Motivazione apparente e richiamo scarno e pedissequo della CTU

La Redazione
07 Maggio 2025

La Cassazione ricorda che la motivazione di una sentenza di merito può considerarsi apparente quando non rende percepibile il ragionamento sotteso alla decisione e richiama meramente dei passaggi della CTU

Ga.Al. conveniva in giudizio Ai.An. e Ra.An., proprietari di un fondo confinante con il suo, per accertare il confine tra i rispettivi fondi ai sensi dell'art. 950 c.c., nonché richiedere la demolizione o l'arretramento di un muro realizzato dai convenuti in allegata violazione della distanza legale e l'estirpazione di alberi piantumati lungo il confine in violazione dell'art. 892 c.c., con conseguente condanna al risarcimento del danno. Il Tribunale accertava la linea di confine indicata dal ctu, rigettando le ulteriori domande attoree e dichiarando inammissibile la domanda di rilascio proposta dai convenuti. In appello, proposto sia dai convenuti che dall'attore, il giudice, in merito al confine tra i fondi, reputava corretta la determinazione operata dal c.t.u. Quanto alla domanda di arretramento del muro, la Corte affermava che si trattava di un muro di contenimento, quindi non soggetto alle distanze legali, se non per la parte che si innalzava oltre il livello del fondo superiore. Infine, in relazione alla piantumazione degli alberi, la Corte di merito riteneva infondata la doglianza avverso il rigetto della relativa domanda, evidenziando che solo tre alberi erano posti a una distanza inferiore a tre metri ma che, data la loro modesta altezza, non si configurava una violazione dell'art. 892 c.c. Ga.Al. ricorreva in Cassazione denunciando, per ciò che qui interessa, la violazione dell'art. 132, comma 2, n. 4 c.p.c. per avere la Corte di appello reso una motivazione apparente nel rigetto del terzo motivo di appello (violazione delle distanze legali nella piantumazione degli alberi). Difatti, secondo il ricorrente, la motivazione era carente e non consentiva di comprenderne il ragionamento, limitandosi a richiamare le note critiche del consulente tecnico di parte convenuta e la ctu, senza confrontarsi con le specifiche censure formulate, le quali evidenziavano che l'accertamento della distanza delle piante era stato effettuato con un criterio errato, basato sull'altezza al momento del sopralluogo anziché sulla tipologia arborea.

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ricordando che il vizio di motivazione apparente ricorre quando la motivazione, benché graficamente esistente, non renda, tuttavia, percepibile il fondamento della decisione, perché recante argomentazioni obbiettivamente inidonee a far conoscere il ragionamento seguito dal giudice per la formazione del proprio convincimento, non potendosi lasciare all'interprete il compito di integrarla con le più varie, ipotetiche congetture. Nel caso in esame, la Corte d'Appello nella sentenza impugnata si è limitata ad affermare, quanto alla doglianza sulle piante, che «lo stesso CTU a pag 11 della propria relazione ha escluso si potesse configurare la dedotta piantumazione di piante a distanza illegale rispetto alla linea di confine». Tale scarno passaggio, secondo il giudice di legittimità, non consente di comprendere il ragionamento sotteso alla decisione sul punto; di conseguenza, il giudice di legittimità ha rinviato alla Corte d'appello in diversa composizione per un nuovo esame.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.