La transazione fiscale nella composizione negoziata della crisi
Giuliano Buffelli
15 Aprile 2025
Nel presente approfondimento si indagheranno, dopo una premessa di carattere generale, quali strumenti dell’ordinamento di cui al codice della crisi e dell’insolvenza consentono di accedere alla transazione fiscale, per poi analizzare nello specifico la previsione di tale istituto nell’ambito della composizione negoziata della crisi, affrontando tematiche di interesse con particolare attenzione all’IVA.
Premessa
Nell'affrontare l'argomento in esame, argomento di recente introduzione nel codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza per effetto del Correttivo-ter (d.lgs. n. 136/2024, entrato in vigore il 28 settembre 2024) conviene soffermarsi preliminarmente, in termini generali, sull'istituto della transazione fiscale.
Il panorama normativo conosce da tempo la possibilità di perseguire un accordo transattivo tra fisco e contribuente tramite la cd. “transazione esattoriale” che, a differenza della transazione fiscale, poteva interessare esclusivamente tributi già iscritti a ruolo.
La transazione fiscale, pur presente nella legge fallimentare sin da luglio 2006, ha sempre avuto un tiepido appeal, registrando una concreta applicazione a seguito dell'emergenza sanitaria, legata all'epidemia da Covid 19; ciò grazie agli interventi del legislatore (in particolare con il d.l. n. 125/2020, convertito nella l. n. 159/2020).
La motivazione di tali interventi risiedeva nella crisi di molteplici aziende causata dalla pandemia e aveva quale finalità quella di fornire, alle imprese in crisi, nell'ambito del concordato preventivo, exart. 180, comma 4, l. fall., e degli accordi di ristrutturazione dei debiti ex art. 182-bis, comma 4, l. fall., la possibilità di facilitare l'accesso a soluzioni concordate della crisi, alternative alla soluzione liquidatoria del fallimento, cercando di superare criticità spesso determinate dalla staticità dei creditori istituzionali tale da compromettere sovente soluzioni tese al recupero dell'impresa.
Con le citate norme il legislatore ha voluto introdurre nel diritto della crisi, e in particolare per le procedure sopra richiamate, la regola del “cram down” riconoscendo al giudice un potere di costrizione nei confronti dei creditori istituzionali per tutti i tributi amministrati dalle agenzie fiscali (con alcune precisazioni) nonché dei contributi amministrati dagli enti gestori di forme di previdenza e assistenza obbligatorie e dei relativi accessori.
In altri termini si riconosce al giudice un potere di “costrizione” nei confronti di detti soggetti il cui rifiuto sia ritenuto, dall'organo giudicante, economicamente ingiustificato.
La giurisprudenza formatasi vigente la legge fallimentare si è orientata nel ritenere possibile l'omologa delle procedure citate anche nel caso in cui l'amministrazione finanziaria non aderisca alla proposta transattiva, anche se migliorativa, rispetto all'alternativa fallimentare, contribuendo a migliorare l'istituto della transazione fiscale previsto dalle novità normative di cui al codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza con le modifiche apportate dal d.lgs. n. 83/2022, dalla l. n. 103/2023 e da ultimo dal d.lgs. n. 136/2024 (Correttivo-ter).
Gli interventi modificativi sono tutti finalizzati a rendere la transazione fiscale (e il cram down) uno strumento più incisivo al fine di rendere più snelle soluzioni di gestione della crisi concordate, con l'obiettivo di evitare la liquidazione giudiziale recuperando l'impresa al tessuto produttivo.
Con quali strumenti di regolazione della crisi di cui al d.lgs. n. 14/2019 e succ. modifiche si può accedere alla transazione fiscale
Con l'entrata in vigore del codice della crisi e dell'insolvenza sono aumentati gli strumenti offerti all'imprenditore nelle varie situazioni di difficoltà (precrisi, crisi, insolvenza) per poter gestire la contingenza aziendale.
Nell'ambito di tali scelte, non trascurabile è analizzare la possibilità di ristrutturare il debito tributario e contributivo; tali poste, infatti, rivestono spesso un ruolo di rilievo nelle situazioni di crisi/insolvenza posto che il creditore tributario e previdenziale può avere una entità di credito di rilievo spesso determinante per il raggiungimento delle maggioranze di legge.
Non tutti gli strumenti offerti nel c.c.i.i. possono consentire la “transazione fiscale e contributiva”.
Infatti, solo alcuni danno all'imprenditore la possibilità di proporre ai creditori (pubblici di cui sopra) una falcidia del loro credito.
Allo stato attuale gli istituti previsti dal c.c.i.i. che consentono tale operatività sono:
Gli accordi di ristrutturazione dei debiti di cui agli artt. 63,57,60 e 61 c.c.i.i.: nel caso in cui l'imprenditore scelga tale istituto per gestire la crisi della sua impresa potrà accedere alla possibilità di proporre il pagamento parziale o dilazionato dei tributi e relativi accessori amministrati dalle agenzie fiscali nonché dei contributi amministrati degli enti di gestione di forme di previdenza, assistenza e assicurazione per l'invalidità, la vecchiaia e dei relativi accessori. È richiesta in tale ipotesi l'attestazione di un professionista indipendente che si esprima sulla convenienza della procedura scelta rispetto alla liquidazione giudiziale.
Il concordato preventivo di cui agli artt. 84 e 88 c.c.i.i.: nel caso in cui l'imprenditore scelga tale istituto per gestire la crisi della sua impresa potrà accedere alla possibilità di proporre il pagamento parziale o dilazionato dei tributi e relativi accessori amministrati dalle agenzie fiscali nonché dei contributi amministrati degli enti di gestione di forme di previdenza, assistenza e assicurazione per l'invalidità, la vecchiaia e dei relativi accessori. Anche nell'ambito di questo strumento la norma chiede l'attestazione di un professionista indipendente che dovrà, nel suo elaborato, motivare la convenienza della proposta rispetto alla liquidazione giudiziale.
Il concordato minore di cui all'art. 80, comma 3, c.c.i.i.: sul punto la transazione fiscale può essere recepita in sede di omologa quando l'adesione risulta determinante ai fini del raggiungimento della percentuale di cui all'art. 79, comma 1, c.c.i.i. e anche sulla base delle risultanze della specifica relazione dell'OCC da cui si rileva che la proposta è conveniente rispetto alla liquidazione controllata.
Nelle procedure suindicate, rispettivamente l'art. 63, comma 4, l'art. 88, commi 3 e 4 e l'art. 80, comma 3, c.c.i.i. prevedono la possibilità di attivare anche il cram dowm sulla base del quale il tribunale può omologare gli accordi di ristrutturazione dei debiti, il concordato preventivo e il concordato minore anche in mancanza dell'adesione della amministrazione finanziaria o degli enti gestori di forme di previdenza o assistenza obbligatorie, nel caso in cui l'adesione risulti determinante per il raggiungimento delle percentuali di legge e sulla base della relazione rilasciata da esperto indipendente o dell'OCC, da cui si rilevi la convenienza della proposta rispetto all'alternativa della liquidazione giudiziale.
La composizione negoziata della crisi ex art. 23, comma 2-bis, c.c.i.i.: Nel percorso in menzione, la novità è stata introdotta dal d.lgs. n. 136/2024. Anche nella composizione negoziata nell'art. 23 c.c.i.i. è stata introdotta la possibilità di presentare una proposta di accordo transattivo per i debiti tributari, che prevede il pagamento parziale o dilazionato non solo degli interessi e sanzioni ma anche delle imposte. Sono esclusi i tributi costituenti risorse dell'unione europea e i crediti degli enti previdenziali ed assicurativi. Fin d'ora si sottolinea come non sia previsto in tal caso il cram down.
Non è possibile accedere alla transazione fiscale per gli altri strumenti di gestione della crisi previsti dal c.c.i.i..
La composizione negoziata della crisi: breve analisi di carattere generale
Il c.c.i.i. ha introdotto nel diritto della crisi l'istituto della composizione negoziata della crisi di cui agli artt. 12 e ss. c.c.i.i. in attuazione dei principi della direttiva (UE) n. 1023/2019 che invita gli Stati a prevedere strumenti di allerta precoce tesi ad indurre i debitori ad agire con tempestività ai primi segnali di difficoltà.
La composizione negoziata è uno strumento di supporto alle imprese di qualsiasi dimensione che, pur operando in situazioni di precrisi, crisi o insolvenza, evidenzino ragionevoli prospettive di risanamento.
L'istituto poggia su due presupposti:
la nomina di un esperto indipendente, tenuto alla riservatezza, individuato tra nominativi iscritti in apposito elenco costituito presso ogni camera di commercio a cui affidare il compito di seguire l'imprenditore nel percorso di risanamento con lo specifico scopo di agevolare le trattative con i creditori;
l'istituzione e gestione di una piattaforma informativa nazionale gestita dalle camere di commercio per il tramite di UnionCamere con finalità informative e di indicazione del percorso di composizione negoziata.
Attraverso tale strumento il debitore può accedere alla lista di controllo, contenente istruzioni operative quanto alla redazione del piano e alla predisposizione di un test pratico per la verifica dello stato di difficoltà dell'impresa.
La composizione negoziata può essere attivata esclusivamente dal debitore, non prevede spossessamento alcuno e costituisce un percorso totalmente privatistico salvo il caso di richiesta di misure protettive e cautelari, nel qual caso interviene il tribunale (su quest'ultimo tema, di rilievo sono gli interventi normativi apportati dal d.lgs. n. 136/2024. La giurisprudenza, già numerosa, si è interessata dell'argomento; si ricordano: ordinanza Tribunale Milano del 27 febbraio 2022, sentenza Tribunale Venezia del 13 gennaio 2025, ordinanza Tribunale Milano del 4 settembre 2024, ordinanza del Tribunale di Lodi del 18 maggio 2023, ordinanza Tribunale di Vasto del 27 dicembre 2024, sentenza Tribunale di Parma del 26 maggio 2024).
In sintesi, tale istituto si basa su un percorso privatistico, volontario e stragiudiziale finalizzato a prevenire la crisi o l'insolvenza.
L'imprenditore che intende accedere all'istituto deve presentare richiesta di nomina dell'esperto per il tramite della predisposizione di un modello disponibile sulla piattaforma informatica accessibile dal sito della camera di commercio.
Nella domanda vanno allegati i documenti previsti dall'art. 17 c.c.i.i.
Nominato l'esperto, lo stesso deve, entro due giorni, accettare l'incarico, valutare la sua indipendenza e verificare se possiede le competenze necessarie.
Nel caso in cui l'esperto valuti positivamente le prospettive di risanamento darà inizio alle trattative con i creditori fissando specifici incontri.
L'esperto, pur sviluppando un ruolo attivo di facilitatore nelle trattative, non sostituisce l'imprenditore ma lo affianca, coadiuvandolo con l'obiettivo del risanamento.
Nella prospettiva di garantire la continuità aziendale e favorire il risanamento, subordinatamente a specifiche autorizzazioni del tribunale, il debitore può chiedere misure protettive, cautelari, e ha anche la possibilità di ottenere finanziamenti prededucibili (art. 22 c.c.i.i.).
Di grande interesse sono gli effetti della composizione negoziata sulle linee di credito e in generale sui rapporti con gli istituti di credito, in particolare dopo gli interventi apportati dal Correttivo-ter sugli artt. 16 e 18 c.c.i.i.
Le soluzioni alle trattative di cui all'istituito in argomento possono concludersi:
o attraverso specifico contratto, o concludendo convenzione di moratoria ex art. 62 c.c.i.i., o concludendo un accordo che produce gli effetti di cui agli artt. 166, comma 3, lett. d), e 324 c.c.i.i., con la finalità di consentire il superamento della originaria situazione di squilibrio economico, patrimoniale e finanziario (art. 23, comma 1, c.c.i.i.);
o, alternativamente, attraverso uno degli strumenti di gestione della crisi previsti dal comma 2 dell'art. 23 c.c.i.i.
Diversa conclusione è quella di natura liquidatoria exart. 25-sexies c.c.i.i.
La transazione fiscale nella composizione negoziata della crisi
Premessa
L'istituto della composizione negoziata della crisi, pur avendo interessato dottrina e studiosi, prima del Correttivo-ter non aveva avuto un grande utilizzo pratico.
Il Correttivo-ter, con decorrenza 28 settembre 2024 ma con effetti anche su procedure e istituti già pendenti a tale data, intervenendo in particolare anche sul tema della transazione fiscale, ha dato sicuramente una notevole spinta all'utilizzo dello strumento.
In argomento, utili sono le indicazioni di cui alla relazione illustrativa al decreto correttivo, nonché quelle contenute nella relazione sulle novità normative a cura dell'Ufficio del Massimario e del Ruolo della Suprema Corte di Cassazione del 30 gennaio 2025.
Relazione illustrativa:
«al fine di migliorare l'efficacia della composizione negoziata, nell'ambito degli enti è infine inserita, con il comma 2 bis (dell'art. 23 CCII) la possibilità di un accordo con i creditori pubblici, ad esclusione degli enti previdenziali e assicurativi (…) La soluzione prescelta consente espressamente all'impresa di negoziare il debito fiscale senza snaturare la composizione negoziata e evitando di renderla meno efficace».
L'Ufficio del Massimario della Suprema Corte di Cassazione così commenta l'intervento normativo:
«Iniziando proprio da quest'ultima novità, occorre subito aggiungere che la mancanza di una possibile intesa transattiva con le amministrazioni finanziarie nella composizione negoziata era stata da più parti indicata come una delle cause dello scarso appeal dimostrato, almeno inizialmente, dal nuovo istituto. Il correttivo, da questo punto di vista, colma una lacuna effettiva e, soprattutto, vale a rendere l'erario uno dei possibili interlocutori del debitore sin dalla fase delle trattative stragiudiziali».
I debiti fiscali oggetto di transazione
L'art. 23, comma 2-bis, primo periodo, c.c.i.i. sul tema testualmente recita:
«Nel corso delle trattative l'imprenditore può formulare una proposta di accordo transattivo alle agenzie fiscali, all'Agenzia delle Entrate-Riscossione che preveda il pagamento, parziale o dilazionato, del debito e dei relativi accessori. La proposta non può essere formulata in relazione ai tributi costituenti risorse proprie dell'Unione Europea (…)».
La prima considerazione è che nell'ambito dell'accordo non rientrano né il cram down, né i debiti previdenziali e contributivi, né debiti per tributi locali, né infine i tributi costituenti risorse dell'Unione Europea.
Su quest'ultima esclusione si apre la necessità, in ambito interpretativo, di valutare la possibilità di falcidiare o meno l'IVA.
Anche la relazione alle novità normative a cura del Massimario della Suprema Corte di Cassazione sul tema precisa: «in primo luogo si specifica che “la proposta non può essere formulata in relazione ai tributi costituenti risorse proprie dell'Unione Europea” con espressione che sembra poter riguardare anche l'IVA …».
Il tema, come evidente, muove dal dubbio se considerare o meno l'iva come riserva propria dell'Unione. Secondo l'articolo 2 della decisione n. 2020/2053 del Consiglio UE, queste risorse includono:
risorse tradizionali (dazi doganali e prelievi agricoli);
risorse basate sull'iva: ossia una percentuale del gettito iva armonizzato in ogni stato membro.
È importante notare che, sebbene l'iva sia utilizzata come base per calcolare una delle risorse proprie, non è essa stessa una risorsa dell'Unione Europea.
Tradizionalmente, vi è stata incertezza sulla possibilità di ridurre l'IVA nell'ambito delle procedure concorsuali. In passato la giurisprudenza aveva fornito un'interpretazione restrittiva di tale disposizione, prevedendone semmai la sola possibilità di dilazione. Tuttavia, successivamente, la sentenza della Corte di Giustizia UE del 7 aprile 2016 ha cambiato l'orientamento stabilendo che la falcidia dell'IVA è ammissibile nelle procedure concorsuali purché non costituisca una rinuncia generale ed indiscriminata della riscossione dell'imposta.
In ambito nazionale la Corte costituzionale è intervenuta sulla questione della falcidia dell'IVA nelle procedure di sovraindebitamento con la sentenza n. 245/2019. La Corte, proprio muovendo dall'indirizzo comunitario summenzionato, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 7, comma 1, terzo periodo, l. n. 3/2012 nella parte in cui escludeva la possibilità di falcidiare l'imposta sul valore aggiunto. La Corte ha riconosciuto che l'impossibilità di ridurre l'iva nelle procedure di sovraindebitamento viola i principi di uguaglianza e ragionevolezza.
Il tema, già da tempo conosciuto, ha trovato risposta positiva nella legge fallimentare trattando l'argomento nell'ambito del concordato preventivo e degli accordi di ristrutturazione dei debiti. Inoltre, con intervento della Corte di Giustizia dell'Unione Europea (7/4/2016, causa C-546/14) e della Corte di Cassazione (con sentenza 8 novembre 2016, n. 26988), il tema sembrerebbe superato nel senso della possibile falcidia.
In tal senso si sono espressi la relazione illustrativa al Correttivo-ter e altri interventi in dottrina (Relazione Illustrativa al d.lgs. n. 136/2024: “Sulla possibilità di riduzione dell'IVA tramite l'incarico conferito ad esperto indipendente, premesso che la nomina di un altro professionista renderebbe costosa ed eccessivamente complessa l'intera negoziazione, si rileva che l'esclusione inserita nella norma riguarda solo i tributi costituenti risorse dell'Unione Europea e dunque non riguarda l'IVA”. Cfr. anche G. Andreani, L'introduzione della transazione fiscale nella composizione negoziata della crisi, in dirittodellacrisi.it, 30 settembre 2024; e F. Morelli, Transazione fiscale (ma non previdenziale) nella composizione negoziata della crisi, in Il Sole 24 Ore, 3 dicembre 2024).
Alla luce di tutto quanto esposto si può prudentemente ritenere che, non rientrando l'imposta sul valore aggiunto tra i tributi costituenti risorse proprie dell'Unione Europea, il debito iva dovrebbe poter rientrare tra i tributi oggetto di transazione fiscale.
Per tutti gli altri tributi gestiti dalle agenzie fiscali (Entrate, Dogane e Riscossione) è indubbiamente possibile procedere con la transazione fiscale.
La definizione dei tributi in via negoziale. Il procedimento
Il comma 2-bis dell'art. 23 c.c.i.i. prevede al primo e secondo periodo che l'imprenditore possa presentare, anche nel corso delle trattative, una proposta che preveda «il pagamento, parziale o dilazionato, del debito o dei relativi accessori. La proposta non può essere formulata in relazione ai tributi costituenti risorse proprie dell'Unione Europea».
Rispetto al passato, in cui era consentito un ridotto risparmio di sanzioni e interessi, oltre a una dilazione di pagamento (possibilità peraltro ancora prevista dall'art. 25-bis, comma 4, c.c.i.i.) ora, nel nuovo contesto normativo, l'aspetto di rilievo è rappresentato dalla possibilità di procedere anche a un pagamento parziale oltre a quello dilazionato.
È evidente che si tratta di una novità di grande rilievo che concorrerà a rendere più agevole il percorso di risanamento.
Altro elemento di interesse sta nel fatto che la riduzione del diritto erariale non è condizionata da soglie minime.
Con riferimento alla possibilità di un pagamento dilazionato (riscadenziamento) già l'art. 25-bis, comma 4, c.c.i.i. ne consente l'operatività con differimento fino a 6 anni, ma appare evidente che la novella di cui alla norma in esame consente sia lo stralcio che la dilazione del debito.
Dal punto di vista operativo la proposta (terzo periodo del comma 2-bis) di trattamento dei debiti erariali deve essere accompagnata da una «relazione di un professionista indipendente che ne attesta la convenienza rispetto all'alternativa della liquidazione giudiziale» nonché da una ulteriore relazione «sulla completezza e veridicità dei dati aziendali redatta dal soggetto incaricato della revisione legale, se esistente, o da un revisore legale iscritto nell'apposito registro a tal fine designato».
Si ritiene che, nel caso manchi il revisore legale, la relazione di attestazione e quella di completezza e veridicità potrebbe essere unica se il professionista incaricato indipendente è in possesso anche del titolo di revisore legale (sul tema si veda precisa indicazione nella Relazione su novità normative del 30/01/2025 a cura dell'Ufficio del Massimario della Cassazione).
In argomento, meritano richiamo alcune brevi note per come si determina l'indipendenza del professionista incaricato. Sul tema soccorre l'art. 2, comma 1, lett. o) che così recita:
«professionista indipendente: il professionista incaricato dal debitore nell'ambito di uno degli strumenti di regolazione della crisi e dell'insolvenza che soddisfi congiuntamente i seguenti requisiti: 1) essere iscritto all'elenco dei gestori della crisi e insolvenza delle imprese, nonché nel registro dei revisori legali; 2) essere in possesso dei requisiti previsti dall'articolo 2399 del codice civile; 3) non essere legato all'impresa o ad altre parti interessate all'operazione di regolazione della crisi da rapporti di natura personale o professionale tali da comprometterne l'indipendenza di giudizio; il professionista ed i soggetti con i quali è eventualmente unito in associazione professionale non devono aver prestato negli ultimi cinque anni attività di lavoro subordinato autonomo in favore del debitore, né essere stati membri degli organi di amministrazione o controllo dell'impresa, né aver posseduto partecipazioni in essa».
Il quarto periodo del comma 2-bis prevede che l'accordo deve essere sottoscritto dalle parti e comunicato all'esperto (l'accordo per quanto attiene ai tributi amministrati dall'Agenzia delle Entrate deve essere sottoscritto dal direttore dell'ufficio su parere conforme della competente direzione regionale; per quelli amministrati dall'Agenzia delle Dogane dal direttore delle direzioni territoriali, dal direttore della direzione territoriale interprovinciale e, per gli atti impositivi emessi dagli uffici delle direzioni centrali del direttore delle medesime direzioni centrali).
L'accordo con l'erario produce i suoi effetti con il deposito presso il tribunale il quale, dopo aver verificato la regolarità della documentazione allegata e dello stesso accordo, ne autorizza l'esecuzione con decreto o, in alternativa, dichiara che l'accordo è privo di effetti (sesto periodo del comma 2-bis).
Importante è ricordare come la forma scritta in cui deve essere redatto l'accordo sia essenziale, a pena di invalidità del medesimo.
La relazione illustrativa al Correttivo-ter precisa che il controllo che il giudice deve effettuare non riguarda la fattibilità dell'accordo, ma esclusivamente la sua regolarità formale.
La richiamata relazione testualmente recita:
«La previsione del mero deposito in tribunale dell'accordo, analogamente a quanto avviene con i verbali di conciliazione nell'ambito del processo civile, consente di fornire all'accordo stesso una natura più formale senza ricorrere ad un ulteriore procedimento giurisdizionale per sostituire il consenso del fisco, procedimento che determinerebbe l'aumento dei costi di ristrutturazione per l'impresa».
In caso di mancato raggiungimento dell'accordo l'imprenditore potrà, per perseguire il risanamento dell'impresa, ricorrere a uno degli altri strumenti di regolazione della crisi e dell'insolvenza di cui al punto sub 2, potendo ottenere nel nuovo contesto procedurale il cram down fiscale e, cioè, l'omologa dell'accordo o del concordato preventivo pur in assenza del consenso dei creditori tributari.
In caso di inadempimento delle obbligazioni previste, scaturenti dall'accordo superiore a 60 giorni, l'accordo si risolve di diritto.
Analoga situazione si determina in caso di apertura della liquidazione giudiziale o controllata.
L'inserimento, a cura del correttivo-ter, nell'art. 23 c.c.i.i., del comma 2- ter, secondo quanto indicato dalla Relazione Illustrativa al detto correttivo «è volto a precisare e ulteriormente chiarire quanto già esposto in relazione all'articolo 22, comma 1-bis, e cioè che tutti i possibili sbocchi della composizione possono intervenire anche dopo la chiusura delle trattative e che quindi vi possono essere ipotesi in cui l'esperto è chiamato ad apporre la propria sottoscrizione a trattative chiuse. In ogni caso, come già detto nell'ambito dell'articolo 16, comma 1, l'intervento dell'esperto successivo al deposito della relazione finale e all'archiviazione dell'istanza non configura una violazione delle cause di incompatibilità previste a suo carico dalla stessa norma citata».
Conclusioni
Il correttivo-ter ha apportato modifiche di rilievo all'istituto della composizione negoziata, modifiche necessarie per rendere lo strumento più efficace al fine di consentire all'imprenditore di meglio ottimizzare il risanamento dell'impresa in crisi o insolvente.
Tra le modifiche di maggior rilievo si ricordano:
la sostituzione del comma 5 dell'art. 16, al fine di risolvere le rilevanti problematiche sorte rispetto alla sorte delle linee di credito esistenti al momento dell'accesso all'istituto, con la finalità di trovare un giusto equilibrio tra l'esigenza dell'impresa di continuare ad avere adeguato credito che consenta l'operatività in ottica continuità e dall'altro l'opposta esigenza degli istituti di credito di non essere danneggiati da normativa troppo impositiva;
la modifica del comma 5 dell'art. 18 per chiarire che nella composizione negoziata le misure protettive possono operare nei confronti di tutti i creditori o anche solo nei confronti di alcuni, regolamentando inoltre possibili specifiche misure riferite agli intermediari finanziari;
la modifica dell'art. 18, comma 5, coordinabile con l'intervento sull'art. 16, con la finalità di ovviare alla problematica applicativa sorta sulla inclusione o meno dei creditori bancari all'interno delle disposizioni sui contratti pendenti in presenza di misure protettive;
la modifica dell'art. 19 contenente disposizioni processuali quanto alla concessione o revoca delle misure cautelari e protettive;
la modifica del comma 5 dell'art. 25-bis che, nell'ambito delle misure premiali di natura fiscale, tra l'altro consente la possibilità di emissione, ai fini IVA, di nota di credito ex art. 26, comma 3-bis, d.p.r. n. 633/1972 (intervento di grande interesse per i creditori);
e infine l'introduzione, nell'art. 23 del comma 2-bis, della possibilità di raggiungere un accordo con i creditori pubblici ad esclusione degli enti previdenziali e assistenziali, accordo che si traduce nell'introduzione della transazione fiscale nella composizione negoziata della crisi, al fine di incentivarne l'utilizzo da parte dell'imprenditore in crisi.
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