Concordato preventivo: sospensione o scioglimento del pegno su conto corrente accessorio ad un contratto di finanziamento

La Redazione
10 Aprile 2025

Il Tribunale di Roma rigetta un’istanza ex art 97, comma 1, c.c.i.i. relativa a un contratto di pegno su conto corrente e a contratti di cessione dei crediti stipulati a garanzia di un finanziamento, sulla base della natura “unilaterale” di detti contratti.

Una società proponente un concordato preventivo ha depositato un'istanza ex art. 97, comma 1, c.c.i.i.al fine di ottenere la sospensione o lo scioglimento di un contratto di pegno su c/c e del connesso mandato di canalizzazione nonché di contratti di cessione dei crediti stipulati con un Istituto di credito a fronte della concessione di un finanziamento già garantito da ipoteca. La società affermava la superfluità di detti contratti «in ragione della concorrenza della garanzia ipotecaria e ne sosteneva la incompatibilità con le regole del concorso” oltre che di pregiudizio per il proprio risanamento, affermandone la non pertinenza con le previsioni del piano di concordato e con la sua esecuzione».

Il Tribunale di Roma ha ritenuto l'istanza non accoglibile.

Premette il Tribunale: «la lettera della norma – art. 97, comma 1, c.c.i.i. –  è sufficientemente chiara nel prevedere che possano essere soggetti al meccanismo sospensivo e/o risolutivo - che interviene in via di eccezione alla regole generale predicata dal comma 1 dell'art. 91 c.c.i.i. affermativa della tendenziale fisiologica prosecuzione dei rapporti contrattuali facenti capo alla debitrice a seguito della presentazione della domanda concordataria – “i contratti ancora ineseguiti o non compiutamente eseguiti nelle prestazioni principali da entrambe le parti alla data del deposito della domanda di accesso al concordato preventivo”».

Con riferimento ai contratti oggetto dell'istanza, secondo il Tribunale «deve escludersi che possa trattasi di contratti ineseguiti o “non compiutamente eseguiti nelle prestazioni principali da entrambe le parti”», trattandosi di «contratti unilaterali comportanti a carico di una sola delle parti, successivamente alla loro conclusione e perfezionamento, l'esecuzione di prestazioni rilevanti ai fini del pertinente adempimento».

Ciò vale sia «con riferimento al contratto relativo alla cessione dei crediti da parte della proponente in favore della banca mutuante a fronte delle cui cessioni non si individua, ad onere di quest'ultima, prestazione alcuna che possa giuridicamente ricondursi all'adempimento del negozio» che in relazione «al pegno del saldo del c.d. “conto corrente canoni” che registra un obbligo convenzionalmente assunto da parte della sola società debitrice e al quale non si correla prestazione alcuna in capo all'ente beneficiario».

Infine, aggiunge il Tribunale:

«Non può, poi, riferirsi, al caso di specie, la previsione dell'articolo 97 comma 14 per la quale “nel contratto di finanziamento bancario costituisce prestazione principale ai sensi del comma 1 anche la riscossione diretta da parte del finanziatore nei confronti dei terzi debitori della parte finanziata. In caso di scioglimento, il finanziatore ha diritto di riscuotere e trattenere le somme corrisposte dai terzi debitori fino al rimborso integrale delle anticipazioni effettuate nel periodo compreso tra i centoventi giorni antecedenti il deposito della domanda di accesso di cui all'articolo 40 e la notificazione di cui al comma 6”. Trattasi, invero, di disposizione previsione che, in coerenza con il generale presupposto normativizzato al comma 1 che lo precede, può trovare applicazione laddove la concessione di credito da parte dell'istituto bancario si inserisce nel contesto di un rapporto di durata che preveda la continuativa concessione di credito per il cui rimborso il creditore viene abilitato ad agire direttamente nei confronti dei creditori del proprio debitore, come nel caso delle c.d. linee di credito auto liquidanti.

Trattasi, quindi, di fattispecie radicalmente differenti da quelle che interessano il presente giudizio nelle quali, come evidenziato, non si riscontra in capo al soggetto creditore prestazione residua alcuna sul piano esecutivo del pertinente sinallagma negoziale consequenziale o causalmente riconducibile al mutuo elargito ovvero ai successivi rapporti contrattuali intervenuti a sua ulteriore garanzia».

SUll'argomento, si veda anche Trib Milano 9 marzo 2017, est. Macchi

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