaria alla discrezionalità del curatore quale strumento cardine per operare al meglio il suddetto bilanciamento. La discrezionalità porta con sé, è evidente, considerevoli responsabilità: il curatore speciale dovrà compiere valutazioni approfondite, accurate ed estese e dovrà avere cura di motivare compiutamente la decisione di procedere o meno all'ascolto, di fornire o non fornire talune informazioni al minore in sede di ascolto, di riferire o non riferire taluni contenuti dell'ascolto. Senza il riconoscimento operato dalla Corte, la funzione del curatore rischiava di perdere efficacia e sbiadirsi nei contorni.

Un inciso dell'ordinanza porta però ad interrogarsi sulla portata del principio sancito dalla Corte: si legge in parte motiva “tuttavia, proprio perché inerisce esclusivamente ai compiti di rappresentanza processuale del minore conferiti al curatore speciale, la previsione assolve in primis allo scopo di consentire l'ascolto, ove lo stesso si renda necessario, senza che possa essere altrimenti ostacolato dal genitore, ancora titolare della responsabilità genitoriale, ma non diviene un incombente obbligatorio”.

La non obbligatorietà dell'ascolto parrebbe così ricondotta alla rappresentanza processuale, ma non anche sostanziale; in tali ultimi casi, l'ascolto è da ritenersi “obbligatorio”? Il dato normativo scoraggia una simile lettura, non rinvenendosi alcuna differenziazione nell'art. 473-bis.8 comma 3 c.p.c.. Né la Corte ha espressamente statuito in tal senso. Una simile interpretazione risulterebbe inoltre poco coerente con l'intento di garantire effettività al diritto del minore attraverso l'esercizio della discrezionalità da parte del suo curatore speciale.

Viene però da chiedersi – anche alla luce delle prescrizioni sull'ascolto contenute nell'articolo 10 della Convenzione di Strasburgo – come possa il curatore adeguatamente svolgere i compiti di rappresentanza sostanziale (ma anche processuale, a ben vedere) senza ascoltare il minore.

Per superare l'apparente disarmonia, può essere utile – operativamente – distinguere la fase dell'incontro con il minore dalla fase dell'ascolto ai sensi dell'art. 473-bis.8 comma 3 c.p.c. Nell'incontro, il curatore conosce il minore, acquisisce le prime informazioni e gli fornisce informazioni preliminari sul proprio ruolo e sul procedimento che lo riguarda; nell'ascolto vero e proprio – quando e se ritenga di svolgerlo – il curatore informa più compiutamente il minore, rendendogli spiegazioni più approfondite sul procedimento che lo coinvolge e sui possibili esiti; nel caso in cui il minore voglia esprimersi, ne riceve l'opinione, anche specificamente sui fatti e le circostanze oggetto del giudizio. Il tutto avendo cura di utilizzare sempre modalità e termini comprensibili al minore, confacenti al suo interesse, alla sua età ed alle sue condizioni psico-fisiche, tenendo conto della sua capacità di discernimento.

Differenziando così le due fasi, può assumersi che l'incontro col minore è sempre opportuno e consigliabile, per almeno conoscerlo e ricevere una prima diretta impressione della sua condizione psicofisica, mentre l'ascolto in senso tecnico, con i suoi contenuti tipici, resta rimesso alla discrezionale valutazione del curatore, nel doveroso bilanciamento con gli altri diritti e con la tutela del minore che non possiede sufficienti strumenti emotivi per tollerare ed elaborare le informazioni relative al procedimento che lo coinvolge o che mette in atto comportamenti oppositivi e rifiutanti.

Se si considera che il minore sovente comunica attraverso canali non verbali (l'atteggiamento, la postura, lo sguardo, la gestualità, la mimica facciale), il solo incontro potrebbe già munire il curatore di un bagaglio di informazioni idonee – unitamente agli altri elementi reperiti dagli atti processuali e dal confronto con gli operatori coinvolti – al corretto esercizio della rappresentanza processuale e sostanziale del minore.

L'ordinanza in commento realizza appieno il principio espresso dall'articolo 46 delle linee Guida del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa per una giustizia a misura di bambino adottate il 17.11.2010, secondo cui l'essere ascoltato è un diritto del minore e non un dovere da imporgli”.  

La non obbligatorietà dell'ascolto è altresì coerente con le altre ipotesi di nomina di un curatore, tutore o protutore in favore del minore che non lo contemplano (artt. 90,321,356 e 360 c.c.; 473-bis .7 c.p.c.).

L’ascolto: come, dove, quando. Buone prassi e linee guida

Il curatore speciale procede all’ascolto con modalità adeguate all'età e alle condizioni psicofisiche del minore; crea un ambiente per quanto possibile accogliente; utilizza termini comprensibili al minore; gli fornisce le informazioni utili a comprendere l’oggetto del procedimento, le questioni che lo riguardano, le decisioni da assumere ed il ruolo del curatore stesso. Informa il minore che quanto dirà sarà tenuto in considerazione, unitamente agli altri aspetti che emergeranno nel giudizio, ma che non necessariamente il Giudice recepirà la sua volontà e se ne discosterà ove lo riterrà maggiormente rispondente ai suoi interessi; che anche il curatore potrà esprimere il proprio parere e svolgere istanze non in linea con le richieste del minore, se le riterrà non rispondenti ai suoi diritti e bisogni. Il curatore speciale dovrà sempre prospettare al minore il suo diritto di rifiutare l’ascolto.

Il curatore speciale deve tendere a creare uno spazio riservato di dialogo con il minore, ma in talune situazioni (minore in età infantile o in condizione di fragilità emotiva) può essere utile la presenza di un operatore che già conosce il minore (terapeuta, assistente sociale, educatore).

All’ascolto non presenzia il genitore.  

Va privilegiato un ascolto aperto e accogliente, evitando domande chiuse, suggestive o incalzanti, astenendosi dal rendere giudizi sulle opinioni espresse dal minore e rispettandone i tempi, le pause, i silenzi.

Nei casi che presentano particolare complessità (basti pensare ai procedimenti con allegazioni di violenza, artt. 473-bis.40 e ss.), il curatore speciale può farsi assistere nell’ascolto da un professionista di sua fiducia (in linea con quanto previsto dall’art. 473-bis.4 per l’ascolto giudiziale e con la Relazione esplicativa alla Convenzione di Strasburgo), previa espressa richiesta al Giudice.

Il curatore speciale individua il luogo più idoneo per effettuare i colloqui con il minore, che potranno svolgersi nel proprio studio (opzione preferibile a parer di chi scrive, in assenza di peculiari circostanze ostative) oppure in altro luogo (ad esempio, sede dei servizi sociali, comunità in caso di collocamento ivi, ecc.)

Il curatore speciale incontra il minore preferibilmente e se possibile prima della propria costituzione in giudizio; successivamente, quando deve informarlo di eventuali sviluppi del procedimento, quando questi ne fa richiesta o ogniqualvolta lo ritenga necessario/utile per acquisire aggiornamenti sulla condizione del minore e per conoscerne il pensiero in ordine a eventuali sviluppi processuali o extraprocessuali. Infine, è consigliabile incontrarlo al termine dell’incarico, per il congedo.

Con l’obiettivo di indirizzare e armonizzare l’operato dei curatori speciali, soprattutto con riferimento alla delicata fase dell’ascolto del minore, molti ordini forensi si sono muniti di linee guida e buone prassi (tra gli altri Ordine Avvocati Grosseto, Pisa, Reggio Emilia, Vicenza, Genova ed altri, consultabili sul sito web dell’ordine).

In conclusione

L’opera del curatore richiede una complessiva valutazione degli interessi del minore, attraverso tutti gli strumenti cognitivi a sua disposizione, tra i quali un ruolo importante riveste l'ascolto del minore, ma non unico e non obbligatorio, come la Suprema Corte ha chiarito, riconoscendo valore preminente alla discrezionalità del curatore. Il curatore speciale, dunque, procede all’ascolto solo “ove ne ravvisi la necessità” e in caso di omesso ascolto, non è passibile di sanzioni.

Riferimenti

Mario Trimarchi, Diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni e ascolto del minore, in Famiglia e diritto, 6/2024, 595 e ss;

Roberta Petrillos, Il linguaggio giuridico del curatore speciale del minore, in Rivista AIAF Fascicolo 4-2024;

Jennifer Bertuzzi - Laura Simeone - Monica Miglioli L'avvocato a misura di bambino: l'ascolto del minore, in Rivista AIAF Fascicolo 1 – 2022;

Linee Guida del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa per una giustizia a misura di bambino (Guidelines Child Friendly Justice) adottate il 17.11.2010;

Raccomandazioni per gli avvocati curatori speciali di minori del CNF del 22 giugno 2022;

P. Pazè, I provvedimenti giurisdizionali per il minore nella crisi della famiglia e nella crisi del rapporto genitore/prole, Convegno Nazionale, Roma, 17-19 novembre 2003;

Giovanni De Cristofaro, Il diritto del minore capace di discernimento di esprimere le sue opinioni e il c.d. ascolto fra c.p.c. riformato, convenzioni internazionali e diritto UE, in Familia, il diritto della famiglia e delle successioni in Europa, Fascicolo 3/2023;

G. Ballarini, il diritto a non essere ascoltato, in Nuove Leggi civ., 2023, 1088;

G. Dosi, L’avvocato del minore, professione legale e relazioni familiari, Torino, 2015;

G. Buffone, Le nuove norme processuali in materia di persone minorenni e famiglia prime letture sintetiche, in www.giustiziainsieme.it par. 4.2;

Relazione illustrativa al decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 149, Supplemento straordinario n. 5 alla Gazzetta Ufficiale, Serie generale n. 245 19-10-2022; Il diritto all’ascolto delle persone di minore età in sede giurisdizionale Indagine relativa alle modalità messe in atto sul territorio nazionale dai tribunali per i minorenni, tribunali ordinari e relative procure della Repubblica”, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza/Istituto degli innocenti di Firenze, Roma, aprile 2020.

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