Responsabilità del vettore aereo: clausole di deroga della giurisdizione nei contratti aerei online
Cass. civ., sez. un. 3 aprile 2025, n. 8802
La competenza giurisdizionale sulla domanda di compensazione pecuniaria per ritardo o cancellazione del volo, di cui agli artt. 5 e 7 del Regolamento CE n. 261 del 2004, si determina in base ai criteri dettati dal Reg. UE n. 1215/2012 (con esclusione dell'applicabilità delle disposizioni in tema di contratti di trasporto conclusi dai consumatori, ai sensi dell'art. 17, par. 3, del regolamento da ultimo citato), mentre, nel caso in cui la domanda abbia ad oggetto il risarcimento supplementare riconosciuto dalla Convenzione di Montreal del 28 maggio 1999 (ratificata e resa esecutiva in Italia con l. n. 12/2004), trova applicazione (anche ai fini della ripartizione territoriale della competenza giurisdizionale tra le autorità di ciascuno Stato contraente) l'art. 33 della Convenzione medesima, che consente al passeggero di agire, a sua scelta, dinanzi al tribunale del domicilio del vettore o della sede principale della sua attività o del luogo in cui possiede un'impresa che ha provveduto a stipulare il contratto, ovvero dinanzi al tribunale del luogo di destinazione.
Tuttavia, nel caso in cui le condizioni generali di contratto reperibili sul sito web della compagnia aerea includano una clausola che prevede la deroga della giurisdizione a favore dei tribunali irlandesi, il passeggero di un volo nazionale non può rivolgersi al giudice italiano se durante la procedura di acquisto online del biglietto ha spuntato l'apposita casella, secondo il sistema del point and click.
Il danno morale è un'autonoma voce di pregiudizio e non un attributo del danno biologico
Cass. civ., sez. III, 8 aprile 2025, n. 9279
Il danno morale va valutato e riconosciuto quale autonoma voce di pregiudizio e non può essere considerato invece quale elemento di personalizzazione del risarcimento del danno biologico. Infatti, «in tema di danno non patrimoniale da lesione della salute, il danno morale consiste in uno stato d'animo di sofferenza interiore del tutto prescindente dalle vicende dinamico-relazionali della vita del danneggiato (che pure può influenzare) ed è insuscettibile di accertamento medico-legale, sicché, ove dedotto e provato, deve formare oggetto di separata valutazione ed autonoma liquidazione rispetto al danno biologico».
L'omissione di esercitare il potere autoritativo rientra nella responsabilità diretta della PA
Cass. civ., sez. III, 16 aprile 2025 n. 9964
Sussiste la responsabilità diretta della pubblica amministrazione ai sensi dell'art. 2043 c.c., per il fatto penalmente illecito commesso dalla persona fisica appartenente all'amministrazione, tale da far reputare sussistente l'immedesimazione organica con quest'ultima, non solo in presenza di formale provvedimento amministrativo, ma anche quando sia stato illegittimamente omesso l'esercizio del potere autoritativo; resta fermo, naturalmente, che la commisurazione, in concreto, delle responsabilità degli enti, nel riparto interno tra di essi ai fini del regresso, resta regolata dall'art. 2055 c.c. e dalle regole di riparto degli oneri di allegazione e prova che da esso discendono.
Responsabilità dell'appaltatore per danni a terzi: nudus minister e onere della prova
Cass. civ., sez. II, 18 aprile 2025, n. 10231
In materia di appalto, l'appaltatore, dovendo assolvere al proprio dovere di osservare i criteri generali della tecnica relativi al particolare lavoro affidatogli, è obbligato a controllare, nei limiti delle sue cognizioni, la bontà del progetto o delle istruzioni impartite dal committente e, ove queste siano palesemente errate, può andare esente da responsabilità soltanto se dimostri di avere manifestato il proprio dissenso e di essere stato indotto ad eseguirle, agendo dunque come mero nudus minister.
Risarcimento del danno in caso di corresponsabilità qualora un corresponsabile non sia stato chiamato in giudizio
Cass. civ., sez. III, 29 aprile 2025, n. 11290
La condanna di due coobbligati al risarcimento del danno in una percentuale inferiore del 100%, poiché un terzo (potenziale) coobbligato, benché ne sia stata astrattamente riconosciuta la corresponsabilità (nella specie, in misura del 10%), non è stato evocato in giudizio dal danneggiato, comporta che i due soggetti ritenuti responsabili e condannati al risarcimento dei danni (nella specie, in percentuale pari al 90%) debbano ritenersi vincolati in solido entro i limiti della accertata responsabilità, salvo riparto interno pro quota (nella specie, paritariamente riconosciute nella misura del 45%).
La specularità del principio di integralità del risarcimento del danno
Cass. civ., sez. III, 29 aprile 2025, n. 11287
Il principio della integralità del risarcimento del danno non patrimoniale deve essere inteso, nei rapporti tra danneggiante e danneggiato, nella relativa, reciproca dimensione speculare, oltre che nel senso che al danneggiato va riconosciuto tutto quanto è suo diritto conseguire, anche in quello della illegittimità di un ingiustificato arricchimento conseguente ad una pronuncia giurisdizionale che gli riconosca una somma maggiore di quella a lui dovuta (fattispecie in tema di transazione non contestata nell'an dal danneggiato, e da questi stipulata con altro coobbligato solidale del danneggiante, illegittimamente condannato a risarcire l'intera somma riconosciuta al danneggiato stesso, senza che il giudice di merito abbia operato la pur dovuta detrazione di quanto già riscosso da quest'ultimo per effetto della convenzione transattiva, a prescindere da un eccepito effetto espansivo della transazione medesima da parte del coobbligato).