Ripartizione del risarcimento danni di due coobbligati quando il terzo corresponsabile non è stato citato in giudizio
06 Maggio 2025
La signora Ma.Gi., durante il suo soggiorno presso una casa di cura (casa di cura “Villa Fulvia”) per la riabilitazione post-intervento al femore, cadeva dalla sedia a rotelle. Tale caduta rendeva necessario un ulteriore intervento, a seguito del quale la donna veniva ricoverata presso un'altra casa di cura, "Nuova Clinica Latina". La riabilitazione non dava i suoi frutti e si richiedeva un terzo intervento: nei giorni successivi a quest'ultimo, tuttavia, la paziente contraeva una grave infezione da staphilococco che la conduceva alla morte. La figlia citava in giudizio l'ospedale e la casa di cura Villa Fulvia, ritenendole responsabili della morte della madre e chiedendo il risarcimento dei danni iure proprio e iure haereditatis. Il Tribunale accoglieva la domanda dell'attrice e riteneva responsabile l'ospedale e la casa di cura Villa Fulvia nella misura del 90% e il restante 10% veniva attribuito alla casa di cura Nuova Clinica Latina, che però non era passibile di condanna non essendo stata citata dall'attrice. In tema di ripartizione di responsabilità, la Corte d'appello confermava la sentenza resa in prime cure e specificava inoltre che i condebitori erano da ritenersi solidali con riferimento alla percentuale di responsabilità accertata (il 90%) e che, nei rapporti interni, restava definitivamente fissata quella del 45% per ciascuno di essi. Per ciò che qui rileva, la Giunone Spa (subentrata alla casa di cura Villa Fulvia) proponeva ricorso sostenendo che la Corte d'appello avesse omesso di pronunciarsi sulla graduazione interna delle reciproche percentuali di responsabilità addebitate ai condebitori solidali. La Cassazione ha ritenuto il motivo infondato, sostenendo che fosse frutto di «una assai poco attenta lettura della terz'ultima pagina della sentenza impugnata, che … ha chiaramente evocato, predicandone la sussistenza nella specie, i principi generali dettati in tema di solidarietà passiva ex art. 2055 c.c., specificando, in particolare, del tutto correttamente, che il vincolo solidale tra la Giunone e la Asl Roma era limitato al 90% della complessiva quota di corresponsabilità (stante l'attribuzione del residuo 10% ad un soggetto non evocato in giudizio), a sua volta ripartita nella misura del 45% nel rapporto interno tra ciascuno dei condebitori». Di conseguenza, la Suprema Corte ha enunciato, ai sensi dell'art. 384, comma 1 c.p.c., essendo stato il ricorso esaminato e deciso (anche) ai sensi dell'art. 360 n. 3 c.p.c., il seguente principio di diritto: «La condanna di due coobbligati al risarcimento del danno in una percentuale inferiore del 100%, poiché un terzo (potenziale) coobbligato, benché ne sia stata astrattamente riconosciuta la corresponsabilità (nella specie, in misura del 10%), non è stato evocato in giudizio dal danneggiato, comporta che i due soggetti ritenuti responsabili e condannati al risarcimento dei danni (nella specie, in percentuale pari al 90%) debbano ritenersi vincolati in solido entro i limiti della accertata responsabilità, salvo riparto interno pro quota (nella specie, paritariamente riconosciute nella misura del 45%)». |