Ripartizione dell'onere della prova tra appaltatore e committente per danni a terzi nell'esecuzione dell'opera

La Redazione
29 Aprile 2025

La Cassazione individua i principi di responsabilità dell’appaltatore dei lavori e la ripartizione dell’onere della prova tra quest’ultimo e il committente in tema di responsabilità per danni occorsi a terzi nell’esecuzione dell’opera

Tizio, titolare di impresa edile, aveva realizzato un fabbricato residenziale su un'area, con l'aiuto del geometra Caio, in qualità di progettista e direttore dei lavori. I proprietari dell'immobile confinante li avevano citati in giudizio lamentando che, costruendo il fabbricato, era stato realizzato uno scavo con palificazione che aveva provocato fessurazioni e crepe nell'edificio di loro proprietà, per le quali avevano chiesto il risarcimento danni. Tizio aveva a propria volta agito nei confronti di Sempronio, l'appaltatore, al quale aveva affidato i lavori di scavo e palificazione, per essere tenuto indenne di quanto eventualmente condannato a pagare. A seguito di ctu, secondo cui era stato effettivamente l'errore negli scavi a danneggiare l'edificio confinante, il Tribunale aveva attribuito la responsabilità dei danni subiti dagli attori a Tizio quale proprietario e costruttore e a Caio quale progettista e direttore dei lavori, ma aveva respinto la domanda di manleva svolta nei confronti di Sempronio. In sede di impugnazione, la Corte d'Appello aveva confermato la sentenza, salvo riquantificare il danno a favore dei proprietari dell'edificio danneggiato. Tizio e Caio adivano la Cassazione, censurando la sentenza in punto di responsabilità dell'appaltatore e di oneri della prova, in quanto non era onere del committente Tizio provare che l'appaltatore Sempronio non avesse agito quale nudus minister. Al fine di escludere ogni responsabilità dell'appaltatore Sempronio, sarebbe stato onere di questi dimostrare di aver agito come nudus minister, a fronte delle insistenze del committente e a rischio di quest'ultimo e pur avendo manifestato il proprio dissenso; e non invece onere del committente dimostrare di aver impartito istruzioni e di averle impartite in modo sufficiente o esatto. La Corte di merito, dunque, non solo aveva invertito l'onere della prova, ma nemmeno aveva tenuto conto del fatto che l'appaltatore aveva garantito la bontà dell'esecuzione dell'opera commissionatagli, manlevando espressamente il committente da ogni responsabilità.

La Cassazione ha accolto il ricorso, sottolineando che l'appaltatore ha l'obbligo di realizzare l'opera oggetto del contratto a regola d'arte poiché, in tema di appalto, l'appaltatore, dovendo assolvere al proprio dovere di osservare i criteri generali della tecnica relativi al particolare lavoro affidatogli (diligenza qualificata ex art. 1176, comma 2, c.c.), è obbligato a controllare, nei limiti delle sue cognizioni, la bontà del progetto o delle istruzioni impartite dal committente e, ove queste siano palesemente errate, può andare esente da responsabilità soltanto se dimostri di avere manifestato il proprio dissenso e di essere stato indotto ad eseguirle, quale nudus minister, per le insistenze del committente ed a rischio di quest'ultimo. Pertanto, in mancanza di tale prova, l'appaltatore è tenuto, a titolo di responsabilità contrattuale, derivante dalla sua obbligazione di risultato, all'intera garanzia per le imperfezioni o i vizi dell'opera, senza poter invocare il concorso di colpa del progettista o del committente, né l'efficacia esimente di eventuali errori nelle istruzioni impartite dal direttore dei lavori. Lo stesso principio vale per i danni occorsi a terzi in conseguenza dell'esecuzione di opere poste in essere in conformità a un progetto o a direttive del committente palesemente errate, per cui l'appaltatore è responsabile a meno che non provi di aver manifestato il proprio dissenso e di aver agito solo in qualità di nudus minister. Nel caso in esame non appare di per sé utile, quindi, ad escludere la responsabilità dell'appaltatore, alla luce dei principi esposti espressione di un orientamento interpretativo consolidato, la valorizzazione operata dalla Corte di merito in ordine alle inadempienze di Tizio per la mancata predisposizione del progetto geotecnico asseritamente necessario per procedere correttamente all'intervento di palificazione e per la mancata attivazione della procedura di nomina di un collaudatore strutturale: si tratta infatti di circostanze da sole non rilevanti per la valutazione della responsabilità dell'appaltatore, in assenza dell'allegazione, prima ancora che della prova, ad onere dell'appaltatore stesso, di limiti stringenti alla libera operatività imprenditoriale posti dalla committenza e alla comunque intervenuta segnalazione, da parte sua, di carenze documentali e progettuali pur evidenti.

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