Maltrattamenti in famiglia: è il giudice a dover valutare se sospendere la responsabilità genitoriale
24 Aprile 2025
L'art. 34, comma 2, c.p. è costituzionalmente illegittimo in quanto non permette al giudice di valutare attentamente se, dopo la condanna per il reato di maltrattamenti in famiglia commessi, in presenza di minori e con abuso della responsabilità genitoriale (art. 572, comma 2, c.p.), sia nell'interesse del minore applicare anche la pena della sospensione dall'esercizio della responsabilità genitoriale. È quanto stabilito dalla Corte Costituzionale, nella sentenza n. 55/2025, che ha ritenuto fondate le relative questioni di legittimità costituzionale sollevate dal Tribunale di Siena. L'art. 34, comma 2, c.p. stabilisce che, in caso di condanna per delitti commessi con abuso della responsabilità genitoriale, sia automaticamente applicata anche la pena accessoria della sospensione dall'esercizio della responsabilità genitoriale, per un periodo di tempo pari al doppio della pena inflitta. Il Tribunale rimettente riferiva di essere pervenuto a riconoscere la responsabilità penale di due genitori per il reato di maltrattamenti in famiglia nei confronti dei figli minori conviventi, ma lamentava che l'automatica applicazione della pena accessoria, come imposta dall'art. 34, comma 2, c.p., non consentirebbe di tenere in considerazione l'interesse del minore, da valutare in concreto, alla preservazione del nucleo familiare. La Corte ha osservato che tale automatica applicazione è in contrasto con gli artt. 2,3 e 30 della Costituzione, in quanto il rigido automatismo che impone di applicare la sospensione dall'esercizio della responsabilità genitoriale non consente al giudice di valutare attentamente l'interesse del minore nell'interrompere temporaneamente, o mantenere, la relazione con il genitore, nonostante la condanna. L'interesse del minore, infatti, può essere in concreto meglio protetto senza sospendere la responsabilità genitoriale, dalla quale derivano obblighi per il genitore e diritti per il minore. La norma contestata, invece, pone l'irragionevole presunzione assoluta che, in caso di condanna per maltrattamenti in famiglia, l'interesse del minore sia sempre protetto solo sospendendo il genitore dall'esercizio della responsabilità genitoriale. Al contrario, le norme costituzionali impongono che il giudice penale, considerando l'evoluzione della relazione tra genitore e figlio post reato, valuti se la sospensione sia davvero la soluzione ottimale per il minore, in quanto rispondente alla tutela dei suoi preminenti interessi. *Fonte: DirittoeGiustizia |