La PEC deve essere depositata in formato originale e non in PDF

La Redazione
13 Maggio 2025

A seguito di una controversia per recuperare l'importo di alcune fatture rimaste insolute per dei servizi resi da una società nei confronti di un Comune, conclusasi con il rigetto delle domande attoree, in sede di appello la società appellante contestava la valutazione operata dal giudice di primo grado relativamente all'inidoneità del documento in PDF che la stessa aveva prodotto, il quale riproduceva la ricevuta di accettazione di una PEC con cui l'appellante aveva comunicato delle diffide al Comune convenuto prima del giudizio. Secondo la società, tale copia fotostatica avrebbe avuto, in assenza di disconoscimento di controparte, la stessa efficacia della copia originale ai sensi dell'art. 2719 c.c.

La Corte d'appello, sul punto, ha rigettato le argomentazioni dell'appellante, riprendendo il principio di diritto affermato da Cass. civ., sez. III, 8 giugno 2023, n. 16189 secondo cui, in tema di notificazione a mezzo PEC, devono essere rispettate le forme digitali previste dall'artt. 3-bis, comma 3, l. n. 53/1994e 9, nonché dall'art. 19-bis delle "specifiche tecniche" date con Provv. 16 aprile 2014 del Responsabile per i Sistemi Informativi Automatizzati del Ministero della giustizia - che impongono il deposito in PCT dell'atto notificato, delle ricevute di accettazione e consegna in formato ".eml" o ".msg" e dell'inserimento dei dati identificativi delle suddette ricevute nel file "datiAtto.xml"

Alla luce di tali principi, la Corte ha rilevato che, nel caso di specie, non vi è prova dell'effettiva consegna delle diffide di pagamento allegate dall'appellante poiché ha mancato di produrre le ricevute di accettazione e consegna in formato ".eml" o ".msg", che avrebbero potuto consentire di verificare, attraverso l'apertura del file, la presenza dell'atto notificato; invero, l'appellante si è limitata a produrre un file in formato PDF, sì che non è possibile risalire con certezza al contenuto degli allegati ad esso relativi, non essendovi neanche corrispondenza di date. Per tali considerazioni ha, pertanto, rigettato il primo motivo di appello.

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