Costituzione di parte civile nel processo penale: interruzione della prescrizione del diritto al risarcimento danni e coobbligati solidali
24 Aprile 2025
Il tema posto nel quesito è stato recentemente trattato in una recente pronuncia della Corte di cassazione (Cass. civ., sez. III, 27 luglio 2024, n. 21049), la quale ha ribadito che il termine di prescrizione del diritto al risarcimento del danno scaturito dal reato si interrompe con la costituzione di parte civile e, soprattutto, che l'effetto interruttivo rimane permanente fino all'irrevocabilità della sentenza che definisce il processo penale, anche nei confronti dei coobbligati solidali che non siano stati coinvolti nel medesimo processo. In materia di prescrizione, illecito penale e risarcimento del danno, occorre innanzitutto rilevare come l'art. 2947, comma 3, c.c. disponga che, qualora un illecito civile integri anche un reato e per quest'ultimo sia stabilito un più lungo termine di prescrizione, tale termine si applichi anche all'azione civile di risarcimento, indipendentemente dalla promozione o meno dell'azione penale, poiché il termine di prescrizione più esteso è legato solo alla previsione dell'illecito come reato. L'orientamento prevalente all'interno della giurisprudenza di legittimità sostiene infatti che la costituzione di parte civile nel processo penale spiega un effetto interruttivo permanente del termine di prescrizione del diritto al risarcimento del danno scaturito dal reato e che tale termine riprende a decorrere dal momento in cui diviene irrevocabile la sentenza che definisce il processo penale (cfr. Cass. civ. sez. III, 6 aprile 2022, n. 11190; Cass. civ., sez. VI, 28 novembre 2017, n. 28456; Cass. civ., sez. III, 14 maggio 2014, n. 10536; Cass. civ., sez. III, 10 novembre 2008, n. 26887; Cass. civ., sez. III, 17 gennaio 2008, n. 872; Cass. civ., sez. III, 9 aprile 2001, n. 5256). Invero, la costituzione di parte civile, come ogni altra domanda giudiziale, produce un effetto interruttivo permanente per tutta la durata del processo ai sensi dell'art. 2945, comma 2 c.c., sino al passaggio in giudicato della sentenza di condanna. Tale orientamento sull'effetto interruttivo-sospensivo della prescrizione conseguente all'esercizio dell'azione civile compiuto mediante la costituzione di parte civile è stato altresì ripreso dalle Sezioni Unite della Corte di cassazione, che basano la decorrenza della prescrizione dalla data di irrevocabilità della sentenza penale e non dalla data dell'evento che integra l'illecito (cfr. Cass. civ., sez. un., 5 aprile 2013, n. 8348). Inoltre, per giurisprudenza costante, l'effetto interruttivo permanente del termine di prescrizione del diritto al risarcimento del danno scaturito dal reato si estende anche ai condebitori solidali. Ad esempio, nella determinazione di un sinistro stradale, la solidarietà tra coloro che concorsero alla causazione dell'evento dannoso comporta che l'esercizio dell'azione civile nel processo penale nei confronti di colui che a tale procedimento è sottoposto interrompe la prescrizione anche nei confronti dei concorrenti del fatto colposo - ancorché estranei al giudizio penale - e dei responsabili civili, nei confronti dei quali non fu possibile esercitare l'azione civile all'interno del processo penale (sul punto si veda, in motivazione, Cass. civ., sez. III, 10 novembre 2008, n. 26887). Il principio generale deducibile da tale orientamento riconosce allora che la costituzione di parte civile nel processo penale determina un effetto interruttivo permanente (e non meramente istantaneo) per tutta la durata del processo nei confronti sia di coloro contro i quali venne rivolta espressamente la costituzione sia di tutti i coobbligati solidali, come, ad esempio, nei casi di danni derivanti da condotte illecite convergenti alla produzione di un unico evento pregiudizievole a fronte della solidarietà tra debitori ex art. 2055 c.c. Tale principio è stato altresì ribadito nella recente e citata sentenza della Cass. civ., sez. III, 27 luglio 2024, n. 21049. Nel caso di specie, deciso dalla Corte di cassazione, la vicenda era relativa alla responsabilità solidale della Consob per omessa vigilanza sull'operato di due società di intermediazione finanziaria, i cui esponenti erano stati sottoposti a giudizio penale per i reati di appropriazione indebita e bancarotta. La Corte ha cassato con rinvio la sentenza di merito che aveva riconosciuto effetto interruttivo istantaneo (e non, invece, permanente) all'istanza di ammissione al passivo fallimentare delle suddette società, formulata dai risparmiatori danneggiati. |