Aprile 2025: arbitrato internazionale, responsabilità penale dell’amministratore privo di deleghe, sanzioni Consob

La Redazione
12 Maggio 2025

Nel mese di Aprile la Cassazione ha esaminato fattispecie relative all'utilizzo delle perdite pregresse, al computo dei termini per la dichiarazione di fallimento di una società già cancellata dal registro imprese, alla rilevanza in sede civile del giudicato penale di condanna di un amministratore, alla natura delle sanzioni Consob in materia di intermediazione finanziaria. In sede penale, si è occupata della responsabilità dell'amministratore privo di deleghe, della valutazione della tenuità del fatto nella bancarotta e di condotte di dissipazione.

La responsabilità per fatti di bancarotta dell'amministratore privo di deleghe

Cass. Pen. – Sez. V – (12 febbraio) 30 aprile 2025, n. 16047

Ai fini del concorso nel delitto di bancarotta, la condotta dell'amministratore privo di deleghe deve consistere in una omissione esorbitante dalla dimensione meramente colposa in quanto sintomatica di una volontaria e consapevole adesione alle condotte realizzate dagli amministratori delegati. È, quindi, necessario che, nel quadro di una specifica contestualizzazione delle distrazioni in rapporto alle concrete modalità di funzionamento del consiglio di amministrazione, emerga la prova, da un lato, dell'effettiva conoscenza di fatti pregiudizievoli per la società o, quanto meno, di segnali di allarme inequivocabili dai quali desumere l'accettazione del rischio - secondo i criteri propri del dolo eventuale - del verificarsi dell'evento illecito e, dall'altro, della volontà - alla stregua di dolo indiretto - di non attivarsi per scongiurare detto evento, aderendo ad esso per il caso in cui si verifichi.

Come valutare la tenuità del danno nella bancarotta fraudolenta

Cass. Pen. – Sez. V – (20 marzo) 28 aprile 2025, n. 15987

In tema di bancarotta fraudolenta, la tenuità del danno va valutata in relazione all'importo della distrazione e non invece all'entità del passivo fallimentare, dovendo aversi riguardo alla diminuzione patrimoniale determinata dalla condotta illecita e non a quella prodotta dal fallimento.

Utilizzo delle perdite pregresse, chiarimenti della Cassazione

Cass. Civ. – Sez. Trib. – 25 aprile 2025, n. 10919

In tema di utilizzo delle perdite pregresse, il regime di cui all'art. 84, commi 1 e 2, t.u.i.r. nel testo integralmente sostituito dall'art. 23, comma 9, D.L. 6 luglio 2011, n. 98 convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, entrato in vigore il 6 luglio 2011, si applica - in virtù del disposto di cui all'art. 23, comma 6, D.L. cit. - alle perdite utilizzate a decorrere dal periodo d'imposta in corso alla data di entrata in vigore del decreto stesso, anche se formatesi anteriormente.

Termine per la dichiarazione di fallimento di una società cancellata dal registro imprese

Cass. Civ. – Sez. I – 24 aprile 2025, n. 10775

La regola prevista dall'art. 10, comma 1, l.fall. secondo cui la dichiarazione di fallimento nei confronti di una società insolvente deve intervenire entro l'anno dalla cancellazione della società dal Registro delle Imprese è comunque rispettata, nel senso previsto dall'art. 22, comma 5, l.fall., ove il decreto della Corte di Appello che accolga il reclamo avverso il decreto di rigetto delle domande di fallimento intervenga entro e non oltre il decorso dell'anno dalla cancellazione della società, restando solo in tal caso irrilevante la circostanza che la pronuncia della successiva sentenza dichiarativa di fallimento intervenga oltre il suddetto termine annuale.

La condotta dissipatoria nella bancarotta fraudolenta

Cass. Pen. – Sez. V – (13 febbraio) 7 aprile 2025, n. 13299

In tema di bancarotta fraudolenta patrimoniale la condotta di "dissipazione" consiste nell'impiego dei beni sociali in maniera distorta e fortemente eccentrica rispetto alla loro funzione di garanzia patrimoniale, per effetto di consapevoli scelte radicalmente incongrue, non rispetto all'oggetto sociale ex art. 2328, comma 2, n. 3, c.c. astrattamente inteso, bensì rispetto alle effettive esigenze dell'impresa, tenuta in conto la concreta attività svolta, che può riguardare anche solo parte dell'oggetto sociale, avendo riguardo alle dimensioni e complessità dell'azienda, oltre che alle specifiche condizioni economiche ed imprenditoriali sussistenti.

La rilevanza in sede civile del giudicato penale di condanna di un amministratore

Cass. Civ. – Sez. I – 7 aprile 2025, n. 9082

Il giudicato penale con cui l'amministratore di una società di capitali è stato ritenuto responsabile del reato di cui all'art. 224, comma 2, l.fall. si estende non solo alla violazione dei doveri contestata all'ex amministratore - ossia la distribuzione di utili fittizi -, ma anche all'accertamento che tale condotta ha determinato il dissesto della società o, comunque, il suo aggravamento. Nel caso in cui il giudicato penale di condanna cade su un reato di danno, l'esistenza del danno è implicita e, conseguentemente, non può formare oggetto di ulteriore accertamento, negativo o positivo, in sede civile, se non con riferimento al soggetto od ai soggetti che lo abbiano subito o alla misura di esso

Intermediari: le sanzioni Consob non hanno natura penale

Cass. Civ. – Sez. II – 5 aprile 2025, n. 9018

Le sanzioni amministrative pecuniarie irrogate dalla Consob per violazione delle norme sull'intermediazione finanziaria, diverse da quelle di cui all'art. 187-ter del d.lgs. n. 58 del 1998, non hanno natura sostanzialmente penale.

Arbitrato: valida la clausola compromissoria di una società italiana con sede all'estero

Cass. Civ. – Sez. I – 4 aprile 2025, n. 8911

In tema di arbitrato societario, può essere riconosciuto in Italia un lodo rituale straniero pronunciato in forza di una clausola compromissoria, inserita nello statuto di una società di diritto italiano, che localizzi all'estero la sede dell'arbitrato medesimo qualora, giusta l'art. 34, comma 2, del d.lgs. n. 5 del 2003, applicabile ratione temporis, l'intero organo arbitrale sia nominato da un soggetto terzo estraneo alla società. Una volta soddisfatto tale requisito, infatti, le disposizioni processuali contenute negli artt. 35 e 36 del medesimo D.Lgs. sono derogabili attraverso la scelta di una lex arbitri diversa, purché rispettosa di quei canoni fondamentali previsti dalla Convenzione di New York del 10 giugno 1958 (recepita in Italia dalla legge n. 62 del 1968), che, a livello sovranazionale, disciplinano il riconoscimento dei lodi arbitrali.

La responsabilità del socio per sanzioni collegate ai tributi non si trasmette agli eredi

Cass. Civ. – Sez. Trib. – 2 aprile 2025, n. 8684

In tema di violazioni tributarie imputabili a società prive di personalità giuridica, se la regola generale è quella secondo cui la sanzione amministrativa pecuniaria colpisce la persona fisica autrice dell'illecito, va precisato che la responsabilità del socio di società di fatto per le sanzioni collegate ai tributi dovuti non si trasmette al suo erede, ostandovi il disposto dell'art. 8 del d.lgs. n. 472 del 1997.

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