L’inesistenza della procura per querela di falso incidentale non è sanabile ex art. 182 c.p.c. nella formulazione pre Cartabia

La Redazione
05 Maggio 2025

Qualora sia proposta querela di falso incidentale avverso la sottoscrizione in calce alla procura alle liti, la mancanza di un'inequivoca manifestazione della volontà di avvalersi del mandato conferito implica che il documento non sia utilizzabile né sanabile ex art. 182 c.p.c. nella formulazione pre Cartabia e quindi debba intendersi come mai rilasciato

Una società agricola chiedeva al Tribunale otteneva l'emissione di un decreto ingiuntivo per ottenere il corrispettivo asseritamente dovutole per miglioramenti fondiari in relazione ad un precedente contratto di affitto agrario stipulato tra la società e Tizio. Proponevano opposizione gli aventi causa di Tizio. La società opposta, oltre a richiedere la conferma del decreto ingiuntivo e il rigetto delle avversarie istanze, deduceva, con querela di falso, la falsità della sottoscrizione di uno degli aventi causa, Caia, apposta alla procura ad litem. Caia, allora, depositava una nuova e diversa procura. Il Tribunale revocava il decreto ingiuntivo, accogliendo le istanze degli opponenti e ritenendo sanato l'originario difetto di procura. In appello, la società deduceva l'inesistenza della procura ad litem di Caia, con conseguente definitività, nei confronti di quest'ultima, del decreto ingiuntivo opposto, stante la mancanza di una valida opposizione; tuttavia, la Corte d'appello confermava la pronuncia di primo grado, sottolineando che l'art. 182 c.p.c. prevede la sanatoria dei vizi della procura, attraverso l'assegnazione di un termine per regolarizzarla, anche quando la procura fosse del tutto mancante, consentendosene il suo successivo conferimento. La società ricorreva in Cassazione.

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della società, ritenendolo fondato: nel caso di specie, infatti, i giudici di merito avevano ritenuto che l'originaria procura – già oggetto di querela di falso della società ricorrente, la quale ne sosteneva la falsità – fosse sostanzialmente irrilevante, perché Caia non aveva fatto espressa dichiarazione di volersene avvalere dopo la proposizione della querela (perciò, non si era proceduto all'accertamento della sua pretesa falsità) e, anzi, entro il termine fissato dal giudice, aveva sostituito la contestata procura con un'altra " in rinnovazione", con effetti sananti ex tunc e, cioè, dall'inizio del giudizio.

Tuttavia, qualora sia proposta querela di falso incidentale avverso la sottoscrizione apposta in calce alla procura rilasciata per l'introduzione del giudizio, la mancanza di un'inequivoca manifestazione della volontà di avvalersi del mandato conferito implica che il documento non sia utilizzabile, come previsto dall'art. 222 c.p.c.; ne consegue che la procura originaria non poteva essere considerata utilizzabile e, dunque, che il mandato alle liti andava considerato come mai rilasciato. Inoltre, l'art. 182, comma 2, c.p.c., nella formulazione introdotta dall'art. 46, comma 2, l. n. 69/2009 (formulazione pre Cartabia), non consente di "sanare" l'inesistenza o la mancanza in atti della procura alla lite, citando la norma solo l'ipotesi della nullità. Quindi, l'originario mandato di Caia doveva considerarsi come mai rilasciato e la successiva procura non aveva l'effetto di sanare ex tunc la predetta inesistenza del documento.

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