Il periodo di prova prosegue se il lavoratore non svolge le mansioni pattuite
30 Maggio 2025
In linea generale, non deve essere motivato il licenziamento intimato nel corso o al termine del periodo di prova, nemmeno in caso di contestazione in ordine alla valutazione della capacità e del comportamento professionale del lavoratore stesso. Qualora quest'ultimo ne contesti la legittimità, dovrà provare sia che la prova è stata superata, sia che il recesso è stato determinato da un motivo estraneo a quella che è la funzione precipua del patto di prova. Tuttavia, proprio la finalità perseguita dalle parti durante il suddetto periodo non potrebbe ritenersi realizzata laddove il lavoratore abbia di fatto svolto mansioni diversa da quelle ab initio concordate, anche se queste ultime siano state svolte promiscuamente. In tale ipotesi non potrebbe essere configurato un esito negativo della prova e un valido recesso datoriale, dal momento che le modalità dell'esperimento non risultano adeguate ad accertare la capacità lavorativa del lavoratore. Tuttavia, trattandosi di vizio funzionale del patto di prova, che di per sé è valido, non potrebbe trovare applicazione la disciplina del licenziamento individuale (come nel caso di vizio genetico – es. difetto di forma scritta). In questa ipotesi, pertanto, trattandosi di un inadempimento del datore, il lavoratore avrà diritto alla prosecuzione (i.e. corretto svolgimento) della prova ove possibile, o al ristoro del pregiudizio sofferto. (Cfr.: Trib. Messina, sez. lav., 26 febbraio 2025, n. 591; Cass., sez. lav., 12 novembre 2019, n. 29208; Cass., sez. lav., 22 ottobre 2018, n. 26679). |