I provvedimenti indifferibili ex art. 473-bis.15 c.p.c.

14 Maggio 2025

Il Focus analizza approfonditamente l'istituto processuale dei provvedimenti indifferibili, esaminandone i presupposti, la natura, la disciplina e l'applicazione processuale, anche alla luce delle modifiche apportate dal Correttivo Cartabia

Premessa

L'art. 473-bis.15 c.p.c. disciplina i provvedimenti indifferibili, introducendo nell'ambito del rito unico familiare e minorile una forma di tutela cautelare necessaria, considerando che «quando nel processo sono coinvolti diritti delle persone, il tempo che trascorre incide in misura significativa sulla distribuzione dei torti e delle ragioni e, a volte, priva il provvedimento definitorio della lite del suo carattere principale: l'essere “giusto”» (BUFFONE, 872). La ratio della norma risiede nell'esigenza di evitare che i diritti delle parti coinvolte, soprattutto se minorenni, possano essere esposti a pregiudizi nel lasso di tempo che intercorre tra il deposito del ricorso introduttivo del giudizio e la celebrazione della prima udienza di comparizione, pari a novanta giorni, ma che potrebbero aumentare a seconda del carico di lavoro del singolo Tribunale.

Si è molto discusso sulla natura giuridica dei provvedimenti indifferibili.

La risposta al quesito appare, almeno ictu oculi, semplice e lineare: l'art. 473-bis.15 c.p.c. introduce, nel rito familiare unitario, la possibilità di adottare provvedimenti di natura cautelare. Tuttavia, benché sia pacifica la natura cautelare dei provvedimenti di cui all'art. 473-bis.15 c.p.c. – peraltro, evidenziata anche dalla Relazione Illustrativa al d.lgs. 149/2022 – si discute se i provvedimenti indifferibili debbano essere considerati come dei provvedimenti cautelari generali ed atipici ovvero come provvedimenti cautelari tipici.

La disquisizione non è meramente teorica nella misura in cui aderire all'una piuttosto che all'altra opzione interpretativa comporta una significativa ricaduta in punto di disciplina applicabile.

Infatti, se si aderisce alla prima delle esegesi prospettate e si qualifica il provvedimento indifferibile come un provvedimento cautelare atipico, allora le lacune contenute nella disciplina dettata dall'art. 473-bis.15 c.p.c. potranno essere colmate, in forza di quanto prevede l'art. 669-quaterdecies c.p.c., attraverso il richiamo alla disciplina del rito cautelare uniforme (artt. 696-bis ss. c.p.c.).

Nel caso in cui, invece, si qualifichi il provvedimento indifferibile come un provvedimento cautelare tipico – come, peraltro, affermato da Cass. civ., sez. I civ., 30 aprile 2024, n. 11688 –, allora la lacunosa disciplina contenuta nel Titolo IV-bis non potrà essere integrata dalle norme sul rito cautelare uniforme, anche in considerazione del fatto che l'art. 669-quaterdecies c.p.c. non richiama il rito familiare unitario tra quelli a cui la disciplina cautelare può essere applicata.

Il problema della natura giuridica dei provvedimenti indifferibili – e della conseguente individuazione della disciplina applicabile – ha notevoli ricadute processuali.

Infatti, considerare il provvedimento indifferibile come un provvedimento cautelare atipico – e che può essere disciplinato dalle norme sul rito cautelare uniforme – significa, per esempio, ammettere la possibilità di emettere i provvedimenti di cui all'art. 473-bis.15 c.p.c. in una fase precedente all'instaurazione del giudizio familiare, la necessità della fissazione di una udienza anche nei casi in cui il provvedimento indifferibile non venga concesso e la possibilità di adottare provvedimenti indifferibili anche dopo la prima udienza di comparizione.

Tali possibilità vengono meno nel caso in cui si qualifichino i provvedimenti indifferibili come provvedimenti cautelari tipici, nella misura in cui la disciplina contenuta nell'art. 473-bis.15 c.p.c. non potrà essere colmata ed integrata dalle norme sul rito cautelare uniforme.

Tuttavia, l'apparente riduzione della sfera di operatività dei provvedimenti indifferibili appare maggiormente coerente con l'architettura del rito unitario familiare.

Infatti, l'impossibilità di adottare provvedimenti indifferibili ante causam risulta giustificata non solo dalla formulazione letterale e dalla collocazione sistematica dell'art. 473-bis.15 c.p.c. che delimita l'ambito di applicazione dei provvedimenti indifferibili tra il deposito del ricorso introduttivo e l'udienza di prima comparizione delle parti, ma anche considerando che nella fase ante causam il pregiudizio imminente ed irreparabile risulta già tutelabile attraverso i provvedimenti ex art. 700 c.p.c. Inoltre, l'inapplicabilità alla fase successiva alla prima udienza di comparizione non produce alcun vulnus di tutela nella misura in cui, nelle more del giudizio, potranno essere adottati i provvedimenti temporanei ed urgenti oppure azionati gli istituti di cui agli artt. 473-bis.38 e 473-bis.39 c.p.c.

Alla luce di tali, seppur sintetiche considerazioni, risulta, volendo adottare una visione d'insieme, preferibile la tesi interpretativa che considera i provvedimenti indifferibili come provvedimenti cautelari tipici. Pertanto, l'art. 473-bis.15 c.p.c., pur presentando «diverse lacune, “reticenze”, contraddizioni, profili di dubbia costituzionalità, ponendo quindi vari problemi interpretativi» (VULLO), deve essere considerato portatore di una disciplina specifica dei provvedimenti indifferibili e coerente con le specificità del nuovo rito familiare unitario.

I presupposti

L'art. 473-bis.15 c.p.c. subordina l'emissione di un provvedimento indifferibile al ricorrere di due presupposti:

  1. la presenza di un pregiudizio imminente e irreparabile
  2. oppure l'esistenza di una situazione in cui la convocazione delle parti potrebbe pregiudicare l'attuazione dei provvedimenti.

Il pregiudizio imminente e irreparabile – requisito che viene mutuato dall'art. 700 c.p.c. – può essere riferito sia a situazioni patrimoniali sia a situazioni personali e si considera integrato laddove, anche se il diritto ha ad oggetto la pretesa ad ottenere un bene di carattere fungibile, il risarcimento dei danni e gli altri rimedi apprestati dalla legge non siano idonei ad attuare integralmente il diritto fatto valere in giudizio. Mutuando le riflessioni dottrinali sviluppatesi intorno all'art. 700 c.p.c., possiamo affermare che «l'imminenza va riferita ad una situazione di pericolo per il diritto che sia oggettiva, involontaria, reale ed attuale. Essa fa pensare sia al probabile sopraggiungere in tempi rapidi di una diversa situazione di fatto, sia al perpetuarsi di una situazione dannosa già esistente ed altrimenti rimovibile soltanto al lontano epilogo della causa di merito»; mentre l'irreparabilità si deve intendere integrata nel caso in cui il danno paventato non può essere ristorato con gli ordinari strumenti risarcitori e di reintegrazione previsti dall'ordinamento.

L'art. 473-bis.15 c.p.c. individua come presupposto di applicabilità dei provvedimenti indifferibili anche il pericolo che la convocazione dell'altra parte potrebbe pregiudicare l'attuazione del provvedimento ovvero il caso in cui la convocazione delle parti potrebbe vanificare la concreta realizzazione dell'interesse perseguito dal provvedimento. Si tratta, in altre parole, delle ipotesi in cui la controparte, venendo a conoscenza dell'istanza di emissione del provvedimento, potrebbe modificare la situazione di fatto al fine di rendere concretamente inattuabile il comando del giudice. L'esempio più immediato di un periculum così qualificato viene spiegato avendo riguardo al rischio che il resistente, approfittando del tempo necessario per la realizzazione del contraddittorio, possa compiere atti di disposizione, giuridici o materiali, sui beni oggetto della pretesa di cautela.

Chiariti i confini delle condizioni di applicabilità singolarmente intese, occorre considerare se i requisiti indicati dall'art. 473-bis.15 c.p.c. debbano ricorrere cumulativamente o alternativamente.

Benché il dato letterale – che utilizza la congiunzione disgiuntiva “o” – suggerisce un'alternatività tra i due presupposti, vi è chi ha sostenuto la necessità che tali requisiti ricorrano congiuntamente (GRAZIOSI, 425 secondo il quale «i due presupposti costituiscono le caratteristiche concorrenti, e non alternative, che il periculum in mora dovrebbe sempre possedere, affinché possa essere autorizzata una misura cautelare inaudita altera parte, poiché il pericolo di pregiudizio grave ed imminente è insufficiente, da solo, a giustificare la privazione della garanzia inviolabile del contraddittorio, essendo necessario che ricorra, eccezionalmente, anche l'ulteriore condizione (aggiuntiva e non alternativa) rappresentata dal rischio di non poter attuare concretamente il provvedimento d'urgenza richiesto»).

Infine, si deve notare che l'art. 473-bis.15 c.p.c. sembra richiedere, ai fini della concessione della tutela cautelare, esclusivamente la sussistenza del periculum in mora. Nonostante il dato letterale, appare maggiormente coerente con la natura cautelare dei provvedimenti indifferibili, ritenere che l'art. 473-bis.15 c.p.c. possa trovare applicazione solo nel caso in cui ricorra anche il requisito del fumus boni iuris.

Pertanto, l'Autorità Giudiziaria procedente sarà chiamata a valutare anche la probabile esistenza della situazione da tutelare e, conseguentemente, sarà onere della parte che richiede l'emissione di un provvedimento indifferibile fornire elementi utili in ordine alla sussistenza del fumus boni iuris.

Il contenuto dei provvedimenti

L'art. 473-bis.15 c.p.c. non indica espressamente quale contenuto possano avere i provvedimenti indifferibili. Appare, di conseguenza, corretto qualificare i provvedimenti indifferibili come misure atipiche che consentono al giudice la possibilità di adeguare l'intervento normativo al caso concreto, rendendo il giudice della famiglia «un artigiano nel processo che cerca di creare una struttura a misura del caso» (BUFFONE, 874).

Il provvedimento indifferibile potrà avere ad oggetto la regolamentazione del regime di affidamento della prole minorenne e dei rapporti genitori-figli, l'ablazione o la limitazione della responsabilità genitoriale – con la contestuale nomina del curatore speciale del minore (cfr. art. 473-bis.8 c.p.c.) – l'assegnazione della casa familiare, la determinazione del contributo di mantenimento in capo ad uno dei genitori a favore del figlio minorenne o maggiorenne non economicamente autosufficiente e la determinazione dell'assegno di mantenimento in favore del coniuge e potranno anche contenere la nomina del curatore speciale e, almeno secondo una parte della dottrina e della giurisprudenza (cfr. Trib. Terni, 7 giugno 2023, in Foro it., 2023, I, 3131), l'ordine di protezione di cui all'art. 473-bis.69 c.p.c.

L'art. 473-bis.15 c.p.c., in relazione al possibile contenuto dei provvedimenti, precisa unicamente che i provvedimenti indifferibili incontrano il limite dalla domanda solo se adottati nell'interesse delle parti. Pertanto, laddove il provvedimento indifferibile si sia reso necessario per tutelare l'interesse dei minorenni coinvolti, l'Autorità Giudiziaria procedente non appare vincolata dalla corrispondenza tra il chiesto ed il pronunciato.

Da ultimo, si deve precisare che i provvedimenti temporanei ed urgenti non sono ontologicamente difformi rispetto ai provvedimenti indifferibili di cui all'art. 473-bis.15 c.p.c., ma si differenziano per un dato strutturale posto che il provvedimento indifferibile viene pronunziato inaudita altera parte prima della celebrazione della prima udienza, mentre i provvedimenti temporanei ed urgenti devono essere pronunciati in contraddittorio tra le parti in udienza e sono destinati ad assorbire i provvedimenti di cui all'art. 473-bis.15 c.p.c.

L'iter processuale

La disciplina processuale contenuta nell'art. 473-bis.15 c.p.c. risulta stringata ed apparentemente lineare: il presidente o il giudice da lui delegato, assunte ove occorre sommarie informazioni, adotta con decreto provvisoriamente esecutivo i provvedimenti. Con il medesimo decreto fissa entro i successivi quindici giorni l'udienza davanti a sé per la conferma, modifica o revoca dei provvedimenti adottati con il decreto, assegnando all'istante un termine perentorio per la notifica.

La norma prevede quindi un procedimento bifasico a contraddittorio posticipato: all'emissione del decreto inaudita altera parte segue la fissazione di una udienza di convalida in cui viene garantito il contraddittorio tra le parti.

La sequenza processuale può subire una lieve modifica nel caso in cui l'Autorità Giudiziaria procedente ritenga di dover assumere sommarie informazioni. In tal caso, l'attività istruttoria – possibile solo ove ciò risulti necessario e che potrà anche essere stimolata dalla parte richiedente – precederà l'adozione del decreto inaudita altera parte.

L'art. 473-bis.15 c.p.c. non ha previsto la necessaria domanda di parte né l'iniziativa ex officio: il nodo interpretativo può essere risolto ritenendo che il giudice possa procedere in via officiosa se ritiene di adottare un provvedimento a favore della prole minorenne o maggiorenne affetta da disabilità grave ex art. 473-bis.9 c.p.c. Ovviamente, l'attivazione ex officio da parte dell'Autorità Giudiziaria presuppone che il Giudice conosca il contenuto dell'atto introduttivo del giudizio e che, quindi, contestualmente alla fissazione dell'udienza di prima comparizione venga svolto uno studio preliminare del merito della controversia al fine di verificare, nel caso in cui siano coinvolti minorenni, la sussistenza di situazioni che legittimino l'adozione di provvedimenti indifferibili.

La domanda di parte – come suggerisce anche la collocazione sistematica della norma all'intero del Titolo IV-bis del Libro II c.p.c. – potrà essere formulata nel lasso di tempo intercorrente tra il deposito del ricorso introduttivo e la celebrazione della prima udienza di comparizione. Pertanto, la parte che intende chiedere l'adozione di un provvedimento indifferibile potrà farlo contestualmente al ricorso introduttivo oppure proponendo un'istanza ad hoc nelle more della comparizione. Occorre segnalare, però, che una parte della dottrina ritiene che i provvedimenti indifferibili possano essere richiesti anche in corso di causa ed anche in grado di appello (cfr. art. 473-bis.34, comma 4, c.p.c.).

Il provvedimento indifferibile pronunciato inaudita altera parte deve essere notificato dalla parte richiedente, salvo il caso in cui il provvedimento venga adottato ex officio posto che, in tale ipotesi, la notifica deve avvenire a cura della Cancelleria. Si deve ricordare che la notifica oltre il termine indicato dal Giudice determina l'inefficacia del provvedimento.

L'art. 473-bis.15 c.p.c. non prevede un termine per la costituzione della controparte a cui il provvedimento è stato notificato. Tuttavia, essendo l'udienza di convalida necessaria al fine di attivare il contraddittorio, appare indispensabile che il giudice non solo fissi un termine per la notifica del provvedimento, ma assegni anche un termine per la costituzione del convenuto. Si deve ricordare anche che la costituzione del convenuto non coincide con la costituzione nel merito del giudizio di cui all'art. 473-bis.16 c.p.c., dovendo il convenuto prendere posizione unicamente sulla questione cautelare.

L'udienza di convalida – come precisa l'art. 473-bis.15 c.p.c. a seguito dell'intervento del d.lgs. n. 164/2024 (c.d. Correttivo alla riforma Cartabia) – deve essere celebrata avanti al giudice persona fisica che ha pronunciato il provvedimento inaudita altera parte e deve essere tenuta strutturalmente distinta dall'udienza di prima comparizione. Tuttavia, vi è la possibilità – che spesso si rinviene nella prassi applicativa – che le due udienze si sovrappongano con il conseguente assorbimento dell'udienza di cui all'art. 473-bis.15 c.p.c. nell'udienza di prima comparizione.

L'impugnazione (rinvio)

Alla luce di quanto prevede l'art. 473-bis.15, comma 2, c.p.c. – così come modificato d.lgs. n. 164/2024 (c.d. Correttivo alla riforma Cartabia) – l'ordinanza con cui il giudice, a seguito della celebrazione dell'udienza di convalida, conferma, modifica o revoca i provvedimenti indifferibili adottati ai sensi dell'art. 473-bis.15, comma 1, c.p.c. è reclamabile solo unitamente al provvedimento temporaneo ed urgente adottato, all'esito dell'udienza di prima comparizione di cui all'art. 473-bis.22 c.p.c.

Riferimenti

  • F. BARBIERI, La tutela d’urgenza nel novello processo di famiglia, in Riv. dir. proc., 2025, f. 1, 282 ss.;
  • G. BUFFONE, I provvedimenti ad interim, in Nuove leggi civ. comm., 2023, 872 ss.;
  • C. COSTABILE, È possibile richiedere l’emissione ante causam di provvedimenti indifferibili?, in IUS Processo civile, 31 luglio 2023;
  • G. COSTANTINO, Questioni di coordinamento tra il nuovo “procedimento unificato” e le altre forme di tutela giurisdizionale delle persone, dei minorenni e delle famiglie, in Riv. dir. proc., 2023, 169 ss.;
  • R. DONZELLI, Il rompicapo dei provvedimenti provvisori e urgenti resi nel procedimento per le persone, i minorenni e le famiglie, in judicium.it, 13 aprile 2023;
  • R. GIORDANO, Sui provvedimenti indifferibili nel nuovo rito unitario in materia familiare, in IUS Processo civile, 22 settembre 2023;
  • A. GRAZIOSI, Sui provvedimenti provvisori ed urgenti nell’interesse dei genitori e dei figli minori, in Fam. e dir., 2022, 368 ss.;
  • A. GRAZIOSI, Luci e ombre del nuovo processo di famiglia, in Riv. trim. dir. e proc. civ., 2023, 425 ss.;
  • M.A. LUPOI, Le misure provvisorie e la loro impugnativa, in AA.VV., La riforma del processo e del giudice per le persone, per i minorenni e per le famiglie. Il decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 149, a cura di Cecchella, Torino, 2023, 89 ss.;
  • M. VACCARI, I provvedimenti indifferibili nel processo in materia di persone, minorenni e famiglie: una lacuna mal colmata, in IUS Processo civile, 12 luglio 2023;
  • E. VULLO, Provvedimenti indifferibili, temporanei e urgenti, in Fam. e dir., 2023, 982 ss.

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